
Dopo la denuncia dell’amico alla guida dello scooter, fascicolo della Procura per i reati di lesioni e falso. Intanto a Milano è stato arrestato uno sbandato accoltellatore egiziano.L’indagine sul tragico inseguimento nel cuore del Corvetto è diventata un gioco di specchi in cui ogni passo sembra inserirsi in un contesto che sfida le logiche della giustizia. Dopo la denuncia di Fares Boudizi, l’amico di Ramy Elgaml che era alla guida del TMax la notte del 24 novembre scorso, la Procura di Milano ha iscritto due dei quattro carabinieri segnalati sul registro degli indagati per i reati di lesioni e falso. Si tratta di un nuovo fascicolo. Un tecnicismo procedurale per evitare che Fares si trovi nello stesso procedimento nella doppia posizione di indagato e di parte offesa.Fares ha accusato i militari di aver volontariamente speronato lo scooter durante l’inseguimento (e l’obbligatorietà dell’azione penale ha imposto ai pm di indagare i carabinieri). Interrogato dal gip per l’accusa di resistenza, aveva raccontato che, dall’auto inseguitrice, aveva ricevuto una «spinta forte da dietro» e a quel punto lui e Ramy erano «volati via». A sua volta, però, è indagato insieme a uno dei militari nel procedimento principale, quello nel quale i pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini contestano l’ipotesi di omicidio stradale in concorso con il carabiniere che guidava la Gazzella.Il problema giuridico, se entrambi i fascicoli dovessero andare avanti, però, non sarebbe comunque risolto: Fares in sostanza è indagato di reato connesso e verrà ascoltato assistito da un avvocato. La nuova ipotesi di falso riguarda la relazione del verbale d’arresto di Fares per resistenza, nel quale, come denunciato dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli, non sarebbe stato indicato l’impatto tra la macchina e lo scooter durante l’inseguimento. Entrambi i carabinieri che hanno firmato il verbale, infatti, hanno dichiarato che non c’era stato alcun urto tra l’auto di servizio e lo scooter. È l’ipotesi di lesioni stradali a carico del carabiniere che guidava l’auto, invece, a legarsi alla presunta responsabilità di aver causato l’incidente tramite uno speronamento, come sostenuto nella denuncia, e quindi anche alla morte di Ramy. Ed è questo il punto esatto in cui i due fascicoli entrano in contrasto.Ma c’è un terzo fascicolo. Che vede altri due carabinieri indagati per favoreggiamento, frode processuale e depistaggio per la cancellazione del video girato da un testimone. Le inchieste, però, sembrano ancora lontane dall’aver fatto piena luce. Secondo un’annotazione della polizia locale, durante l’inseguimento ci sarebbe stato un urto laterale, con i due sullo scooter «in fase di caduta» e l’auto dei carabinieri sopraggiunta «in frenata». L’analisi dei video delle telecamere, invece, sembra mostrare la Gazzella che a fine corsa finisce sullo scooter. Bisognerà attendere la consulenza cinematica dell’ingegnere Domenico Romaniello per comprendere meglio la dinamica dell’incidente. E non è finita. Il gip del tribunale di Milano Marta Pollicino agli inizi di febbraio ha disposto il giudizio immediato di Fares per l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. I fascicoli, quindi, in tutto sono quattro. Fares, secondo i pm, invece di fermarsi all’alt avrebbe accelerato «improvvisamente». Mentre i militari, secondo l’imputazione, avevano proceduto al controllo del ragazzo «agendo nell’esercizio del loro ufficio». Fino a questo punto, quindi, per la stessa Procura i carabinieri avrebbero agito in modo ineccepibile. Fares, invece, avrebbe messo in atto le «manovre pericolose». È alla fine di questo segmento che si innestano i due fascicoli sulle lesioni e sull’omicidio stradale. Ciò che sarebbe accaduto dopo, ovvero il presunto depistaggio, infine, è materia dell’ulteriore inchiesta sul caos di quella notte. Caos al quale Milano sembra doversi abituare. Soprattutto nei quartieri più a rischio. Ieri la polizia ha arrestato il sedicenne egiziano ritenuto responsabile dell’accoltellamento di un ragazzo di 19 anni durante una rapina avvenuta fuori dal centro commerciale Merlata Bloom. Dopo giorni di ricerche l’egiziano è stato rintracciato a Quarto Oggiaro, neanche 15 minuti dal Corvetto. Dove il confine della legalità sembra sfumare.
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Oggi, a partire dalle 10.30, l’hotel Gallia di Milano ospiterà l’evento organizzato da La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Una giornata di confronto che si potrà seguire anche in diretta streaming sul sito e sui canali social del giornale.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Il conservatore americano era aperto al dialogo con i progressisti, anche se sapeva che «per quelli come noi non ci sono spazi sicuri». La sua condanna a morte: si batteva contro ideologia woke, politicamente corretto, aborto e follie del gender.
Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?