2025-08-03
Cassati decenni di balle ecologiste
Il ministro americano all'Energia Chris Wright (Getty)
Un rapporto del dipartimento Energia del governo americano revisiona le posizioni della scienza mainstream sull’impatto delle emissioni di gas serra nell’atmosfera.È appena uscito l’ultimo Rapporto del dipartimento dell’Energia americano (Doe) titolato Una revisione critica dell’impatto delle emissioni di gas serra sul clima. L’ho letto non senza un pizzico di soddisfazione (e anche di emozione): sono 25 anni che scrivo cose diverse da quelle che si sono lette in tutti i documenti «ufficiali» della «scienza ufficiale»; circostanza che, per una ragione o per un’altra, mi ha costretto a trovarmi coinvolto, in tre diversi contenziosi, a dover dibattere le mie ragioni dinanzi all’aula dei tribunali. È vero che tutte e tre le volte (una delle quali finita fino alla Cassazione) i giudici mi hanno dato ragione. Ora, c’è un rapporto «ufficiale» che conferma tutto quel che ho sostenuto per 25 anni. Naturalmente non sono il solo a sostenerlo. Anzi saremmo la maggioranza (per quel poco che la maggioranza conta) degli uomini di scienza, che però non hanno avuto la fortuna di aver avuto voce; anzi, a dire il vero, la loro voce è stata volontariamente soffocata dal belante coro mainstream. Io ho solo avuto la fortuna di essere stato gratificato della fiducia del direttore, Maurizio Belpietro. Ma veniamo al rapporto del Doe.Consta di 150 pagine, divise in 3 parti e 12 capitoli. Prefato dal ministro all’Energia americano (Chris Wright, che non è un avvocato o un filosofo, come s’usa qui da noi in Ue, ma un ingegnere energetico), il rapporto è curato da sei professori (4 della Scienza dell’atmosfera, 1 fisico e 1 esperto di statistica). Nella prima parte trattano della CO2 quale inquinante. Già nel 1970 l’Agenzia per l’ambiente americana (Epa) aveva individuato gli inquinanti atmosferici, senza inserire la CO2. Essa fu inserita nel 2007, ma fu un errore: la CO2 non ha alcuna delle caratteristiche per trattarla come inquinante: «è simile al vapor acqueo». Anzi «essa promuove la crescita delle piante, una vegetazione più rigogliosa e raccolti più ricchi». Maggiore CO2 in atmosfera significa anche maggiore CO2 disciolta negli oceani, il che comporta una diminuzione del pH. Ma parlare di «acidificazione degli oceani» è inappropriato, perché gli oceani hanno un pH alcalino, cosicché è più appropriato dire che maggiore CO2 comporta una diminuzione della alcalinità degli oceani. Il che è un bene: la vita si è evoluta in acque leggermente acide. L’unica preoccupazione che è venuta in mente a coloro che si preoccupano è il fatto che una diminuzione del pH possa ridurre la velocità di calcificazione delle barriere coralline. Ma è una preoccupazione infondata perché i fatti sono che le barriere coralline sono oggi più estese di 50 anni fa.Forse che la CO2 induce cambiamenti climatici? Premesso che il clima cambia perché questa è la natura del pianeta (e cambia a qualunque scala temporale, dalla scala delle 4 stagioni, a quella del decennio, del secolo, del millennio, eccetera), l’idea che le attività umane influenzino il cambiamento climatico è sorta dai Rapporti dell’Ipcc che hanno: sottovalutato il ruolo del Sole; considerato scenari irrealistici; sopravvalutato modelli climatici che si sono dimostrati sbagliati. (Quelli per i quali hanno dato il premio Nobel sbagliato, dico io). Mi fa piacere notare che nei capitoli di questa parte del Rapporto citano in abbondanza i lavori del nostro connazionale professor Nicola Scafetta).Siamo così giunti al capitolo 6, ove si tratta degli eventi meteorologici estremi, dei quali «non si osserva alcuna significativa variazione rispetto alle serie storiche del passato». È vero che negli Stati Uniti si è registrato, dagli anni Cinquanta in poi, un incremento delle ondate di calore, ma se si va indietro nel tempo di un altro secolo, si osserva che gli anni con maggiori ondate di calore in assoluto sono stati gli anni Venti e Trenta È questa una circostanza che avevamo segnalato anche noi, qui a La Verità (30 luglio 2023) quando riportavamo gli stessi dati e grafici che sono ora riportati nel rapporto Doe.Nel capitolo 7 trattano dell’innalzamento degli oceani. Mettono subito le mani avanti riconoscendo che, a partire dal 1900, si è avuto un innalzamento di 20 cm. Tuttavia, gran parte di esso è dovuto a fenomeni di subsidenza (anche questo lo riportavamo anche noi: La Verità del 26 settembre 2024). E, aggiungono, «la maggior parte dell’innalzamento si ebbe negli anni 1820-60, ben prima delle emissioni antropiche di gas-serra».Nella parte 3 del rapporto si tratta dell’impatto sulla società delle emissioni antropiche e delle politiche climatiche che vorrebbero inibirle. Come detto, le nostre emissioni sono benefiche sulla vegetazione e sui raccolti; invece l’impatto sul clima non sembra neanche essere misurabile.I danni da eventi climatici estremi sono, oggi, inferiori che nel passato, e questo grazie agli avanzamenti della tecnologia, nelle previsioni meteorologiche e, ove ci sono state, nelle misure di difesa e di governo delle acque. Il rischio di danni da ondate di calore si attutisce grazie alla implementazione di misure di adattamento e di climatizzazione degli ambienti. Il che - aggiungo io - si ottiene finché si ha disponibilità di energia a buon mercato, cosa che ci porta alla fine del rapporto Doe ove, leggiamo: «le politiche di abbattimento delle emissioni e i tentativi di «fermare» il riscaldamento globale, anche ai livelli superiori a quelli degli Accordi di Parigi, fanno più danno che se non si facesse nulla». In particolare, «la politica americana adottata finora non avrà alcun misurabile effetto sul clima globale». Figuriamoci la politica della Ue o, ancora di più, quella nostra italiana, aggiungo io.