2024-07-01
        Caro Valditara, a scuola è vietato bocciare?
    
 
        Giuseppe Valditara (Ansa)
    
Caro Giuseppe Valditara, caro ministro dell’Istruzione e del Merito, le scrivo per sapere se nella scuola che lei ha in mente sia prevista la promozione per gli studenti che fanno scena muta agli esami. Mi domando se questo è il «merito» che lei ha voluto addirittura inserire nel nome del suo ministero.E allo stesso tempo mi domando: se uno che fa scena muta passa l’esame senza problemi, che diavolo bisogna fare per farsi bocciare? Prendere a schiaffi i commissari? Bucare loro le ruote delle auto? Occupare la loro casa inneggiando a Ilaria Salis? L’altro giorno lei era a Trieste a inaugurare il G7 dell’Istruzione con parole oltremodo pompose. Bisogna «ripensare la missione dell’istruzione», ha detto. E poi «lavorare per valorizzare i talenti dei giovani». Perché i giovani sono «lampade ad olio che aspettano di essere accese e la scuola deve essere il fuoco che li accende». La retorica non le manca. In alcuni casi è anche esagerata, se permette, perché in attesa del fuoco che accende le lampade a olio, la nostra scuola continua a cadere a pezzi. E, mi creda, cade a pezzi anche perché gli studenti possono permettersi di sfidare le commissioni d’esame, come è successo l’altro giorno al liceo Foscarini di Venezia, senza essere puniti. Anzi, uscendone come delle vittime. O, peggio, degli eroi.La vicenda ormai è nota. Tre ragazze, convinte di aver subito un torto nella correzione dello scritto di greco, hanno fatto sciopero all’orale. Si sono presentate, ma non hanno detto nulla. Sono state tutte e tre promosse: Virginia ha preso 65, Lucrezia 67, Linda 71. Tutto ciò mentre poco distante lei pontificava sulla valorizzazione dei talenti dei giovani. Ma davvero lei pensa che si possano valorizzare i talenti dei giovani promuovendo chi fa scena muta? Può anche darsi che il professore di greco nel correggere i compiti sia stato troppo severo, magari perfino ingiusto. Ma quelle ragazze devono capire che prepararsi alla vita significa anche prepararsi a subire le ingiustizie. Ad affrontarle. A superarle. Vede, caro ministro, io non ce l’ho con loro. Ci sta che a 18-19 anni ci si voglia ribellare. Ci sta la protesta eclatante. Chi ha sbagliato siete voi. La scuola. Lei che la guida. Che ha deciso di mandare gli ispettori a indagare sì, ma non sui ragazzi ma sui commissari d’esame. Avete sbagliato perché non avete fatto capire loro che le regole si possono infrangere ma non impunemente. Che l’autorità (in questo caso il prof) si può contestare, ma pagando un prezzo. Chi lo fa deve essere sanzionato. Non diventare vittima o, peggio, un eroe. Qualche tempo lei fece punire severamente un’insegnante per un’Ave Maria in classe. Possibile che, nella sua scuola, il prof che recita una preghiera debba essere punito e lo studente che fa scena muta all’esame debba essere applaudito? Se fosse così aumenterebbero i miei dubbi sulle sue capacità di scelta. Me lo ricordo, infatti, quando nel febbraio 2011 s’entusiasmò per Futuro e Libertà di Gianfranco Fini. Me lo ricordo nel 2013 quando si avvicinò a Monti. E me lo ricordo qualche mese fa, quando pensò di introdurre dei corsi di affettività nelle scuole affidandoli alla leader Lgbt Paola Concia. Ora arriva questo caso e lei anziché punire i ragazzi manda gli ispettori a indagare il professore, e allora sono costretto a scriverle per domandarle: aspettando le lampade a olio, perché non prova ad accendere la normale luce della ragione?