2020-03-18
Caos, liti politiche, ritardi e invidie. Il decretino è diventato una faida
Solito pasticcio, ma nessuno se la sentiva di rompere in una situazione così delicata.Nel pieno dell'emergenza più grave degli ultimi decenni, il governo si mostra - politicamente parlando - per quello che è, ovvero un gran caos: Giuseppe Conte sul palcoscenico che cercava (mostrando di credere ai sondaggi che cita con tono autocelebrativo), l'onnipotente Rocco Casalino a distribuire titoli e spin ai media amici, e - dietro le quinte - per un verso la sparizione del ministro della Salute Roberto Speranza, a cui la legge attribuirebbe invece un ruolo di primissimo piano, e per altro verso una dimensione ormai quasi onnipotente del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, rappresentante della vera catena di comando, quella che collega Bruxelles al Nazareno, la sede del Pd. È noto a tutti che le gestioni caotiche, le estenuanti riunioni di preconsiglio, la circolazione vorticosa di bozze e anticipazioni, servono solo a due obiettivi: da un lato, a dominare l'agenda televisiva e giornalistica, e dall'altro a consentire al titolare del Mef, a un certo punto, di imporre approvazioni più o meno a scatola chiusa. Accompagnate, se un ministro avanza una richiesta ulteriore, dalla ben nota formula conclusiva: benissimo, disporremo tagli corrispondenti al budget del tuo dicastero. È quello che ha fatto Gualtieri, con delega piena del Pd, e con irritazione fortissima dei grillini (contento solo Vincenzo Spadafora, ufficiale di collegamento con la sinistra di potere, che non a caso ha ottenuto l'inclusione delle associazioni sportive tra i settori da tutelare) e dei renziani di Italia viva, che alla fine si sono accontentati di qualche risorsa in più per autonomi e partite Iva. Spiccioli, tuttavia, rispetto alla mole della manovra. Per il resto, si è registrata una girandola di scontri, sempre secondo lo schema «Gualtieri contro tutti». Irritata la ministra grillina dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che voleva più fondi e assunzioni per la scuola digitale. Irritata Luciana Lamorgese, che chiedeva più fondi per i Comuni. Irritata Teresa Bellanova, per le risorse per l'agricoltura. Spaesatissima la grillina Nunzia Catalfo, titolare del Lavoro, lasciata l'altro pomeriggio da Conte e Gualtieri in videoconferenza stampa, in balia di domande e interrogativi per lei ingestibili. Del resto, Gualtieri poteva contare su un asso nella manica: nessuno se la sarebbe sentita di rompere in una situazione così delicata. Morale: i renziani si sono salvati in calcio d'angolo per un verso assicurando il loro impegno per un miglioramento parlamentare del provvedimento, e per altro verso confidando in un ipotetico nuovo decreto ad aprile. Mentre i grillini hanno curiosamente scelto la via mediatica, con dichiarazioni e perfino interviste per promettere (domani) quel che non erano stati in grado di fare (ieri). In questa speciale classifica, giganteggia la surreale intervista di Laura Castelli (M5s) al Corriere della Sera, per dire che le imposte andrebbero parzialmente cancellate, e non solo sospese. Peccato che lei non sia una passante o una commentatrice, ma il viceministro in carica dell'Economia. E avrebbe il compito di fare e decidere, non di auspicare ciò che non si è fatto e non si è deciso. Ma lo psicodramma politico più rilevante è quello che ha investito la guida della Protezione civile. Se Angelo Borrelli fosse un allenatore di calcio, si potrebbe dire che ha sentito traballare la sua panchina. In una prima fase, è stato alleato pieno di Giuseppe Conte nell'allontanare la candidatura a supercommissario di Guido Bertolaso, che avrebbe oscurato entrambi, e ha preferito la più gestibile nomina di Domenico Arcuri. Poi però si è inferocito quando ha visto una delle prime bozze del decreto, che avrebbe ridimensionato i poteri del capo della Protezione civile. Sono volate minacce di dimissioni, fatte rientrare dopo un confronto con Conte. Soluzione? Il solito pasticcio burocratico e inefficiente: aggiungere compiti e figure, senza sostituire, ma affastellando poteri e responsabilità. Altra confusione.