2021-12-22
Salernitana, c'è l'offerta che può evitare il caos
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La Lega calcio ha chiesto una nuova proroga del trust per trovare un acquirente e consentire al club campano di proseguire il campionato, ma dalla Federazione fanno sapere che «il termine resta il 31 dicembre». Nelle ultime ore si fa il nome dell'imprenditore Domenico Cerruti, fondatore della C&C energy, azienda che opera nel settore delle energie rinnovabili. Lui smentisce, ma l'offerta starebbe per arrivare. Sullo sfondo lo scontro tra Gabriele Gravina e Claudio Lotito. È scattato il conto alla rovescia per salvare la Salernitana. Entro il 31 dicembre dovrà arrivare un salvatore della patria oppure rischia l’esclusione dalla Serie A. Il club campano – amministrato dal trust che ha come obiettivo finale la cessione delle quote societarie – non ha ottenuto dal Consiglio Federale la deroga per la prosecuzione del campionato in caso di mancata cessione entro la fine dell’anno. Deroga che era invece stata approvata dagli altri club del massimo campionato italiano. Insomma se entro 10 giorni non si trova un acquirente la Salernitana sarà fatta fuori. Nelle ultime ore è comparsa la possibile figura del salvatore della patria. Ieri a Roma, infatti, non è passata inosservata la presenza di Domenico Cerruti, 53 anni, salernitano di Albanella, fondatore della C&C Energy, azienda che opera nel settore delle energie rinnovabili. Gli uffici hanno sede nella capitale, ma Cerruti è stato a lungo negli uffici del presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. Da più parti si sostiene che proprio Cerruti potrebbe nelle prossime ore formalizzare una proposta per acquistare la Salernitana. Del resto, il fatto che Gravina abbia alzato così la voce, si sostiene negli ambienti della Lega calcio, farebbe intendere che una proposta ci sarebbe. E a rimetterci sarebbe Claudio Lotito, patron della Lazio, che sarebbe costretto a cedere le partecipazioni della Salernitana a un prezzo più basso. Cerruti lo farebbe in cordata con altri imprenditori campani. Ma al momento non è ancora chiara l’entità dell’offerta. Il problema è che anche la politica sembra essersi resa conto troppo tardi della situazione. E intanto sempre Cerruti, nella giornata di oggi, ha smentito le indiscrezioni. «Intendo smentire nuovamente le notizie circolate in questi giorni riguardanti un possibile interessamento verso l’acquisto della Salernitana Calcio – si legge in una nota -. Voglio precisare che le notizie non trovano fondamento e, da parte mia, non verrà formalizzata nessuna proposta per l’acquisizione delle partecipazioni societarie della Salernitana». E ancora. «Negli ultimi mesi, nonostante la carica che ricopro in E-Way Finance S.p.a. e le attività che seguo mi tengano impegnato quotidianamente tra Roma e Milano, avendo a cuore le sorti della Salernitana e della città, ho sensibilizzato l’ambiente e possibili azionisti affinché fosse viva l’attenzione nei confronti di questa realtà» – scrive Cerruti. «Come già accennato nella giornata di ieri, la mia presenza in Figc aveva unico obiettivo porgere i saluti al caro amico nonché presidente federale Gabriele Gravina. L’augurio e la speranza è che venga presentata un’offerta entro il 31 dicembre e che la Salernitana possa continuare il glorioso percorso realizzato sino ad oggi».Salernitana che al momento si trova all'ultimo posto in classifica e che ieri non ha nemmeno disputato la partita contro l'Udinese, valida per la diciannovesima giornata di campionato, a causa di alcuni casi Covid che hanno fatto esprimere all'Asl parere negativo in merito alla trasferta in Friuli. Partita che, secondo le regole stabilite dal protocollo, avrebbe dovuto giocarsi visto che il regolamento vieta alle squadre di viaggiare su voli di linea, ma non su voli privati e che con molta probabilità costerà un 0-3 a tavolino per non essersi presentati al campo. Tutto ciò è riconducibile a una mancanza di organizzazione societaria che in questi giorni è accentuata da questi eventi. E che sarebbe andata a finire così lo si poteva immaginare già l'estate scorsa, nel momento in cui la Salernitana ha conquistato la promozione in Serie A e si sapeva a cosa si stava andando incontro. Serviva trovare una soluzione per evitare che si verificasse uno scenario simile che rappresenta un bruttissimo spot per tutto il calcio italiano e, invece, la Salernitana è stata ammessa al campionato sotto deroga affidando l'amministrazione del club a un trust in attesa di trovare un acquirente. Mancano 9 giorni alla fine dell'anno e uno spiraglio sembra intravedersi all'orizzonte. Ma occorre fare in fretta perché il tempo stringe e il presidente federale Gabriele Gravina è stato chiaro: «Senza novità la Salernitana sarà fuori dal campionato il 31 dicembre» - ha detto ieri il numero uno della Figc a margine del consiglio federale - «Non ci sono sconti rispetto alla scadenza del 31 dicembre per la cessione della Salernitana. Non mando la federazione al massacro. La proroga non è contemplata».
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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