2021-06-11
Caso Attanasio: un comboniano accusa Paul Kagame
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Dietro la morte dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio si celerebbe il presidente della Repubblica del Ruanda, Paul Kagame: è questa la pesante accusa che il padre comboniano, Filippo Ivardi Ganapini, ha lanciato lo scorso 10 giugno su Panorama.it. Pur ammettendo di non avere in mano delle «prove schiaccianti», il missionario ha riferito che, stando ad alcune fonti a sua disposizione, si registrerebbero delle oscure dinamiche politiche dietro l'assassinio del nostro ambasciatore nella Repubblica democratica del Congo. In particolare, secondo Ivardi Ganapini, Attanasio sarebbe stato considerato una figura scomoda, in quanto «indagava le grandi ricchezze minerarie». Il comboniano afferma che Kagame punti alla Repubblica democratica del Congo per sfruttarne le risorse minerarie. Sostiene inoltre che la sua ipotesi risulterebbe «corroborata da tante testimonianze», aggiungendo che un'operazione come quella dell'uccisione di Attanasio sarebbe stata «autorizzata» dall'alto. In tal senso – questa la tesi del missionario – ad agire sarebbero stati i servizi segreti ruandesi, su ordine dello stesso Kagame. Ivardi Ganapini resta infine scettico sulla possibilità che un'inchiesta possa dare dei frutti nel breve termine, ritenendo – di contro – che la verità potrà emergere solo quando il potere del presidente ruandese inizierà a sfaldarsi. Ricordiamo nel frattempo che, secondo quanto reso noto lo scorso 9 giugno, la Procura di Roma abbia iscritto nel registro degli indagati un funzionario del Programma alimentare mondiale (Wfp): in particolare, l'uomo è accusato di «omesse cautele» in relazione all'attentato dello scorso 22 febbraio, in cui – oltre all'ambasciatore italiano – persero la vita anche il carabiniere Vittorio Iacovacci e l'autista Mustapha Milambo. L'iscrizione, effettuata dal procuratore Michele Prestipino e del sostituto Sergio Colaiocco, ha avuto luogo dopo l'audizione del funzionario. Per il momento, il secondo filone dell'inchiesta, in cui si ipotizza un tentativo di sequestro di persona con finalità terroristiche, resta invece senza indagati. Tutto questo, mentre a marzo scorso si era chiusa l'indagine dell'Onu sulla morte del nostro ambasciatore. A renderlo noto, fu lo stesso Wfp in una nota. «Subito dopo l'attacco, il Wfp ha chiesto all'Undss [il dipartimento delle Nazioni Unite preposto alla sicurezza delle missioni sul campo, ndr] di condurre una verifica dei fatti. Al contempo, il Wfp continua a collaborare strettamente con le autorità italiane e quelle congolesi che stanno attualmente conducendo le indagini», si leggeva nella nota. «Le conclusioni della verifica dei fatti dell'Undss», proseguiva, «sono state fatte pervenire alle autorità italiane. Tali conclusioni devono rimanere riservate poiché contengono dati sensibili ed informazioni personali, e per garantire l'integrità delle indagini e delle verifiche in corso». In attesa di nuove mosse dalla Procura di Roma, i dubbi e i misteri sulla vicenda di Luca Attanasio, per il momento, restano moltissimi.
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