2025-11-27
L’inchiesta su Striano inguaia «Repubblica»: così cercava le fonti dei giornali «nemici»
Antonio Laudati (Ansa). Nel riquadro, Pasquale Striano
Giuliano Foschini in chat si lagna col capo delle Fiamme gialle per i buchi presi. E ipotizza che ci sia lo zampino dell’odiato pm Antonio Laudati.«Il metodo Repubblica», quello del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, lo ha già brillantemente sunteggiato nel 2018 un ex redattore dello stesso giornale, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio: «Per loro le notizie non sono tutte uguali né si misurano dalla loro importanza. Ma dal loro colore, cioè dalla convenienza o sconvenienza per la Causa», che consiste nel sostenere «il partito o la corrente o il leader che in quel momento essi, o meglio i loro editori, hanno investito della sacra missione di governarci».Ma adesso il foglio degli Elkann sembra avere abbassato le proprie pretese e dalle dieci domande di Giuseppe D’Avanzo e Carlo Bonini a Silvio Berlusconi si è ridotto a sussurrare all’investigatore di turno le presunte fonti degli altri giornali, dal Corriere della Sera al Domani alla Verità. Il lavoro di confidente delle Fiamme gialle di uno degli inviati di punta di Repubblica, Giuliano Foschini, è stato svelato in Procura dall’ex comandante generale della Guardia di finanza Giuseppe Zafarana. Un rapporto, quello tra il cronista e i vertici delle Fiamme gialle, che deve essere rimasto assai stretto se si pensa che nel maggio scorso Foschini è stato scelto per l’unica intervista sulla carta stampata del successore di Zafarana, il generale Andrea De Gennaro, in occasione dell’anniversario della fondazione della Gdf.Noi, nel 2022, avevamo già registrato una spericolata missione da «embedded» di Foschini, quando su mandato del conterraneo Massimo D’Alema, il cronista aveva provato a smontare l’inchiesta sulle armi da vendere alla Colombia, trasformando l’audio senza contraddittorio di uno dei coindagati di Baffino in un’articolata intervista difensiva.L’11 dicembre 2024 Zafarana è stato sentito a Perugia dal procuratore Raffaele Cantone sul caso del tenente Pasquale Striano, sotto inchiesta per dossieraggio per le presunte spifferate al quotidiano Domani. Tra le notizie sensibili che sarebbero state diffuse c’erano anche diverse Segnalazioni di operazioni sospette (Sos) che quando finivano sugli altri giornali mandavano in fibrillazione Foschini, come ha ricostruito nella memoria consegnata a Perugia lo stesso Zafarana. Il generale in congedo ha consegnato ai magistrati anche le chat che si è scambiato con «l’amico» Foschini, specificando che con lui «si è creato un rapporto di reciproca stima e fiducia e poi di amicizia», cementata dal comune amore per il Milan. E le conversazioni di Whatsapp ci restituiscono la passione da cacciatore di Foschini per le fonti altrui. Il 6 febbraio 2022 il Corriere della Sera pubblica uno scoop su una segnalazione riguardante un bonifico da oltre 1 milione di euro arrivato dall’Arabia sul conto di Matteo Renzi (il quale era da poco diventato consulente del principe Mohammed bin Salman). Foschini ribolle: «Oggi c’è un’altra sos anche importante, sul Corriere… noi siamo molto in difficoltà così, purtroppo». Zafarana ha un’idea: «Riesci, anche tramite Carlo (Bonini, vicedirettore di Repubblica, ndr) che è amico di Fiorenza (Sarzanini, autrice dell’articolo “incriminato” del Corriere, ndr) ad avere un’idea da dove è uscita? Io, come ti ho detto, ho provato in tutti i modi a farlo anche attraverso un’approfondita indagine interna, ma non ho cavato un ragno dal buco. Ho un’idea, ma non ho elementi concreti per comprovarla. Mi rendo conto della vostra difficoltà». Foschini è poco convinto di riuscire a scucire informazioni alla Sarzanini: «Proviamo, ma, giustamente, non si farà sfuggire nulla. La cosa strana è che lei ne ha pubblicate due, in un anno. Tutte su Renzi». Nella memoria e nelle sommarie informazioni rese a Perugia Zafarana descrive l’ossessione di Foschini: «Nel corso del primo incontro avuto con lui, mi sembra di ricordare sul finire del 2020, mi rappresentò, con particolare preoccupazione, la situazione di difficoltà nella quale il quotidiano di appartenenza e lui medesimo si trovavano proprio poiché, più volte, erano stati “bucati” da altre testate giornalistiche che avevano divulgato contenuti di Sos». Zafarana nell’interrogatorio, oltre al Corriere, cita, tra i giornali entrati nel mirino di Foschini, il quotidiano Domani (che ieri ha anticipato le dichiarazioni del generale) e La Verità. E, in effetti, il 10 giugno 2022, il cronista invia all’ex comandante un nostro articolo (intitolato «I fondi esteri sospetti dell’uomo che voleva portare Salvini a Mosca») e lo accompagna con questo commento: «E ancora… maledette sos». Zafarana prova a tranquillizzare il giornalista: «Giuliano caro, che ti devo dire! Noi non siamo! Fatti vedere prox sett». Nella memoria il generale racconta l’obiettivo di quell’appuntamento: «Ebbi l’idea di invitarlo a un incontro nel mio ufficio per sollecitarlo, di nuovo, a dirmi se nel “mondo dei giornalisti”, si avesse un’idea sulla fonte o sulle fonti da cui provenivano le notizie in questione, anche in considerazione del fatto che erano diversi i suoi colleghi della carta stampata che manifestavano da tempo le medesime doglianze». Come andò la proposta di ingaggio la rivela lo stesso Zafarana: «Nel corso dell’incontro fui piuttosto insistente» e «il giornalista mi confidò che, da quanto a lui risultava, sia pure solo sulla base di ricorrenti “voci” che giravano tra i colleghi della stampa, una delle possibili fonti di propalazioni fosse da ricercarsi nella Direzione nazionale Antimafia e potesse ricondursi al consigliere Antonio Laudati». La rivelazione lasciò di stucco Zafarana che non aveva mai preso in considerazione quell’ipotesi. E per questo il generale avrebbe deciso di condividerla immediatamente, «in uno spirito di massima collaborazione», con il neo procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, il quale aveva già avviato la riorganizzazione dell’ufficio Sos, per renderlo più efficiente e impermeabile. «Riferii al procuratore Melillo quanto raccontatomi da Giuliano Foschini» ha scritto nel suo memoriale Zafarana a proposito dell’incontro che i due avrebbero avuto nella seconda metà di giugno nell’ufficio del generale.Diversa la ricostruzione di Melillo: in una contromemoria datata 22 gennaio 2025 sostiene che Zafarana gli avrebbe riferito le «voci» su Laudati attribuite a Foschini non nel giugno 2022, ma il 21 marzo del 2023, quando l’inchiesta su Striano era già iniziata. Il magistrato, inoltre, ricorda che in un incontro avuto il 28 luglio 2022 con Zafarana e con il generale Umberto Sirico, Striano gli sarebbe stato segnalato «come affidabile interlocutore per la gestione del Servizio Sos della Dna». Con Cantone, Zafarana respinge con forza la versione della presunta raccomandazione e si fa scudo con Foschini: «Io che parto con il problema, io che dico al giornalista… e poi alla fine sono io il regista […] quando un mese prima (rispetto alla colazione del 28 luglio, ndr) ti ho detto di Foschini? E dai!». In ogni caso i diversi resoconti convergono su un punto: Zafarana ha raccontato al capo della Dna che Foschini aveva additato come possibile fonte dei giornali l’ex procuratore di Bari Laudati, sul cui operato il giornalista non aveva risparmiato le critiche quando il magistrato, a detta di Repubblica, era stato spedito in Puglia per silenziare l’inchiesta sulle escort che frequentavano la magione di Silvio Berlusconi. Il cronista, amico di Gianrico Carofiglio e di Nichi Vendola, al contrario, aveva il compito di rilanciare qualunque dettaglio dell’inchiesta, anche i più pruriginosi. Una dozzina di anni dopo Foschini offre alla Finanza lo scalpo del vecchio bersaglio del suo giornale, anche se oggi la Procura di Roma non contesta all’ex pm nessuna rivelazione di segreto a favore dei giornali. Ma torniamo alle chat. Il 3 agosto 2023 Foschini e il collega Fabio Tonacci (insieme col Corriere della sera e La Verità) danno la notizia dell’apertura del fascicolo su Striano: «Dossier contro i politici: s’indaga su un finanziere dell’Antimafia» scrivono a Largo Fochetti. Nell’articolo non viene fatto nessun cenno a Laudati. Ma Zafarana e Foschini ne parlano su Whatsapp: «Ho visto che ti stai occupando di Perugia e di sos» esordisce l’alto ufficiale. Risposta: «Eh sì. Vediamo come va a finire questa storia. Si è sollevato un polverone». Zafarana ricorda i discorsi di un anno prima: «Ne parlammo. In tempi non sospetti». Foschini ammette che qualche alloro se l’è guadagnato: «Oggi mi è stato riconosciuto…». Il generale appunta una medaglia sul bavero dell’appuntato ad honorem: «Mi desti una pista alla quale nessuno di noi aveva mai pensato. Ricordi?». Foschini si inorgoglisce: «Eh sì». Ma ci tiene a spartire i meriti: «Tu l’hai fatta fruttare (la pista, ndr)». Zafarana, nella sua memoria, chiosa così quella conversazione: «Io gli (a Foschini) riconoscevo di avermi fornito un’indicazione alla quale nessuno degli addetti ai lavori aveva mai pensato. Foschini mi scriveva che ciò gli era stato “riconosciuto” (evidentemente dalla Direzione e/o dai suoi colleghi di Repubblica) e, a sua volta, mi dava atto di aver preso sempre sul serio il problema, tanto da aver “fatto fruttare la notizia”». Nella chat, Foschini ribadisce il suo principale interesse: «Il punto è capire a chi andava a finire tutta quella roba». Zafarana, da parte sua, offre una chiave di lettura sul trasferimento del procedimento a Perugia, Procura titolare delle indagini sui magistrati che operano a Roma: «Comunque che procede Perugia è tutto dire». Il giornalista risponde: «Sai che ieri l’ho chiamato Quello? È stata una telefonata da film: facevamo tutti i finti tonti, mi ha detto che non aveva niente da dire». Chi è «Quello»? Lo rivela il generale a Cantone: «Foschini ha chiamato Laudati e quello faceva il finto tonto».Alla fine il giornalista, che si lamentava dei buchi e, per questo, ha indirizzato l’inchiesta verso la Dna almeno cinque o sei mesi prima della denuncia del ministro Guido Crosetto (che risale all’autunno del 2022), improvvisamente, a proposito delle sos, concede: «Per chi fa il mio mestiere, se ce le hai, le devi pubblicare». Ma si lancia pure in un pistolotto moralistico: «Questa roba era veramente pericolosa per la democrazia». In conclusione, i due interlocutori, già il 3 agosto 2023, fanno esplicito riferimento al coinvolgimento di Laudati. Uno scoop che, però, Foschini, almeno inizialmente, offrirà ai suoi lettori in modo molto sfumato. Solo sette mesi più tardi, l’1 marzo del 2024, sparerà il nome dell’indagato eccellente sul suo giornale: «Politici e vip spiati, sotto inchiesta il pm antimafia Antonio Laudati».
Seconda parte dell'intervista a Barbara Agosti, chef di Eggs, la regina delle uova che prepara in ogni modo con immensa creatività.