2022-01-11
C’è un legame fra vaccinazione e sclerosi
Uno studio dimostra che, nelle persone già affette dalla patologia degenerativa, l’iniezione può determinare l’acutizzarsi dei sintomi o far esordire la malattia in fase latente in altri soggetti. L’esperto: «La via per questi pazienti sono i monoclonali».Che le cronache sulle vaccinazioni anti Covid da cui siamo assediati presentassero delle lacune lo si era capito già da tempo. Adesso, però, La Verità ne ha scoperta una particolarmente grave. Esiste uno studio, pubblicato online il 22 ottobre 2021 dalla rivista internazionale Frontiers in Neurology, il cui titolo è eloquente: «Multiple Sclerosis Relapses After Vaccination Against SARS-CoV2: A Series of Clinical Cases», vale a dire «Recidive di sclerosi multipla dopo la vaccinazione contro SARS-CoV2: una serie di casi clinici». La raccolta di casi in questione, svolta da un’équipe italiana coordinata dal neurologo Carlo Pozzilli (professore ordinario all’Università «La Sapienza» e responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’ospedale «Sant’Andrea» di Roma), prende in esame i dati di 16 pazienti affetti da sclerosi multipla i quali, in cura presso quattro centri specializzati dell’Italia centrale, hanno presentato ricadute della loro patologia autoimmune - tutte certificate dalla risonanza magnetica - in seguito alla vaccinazione contro il Covid-19. Come vedremo, i risultati dello studio sono molto interessanti, eppure, al di fuori della pubblicistica scientifica, non un solo organo d’informazione ne ha fino ad oggi dato notizia. «In una parte dei casi su cui ci siamo soffermati», spiega Pozzilli, «il vaccino ha svolto quella che in gergo medico si chiama azione slatentizzante: la patologia, cioè, era già presente nel sistema nervoso di queste persone, ma non si era ancora manifestata. Sollecitando il sistema immunitario, il vaccino ha fatto in modo che emergesse. Paradossalmente, insomma, ha finito per svolgere una funzione positiva, consentendo di diagnosticare prima la malattia». È questo quanto accaduto a Lucrezia, una ragazza romana di 27 anni che ha chiesto di essere citata con il solo nome proprio. «A luglio del 2021 ho fatto la seconda dose di Pfizer e dopo circa una settimana ho iniziato ad avvertire i primi sintomi: la gamba sinistra infiacchita e poco equilibrio nel camminare. Verso la fine di luglio il braccio destro si era indebolito, scandivo male le parole e la bocca tendeva verso il basso, a destra. Mi sono allora recata al pronto soccorso dell’ospedale Sandro Pertini, dove mi hanno fatto una risonanza magnetica e una Tac. Sono stata ricoverata cinque giorni, nei quali ho fatto iniezioni di cortisone, e dimessa il 14 agosto. Dopo un altro attacco mi sono ripresa da sola e così, con la famiglia, siamo andati in vacanza a Madonna di Campiglio sperando che il peggio fosse alle spalle, ma lì i sintomi si sono ripresentati in forma ancor più grave, tanto che sono rimasta ricoverata a Trento per 18 giorni. Da quando, tornata a Roma, ho ricevuto dal professor Pozzilli la diagnosi di sclerosi multipla, sono in cura con lui».Lucrezia è grata al vaccino perché le ha permesso di scoprire precocemente la sua malattia e iniziare subito le terapie. «Diagnosticare la sclerosi multipla in età giovanile è un vantaggio, perché oggi abbiamo cure preventive che sono in grado di modificarne in senso benigno il decorso», conferma Pozzilli, il quale ha richiesto di dispensare Lucrezia dalla terza dose del vaccino. Provvedimento adottato anche nei confronti di un’altra sua paziente, Angelica Sauprel Scutti, musicista romana di 47 anni ben nota sulla scena indipendente. Angelica ha scoperto di essere malata di sclerosi multipla nel 1995, quando aveva da poco compiuto 21 anni. Nel suo caso, gli effetti prodotti dal vaccino non possono però essere valutati altrettanto positivamente. «La mia è una forma di sclerosi recidiva-remittente», spiega, «con un andamento “benigno”: le ricadute sono state per lo più ben assorbite lasciando poche tracce a livello di invalidità permanenti. Dal 2011, quando mi era stata rilevata l’ultima lesione midollare, ero in una situazione di buon equilibrio. Ho fatto la prima dose di Pfizer il 10 marzo 2021, con piena convinzione proprio perché sapevo che il mio sistema immunitario avrebbe potuto reagire in modo imprevedibile al virus. Purtroppo, già un quarto d’ora dopo la somministrazione ho cominciato ad avere episodi reattivi, con nausea e capogiro. Nei giorni seguenti ha preso a dolermi la gamba sinistra e hanno iniziato a comparirmi sul corpo dei piccoli angiomi, mai più riassorbitisi. Ignoravo che il dolore alla gamba potesse essere l’inizio della riattivazione di un problema al midollo risalente al 2006». «A seconda della parte del sistema nervoso coinvolta», chiarisce Pozzilli, «si producono in effetti sintomi diversi, più o meno gravi». Racconta ancora Angelica: «Un consulto di medici ha ritenuto che i miei esami fossero nella norma e che la sintomatologia fosse lieve, per cui mi è stata prescritta la seconda dose di Pfizer. Il 27 agosto ho fatto una risonanza magnetica che ha evidenziato, tramite il mezzo di contrasto, la presenza di un’estesa e recente nuova lesione. Da agosto a poche settimane fa non ho potuto suonare a causa del forte dolore alle articolazioni del braccio sinistro e alla perdita di sensibilità del tatto di tre dita della mano sinistra. Il danno neurologico ormai si è verificato e gli strascichi e la spossatezza me li porto dietro tuttora. Da un certo punto di vista sono contenta di avere fatto, per così dire, da “cavia” a favore della ricerca scientifica, ma se la nuova lesione fosse comparsa più in alto avrei forse perso la capacità di deglutire e l’uso del diaframma. Quindi non avrei più potuto né suonare né cantare, il che sarebbe paragonabile alla fine della mia vita. Chi correrebbe a cuor leggero un rischio simile ogni sei mesi?». Angelica ha anche incontrato resistenze nel vedersi riconosciuta la dispensa dalla terza dose. «Giorni fa sono stata all’hub della stazione Termini e quando ho mostrato il foglio firmato dal professor Pozzilli in cui si raccomandava che fossi esentata dalla terza vaccinazione, i medici hanno insistito perché la facessi ugualmente, in quanto soggetto fragile. Ho faticato a convincerli che tra i pericoli che il vaccino comporta non ci sono solo gli choc anafilattici o la pericardite: in taluni soggetti - ed è il mio caso - la sollecitazione del sistema immunitario può avere effetti a medio termine anche pesanti. Io sono a favore dei vaccini, ma la loro somministrazione dev’essere mirata e ponderata, non indiscriminata». «Oltre ai 16 pazienti da me descritti, report di casi di slatentizzazione di sclerosi multipla e di altre malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale sono stati pubblicati in tutto il mondo», commenta il professor Pozzilli, «ma non è possibile dire se l’incidenza dei vaccini anti Covid sul sistema immunitario di soggetti fragili sia maggiore di quella di altri vaccini, perché è la prima volta che si ha un numero così alto di persone vaccinate. Con l’avanzamento della campagna vaccinale ritengo auspicabile che la comunità scientifica si impegni a raccogliere ulteriori evidenze in tal senso e che vengano condotti studi multicentrici su scala nazionale, magari con il sostegno della società italiane che si occupano di questa patologia». Lo sguardo di Pozzilli è rivolto al futuro. «La strada da battere per i pazienti con sclerosi multipla è favorire l’uso degli anticorpi monoclonali. Ho visto miei pazienti riprendersi dal Covid nel giro di tre o quattro giorni, e negativizzarsi dopo un paio di settimane, grazie alla terapia monoclonale. Ma non è pratica comune in tutti gli ospedali, probabilmente a causa dei costi elevati. Se poi però ti ritrovi con le corsie intasate e il personale sanitario ammalato, di denaro ne spendi comunque molto, perciò sarebbe meglio investire più soldi nei monoclonali. L’altra grande speranza è la compressa antivirale, che dagli studi clinici sembra garantire l’89% di successo con costi sicuramente inferiori al monoclonale. Sono argomenti di cui bisognerebbe parlare di più». Badando magari, nella battaglia contro il Covid, a utilizzare l’arma dei vaccini con un’attenta valutazione individuale del rapporto rischi-benefici.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)