2021-09-20
Caro Bernardo, perderà Milano senza lottare?
Mi scusi se oso. Ma quando l'ho conosciuta lei mi è parsa una brava persona, perbene, preparata, educata. E non ho dubbi che si stia impegnando molto, girando per la città e incontrando tanta gente con quella faccia un po' così da pediatra in gita. Però, ecco, ho l'impressione che non basti. Caro Luca Bernardo, caro aspirante sindaco di Milano, ho sentito che i partiti del centrodestra hanno finalmente saldato il conto e lei ha avuto almeno la prima tranche dei soldi che aspettava per la campagna elettorale. Ne sono felice. Ma adesso che ci sono i quattrini, potrebbe dimostrarci che ci sono anche le idee? Mi scusi se oso. Ma quando l'ho conosciuta lei mi è parsa una brava persona, perbene, preparata, educata. E non ho dubbi che si stia impegnando molto, girando per la città e incontrando tanta gente con quella faccia un po' così da pediatra in gita. Però, ecco, ho l'impressione che non basti. Lei non incide, non lascia il segno, non fa parlare di sé, non propone alternative. È un po' come se fosse già rassegnato alla sconfitta. Un vero peccato.A me interessa poco o nulla del bilancino della politica e degli equilibri fra partiti. Quando si vota per le amministrative si cerca un buon sindaco per le città. Però è indiscutibile che il sindaco di Milano sia qualcosa di più che un gestore di traffico e tombini. E in effetti Giuseppe Sala, primo cittadino uscente, uomo vetrina del centrosinistra tendenza chic, ha rappresentato un modello di città, quello dell'accoglienza e delle calze arcobaleno, delle piste ciclabili insensate e dei rapper violenti ricevuti in municipio. Una città che ha dimenticato periferie, controlli, spacciatori e stupratori, una città che ha trasformato (come ha raccontato più volte il direttore Belpietro ) la stazione Centrale in un far west di paura e degrado. Una città pensata sui salotti e non sulla gente che lavora. Ecco: noi ci si aspettava un'alternativa a questa Milano. E invece è arrivato lei.I sondaggi la danno in netto svantaggio, alcuni addirittura perdente al primo turno. Ma, a questo punto, il problema non sia nemmeno tanto numerico. Il problema è culturale. Ideale. Le partite si possono vincere o perdere, ma bisogna giocarle. Invece mi pare che su Milano non ci sia partita. Qual è la sua idea alternativa? Quali le proposte che fanno discutere? Che accendono sogni, animi, fantasia? Qual è il suo modello di Milano, più moderno, più europeo, più civile di quello attuale ma nello stesso tempo più vicino alla gente? Io non l'ho capito. E temo che non l'abbia capito nessuno.I soldi ci vogliono, è chiaro. Ma per fare cosa? Non ho trovato in lei ancora un guizzo. Un colpo d'ala. L'unica cosa su cui ha fatto notizia è la lite per i fondi. Non è un bel segnale. Ora le restano ancora quindici giorni: le scrivo per invitarla almeno a provarci. A dare un segno. A indicare una strada che non sia quella dell'accettazione passiva del trionfo del modello Sala. E arrivo a dirle una cosa che forse la stupirà: l'hanno subito intimidita con la storia della pistola in corsia. Ecco: io invece vorrei rivedere un po' della grinta del medico in trincea, quello che ha salvato molte vite ed è stato costretto a prendere un'arma per difendersi. Perché, alla fine, mi creda: è sempre meglio essere bollato come quello con la pistola che come pistola e basta.