2023-01-21
La Germania frena sui carrarmati. «Ma diamo 1 miliardo di aiuti a Kiev»
Carro armato tedesco Leopard (Getty Images)
A Ramstein, Berlino promette missili e blindati, prendendo tempo sui Leopard. Il ministro: «Non siamo i soli ad avere dubbi». Washington stanzia 2 miliardi e mezzo. Il Cremlino minaccia: «Così si rischia l’escalation».Ombre e tensioni nella riunione del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina (Ukraine defense contact group) tenutasi ieri nel centro di comando Nato presso la grande base militare americana di Ramstein. Quaranta Paesi si sono raccolti attorno a un tavolo per decidere come sostenere l’Ucraina contro l’invasione russa.Preceduta dall’annuncio dei nuovi aiuti militari americani per un valore di 2,5 miliardi di dollari, l’incontro ha segnato un mezzo passo falso rispetto agli obiettivi, a causa della posizione della Germania sull’invio in Ucraina dei potenti carri armati Leopard 2. I mezzi di fabbricazione tedesca potrebbero spostare gli attuali equilibri della guerra in corso a favore dell’Ucraina, che li invoca a gran voce. La questione però è in mano alla Germania, che non solo controlla i propri mezzi, ma è anche l’unica a poter concedere il permesso ad altri Paesi di donare all’Ucraina i propri.Il neo insediato ministro della difesa tedesco, Boris Pistorius, ha annunciato l’invio in Ucraina di mezzi blindati Marder e di missili Patriot, per un valore di oltre 1 miliardo di euro. Ma ha frenato clamorosamente sull’invio dei Leopard: «Dobbiamo valutare le conseguenze per tutti, abbiamo una responsabilità e dobbiamo usare cautela» ha affermato Pistorius. Sui carri armati, il ministro tedesco ha detto di aver dato mandato all’esercito di verificare la disponibilità e il numero di mezzi disponibili: «Ci prepariamo nel caso in cui una decisione sull’invio dei carri sia presa in tempi rapidi. La decisione spetta al cancelliere Olaf Scholz». Stessa risposta Pistorius ha dato al rappresentante polacco, che gli chiedeva se la Germania potesse almeno concedere il permesso di donare i propri carri armati. Dunque, per il momento niente Leopard 2.Un nein non è esattamente quello che si aspettava il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, presente in video alla riunione, che invece ha chiesto con urgenza fino a 300 carri armati, aerei, missili: «Non possiamo aspettare, il tempo è diventato un’arma fondamentale», ha affermato Zelensky nel corso della riunione.Chiaro il discorso del segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, che ha promesso il sostegno americano all’Ucraina per tutto il tempo necessario: «Questo non è il momento di rallentare, è invece il momento di andare in profondità. Siamo a un punto di svolta: la Russia sta raggruppando le forze e sta cercando di riarmarsi, non è il momento di prendere tempo».Pistorius ha cercato in seguito di sfumare i toni, affermando che la Germania non è l’unica tra gli alleati dell’Ucraina a preoccuparsi. L’idea di «una coalizione unita con la Germania che invece si frappone è errata. Ci sono molti alleati che condividono il punto di vista che ho presentato qui», ha detto. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, presente all’incontro, ha parlato con l’omologo ucraino, Oleksij Reznikov, assicurandogli il sostegno dell’Italia: «Non vi lasceremo soli di fronte a una vile aggressione. Siamo e resteremo al fianco del popolo ucraino a difesa di democrazia e libertà».La reazione della Russia all’incontro di Ramstein non si è fatta attendere: «Riteniamo che questa sia un’aperta provocazione da parte dell’Occidente che alza la posta in gioco del conflitto. Ciò porterà inevitabilmente a un aumento delle vittime e a una pericolosa escalation», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha invitato invece a «non esagerare l’importanza dei nuovi aiuti militari in termini di capacità di fare la differenza» sul campo di battaglia.Il cancelliere tedesco Scholz è molto riluttante all’invio dei Leopard 2 in Ucraina. Nei giorni scorsi, ad esempio, ha proposto che fossero gli Stati Uniti a mandare per primi i propri carri armati Abrams. Ieri poi ha inviato il proprio ministro della Difesa a dire di no in faccia a Zelensky.La posizione di Scholz è, in effetti, solitaria e assai difficile. Da una parte, i profondi legami storici, politici e di affari con la Russia, dall’altra le incalzanti necessità strategiche dettate dall’Alleanza atlantica e, soprattutto, dal suo dominus, gli Stati Uniti. A questi ultimi interessa indebolire militarmente la Russia il più possibile, senza badare a spese, evitando però uno scontro diretto. Per questo gli alleati europei sono fondamentali.Scholz è però preoccupato dalla possibilità che l’invio dei Leopard 2 possa provocare una reazione massiccia della Russia, che, oltre a compromettere ogni possibile futura ripresa degli affari, potrebbe sfociare in un allargamento del conflitto. L’escalation militare è l’ultima cosa che vuole la Germania, considerata la sua posizione geografica: una terra di mezzo tra Est e Ovest, senza confini naturali. Le pressioni su Berlino perché acconsenta all’invio dei carri Leopard 2 sono destinate ad aumentare nei prossimi giorni e la sensazione è che alla fine un sì possa arrivare, in qualche modo. L’estrema debolezza del governo tedesco è del resto testimoniata dalla vicenda della sostituzione del ministro della Difesa precedente, Christine Lambrecht, non molto apprezzata a Washington. Vedremo se e per quanto tempo Scholz sarà in grado di restare sulla sua posizione.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
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