2022-11-25
Il governo indagherà sulla carne sintetica
La raccolta firme della Coldiretti per promuovere una legge che vieti la produzione, l'uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia. (Ansa)
Il ministro Francesco Lollobrigida annuncia che il Consiglio per la ricerca in agricoltura valuterà scientificamente il profilo di rischio per l’uomo degli alimenti «Frankestein». Schiaffo all’Ue che, già in Belgio e Olanda, spinge a suon di sussidi l’introduzione del filetto in provetta.Caccia: proposta al Parlamento Ue la risoluzione dell’italiano Pietro Fiocchi per considerare il lupo una specie «semplicemente protetta» e non «fortemente».Lo speciale contiene due articoli.Se gli italiani sono costretti a tirare la cinghia anche a tavola di certo non saranno indotti mangiare la carne costruita in provetta. Il ministro dell’agricoltura e per la sovranità alimentare Francesco Lollobrigida (FdI) al ventesimo forum dell’agricoltura Coldiretti-Ambrosetti dove è stata presentata una dettagliatissima ricerca sugli italiani e il cibo condotta dal Censis ha detto chiaramente: la bistecca Frankenstein che tanto piace a Bill Gates e alla sua amica Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea tra i primi sponsor politici degli alimenti finti, non passerà. Ha scandito Lollobrigida: «Il cda del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ha già approvato una delibera che investe sulla ricerca per capire quali sarebbero gli effetti dei prodotti realizzati in laboratorio che tengano conto sì di quello che dicono gli studi scientifici statunitensi, ma anche per verificare se questi prodotti, come dice qualcuno, non fanno male oppure danneggiano i nostri concittadini dal punto di vista della salute». È uno scontro diretto sia con gli americani che vogliono vendere al mondo le finte bistecche, sia con la Commissione europea che le incentiva anche con finanziamenti diretti convinta che le stalle siano nemiche dell’ambiente (lo prova il programma Farm to Fork) sia con l’Efsa, l’ente di controllo europeo sul cibi, che sembra propenso a dire sì al filetto in provetta. «Penso», ha aggiunto il ministro, «che sia un passo in avanti e deciso in contrasto con chi, su parole d’ordine ideologiche, pensa di raccontare quello che ha sentito dire, magari indotto da grandi organi di stampa pagati da multinazionali che sul cibo vogliono fare affari a danno dell’economia reale». Appena una settimana fa, quando la Food and drug administration americana ha dato il via libera al pollo sintetico, Lollobrigida aveva confermato: «Garantisco che finché saremo al governo sulle tavole degli italiani non arriveranno cibi creati in laboratorio.» Il che significa ingaggiare una dura battaglia a Bruxelles. Il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans ha spinto moltissimo perché Olanda e Danimarca dessero il là a due start up che - con enormi bioreattori che inquinano quanto una città di 100.000 abitanti - producono carne e latte sintetici. Il primo a metterci i soldi è stato Jitse Groen, il fondatore di Just Eat che sta finanziando Mosa Meat. Le start up sulla carne sintetica sono passate da 600 milioni di dollari investiti nel 2018 a 4,5 miliardi di dollari dello scorso anno e si prevede che entro il 2035 il 22% delle proteine arriverà dai laboratori per un fatturato stimato vicino ai 300 miliardi di dollari. Sono stati messi in campo 25 miliardi in comunicazione per dare buona stampa ai cibi Frankenstein. Peraltro Wolfgang Gelbmann, il direttore scientifico dell’Efsa - l’Ente europeo che vigila sulla salubrità dei cibi, con sede a Parma dove si fa il Parmigiano Reggiano dalla vacche e il prosciutto dai suini - prevede che entro tre anni arriveranno sulle nostre tavole. Per questo Francesco Lollobrigida col governo tutto sta alzando un argine scientifico, uno politico e uno economico. Il ministro ha ribadito: «Va affermata la sovranità alimentare che si raggiunge impiantando risorse su settori strategici della nostra nazione, si deve ragionare con i produttori. A loro va dato sostegno e la possibilità di lavorare con dignità con rispetto dei diritti e di un’economia agricola sostenibile della quale l’Italia è un esempio». Così in finanziaria ci sono risorse per l’agricoltura, per la ricerca, ma anche un fono da 500 milioni per sostenere i più deboli e far acquistare beni primari, magari prodotti dalle filiere nazionali. Questo è stato il tema del Forum Coldiretti che in avvio con il presidente Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo ha presentato la mozione contro il cibo in provetta che in una settimana è stata firmata da oltre 200.000 italiani, tra questi anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. A causa di inflazione e caro bollette il 52% degli italiani ha tagliato in quantità o, purtroppo, in qualità la spesa per il cibo. Come ha spiegato il direttore generale del Censis, Massimiliano Valeri, la percentuale sale oltre il 60 nelle fasce di popolazione a basso reddito. Il 37% ha dovuto risparmiare sulla qualità (il 46% nel caso dei bassi redditi, solo il 22% per quelli alti). C’è anche la classifica dei tagli: il 44% ha rinunciato all’alcol (e dunque anche a vino e birra) e ai dolci, il 38,7% ha detto addio ai salumi, il 38 al pesce, il 37 alla carne. Anche gli alimenti per bambini sono in contrazione del 31%. Si «salvano» solo i cardini della dieta mediterranea: la frutta è esclusa dal 16%, la verdura dal 12% e la pasta dall’11%. Ma nessuno è disposto a sostituire questi alimenti con i cibi Frankenstein. Perciò Ettore Prandini ha rilanciato con forza la centralità agricola e ha sostenuto la necessita di sviluppare filiere corte per dare il giusto guadagno a chi coltiva e il giuso prezzo a chi consuma.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/carne-sintetica-divieto-italia-2658781887.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="tuteliamo-gli-allevatori-dai-lupi-leuroparlamento-apre-alla-caccia" data-post-id="2658781887" data-published-at="1669377307" data-use-pagination="False"> «Tuteliamo gli allevatori dai lupi». L’Europarlamento apre alla caccia Le predazioni dei lupi sulla fauna selvatica, ma anche sugli animali domestici, stanno impattando in maniera drammatica sugli allevamenti di montagna. Un problema serio che sta danneggiando non solo l’economia, ma anche la conservazione della biodiversità e del territorio. È per questo motivo che Pietro Fiocchi, eurodeputato del gruppo Fdi-Ecr, insieme all’alpinista, nonché ex europarlamentare dei Verdi, Reinhold Messner, e ad altri colleghi dei gruppi Ppe, Id e S&D, ha presentato una proposta di risoluzione in Parlamento europeo per chiedere a Ursula von der Leyen e ai commissari di Ambiente e Agricoltura il declassamento del lupo da specie «rigorosamente protetta» a specie «semplicemente protetta». Un modo per sollecitare una congrua soluzione a un problema che non può più essere ignorato. «Abbiamo presentato una risoluzione per chiedere all’Europa gli strumenti necessari per gestire questo problema, perché le predazioni in Italia sono aumentate e stanno coinvolgendo anche i cani domestici, oltre che le mucche, le capre e gli asini» spiega Fiocchi. Risoluzione che ha avuto esito positivo con due emendamenti su tre accolti, e che al termine di una discussione «tosta», come l’ha definita lo stesso Fiocchi, ha avuto 306 voti favorevoli, mentre 225 sono stati i contrari e 25 gli astenuti. Tra i punti centrali di questa risoluzione c’è sicuramente la richiesta di declassamento del lupo da specie altamente protetta a semplicemente protetta, in relazione al fatto che ormai i numeri in Europa pongono il lupo nella condizione non più ad alto rischio estinzione, ma di minor rischio o addirittura di non preoccupazione. «Non si parla di eradicazione, ma di gestione, che è una cosa diversa» - sottolinea l’eurodeputato di Fdi-Ecr - «Il governo italiano, ma anche quello sloveno, finlandese, svedese, lettone, ungherese e romeno, sono d’accordo sull’impostazione secondo cui va bene la coabitazione, ma con gli strumenti per gestirla, perché ormai il danno economico alle comunità rurali e montane è troppo alto. Tanti piccoli allevatori delle valli alpine stanno scomparendo». Gli eurodeputati della plenaria di Strasburgo, inoltre, hanno chiesto alla Commissione «di prendere in considerazione la modifica delle linee guida per gli aiuti di Stato in agricoltura» affinché si faciliti «il risarcimento dei danni causati agli allevatori dai grandi predatori». La palla ora passa alla convenzione di Berna che dal 1979 protegge le specie migratorie in via di estinzione e che si riunirà proprio a Strasburgo la settimana prossima. «Dobbiamo stare alla finestra e vedere cosa succede. Se la richiesta venisse accettata il passaggio successivo sarebbe il recepimento da parte della direttiva habitat europea. La gestione del problema dei lupi verrebbe affidata all’assessore regionale all’agricoltura, alla caccia e alla pesca, dando molti più strumenti alle regioni stesse, mentre adesso c’è un processo burocratico molto più complesso che deve partire da Roma e passare da Bruxelles», chiude Fiocchi, soddisfatto per questo primo obiettivo raggiunto nella tutela degli allevatori contro le predazioni dei lupi.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.