2025-10-08
Campo largo piallato e appeso agli indesiderati
Giuseppe Conte ed Elly Schlein (Ansa)
Le scoppole rimediate con Ricci e Tridico hanno terremotato l’armata BrancaSchlein: in Campania, il segretario dem e Conte puntano su Fico ma, soprattutto, sul «reietto» De Luca ma solo perché porta voti. Così come Giani in Toscana e Decaro in Puglia. «Le dimensioni del dato derivante dalle regionali in Calabria sono un altro campanello d’allarme. Questo cosiddetto campo largo, così, non attrae e, rispetto alle Marche, questa volta si è perso anche con il candidato diretta espressione dei 5 Stelle, sfatando così un altro falso mito. La verità è che il rapporto con l’elettorato non si stringe. È incredibile, poi, che alcuni leader siano talmente obnubilati da aver perso il contatto con la realtà»: no, non è una dichiarazione di un esponente di centrodestra o, meglio, è una dichiarazione di un ex esponente di centrodestra, Clemente Mastella, sindaco di Benevento, democristiano purosangue e parte integrante di quella armata Brancaleone che qualcuno ancora ha il coraggio di chiamare campo largo, con sprezzo del ridicolo se si misura la effettiva larghezza del consenso di questa non-coalizione.Mastella, fustigatore del centrosinistra, è in campo, in Campania, a sostegno di Roberto Fico e questo già vi fa capire lo stato della coalizione che sostiene l’ex presidente della Camera. Pur di raggranellare ogni voto disponibile, infatti, la premiata ditta Elly Schlein-Giuseppe Conte ha arruolato in Campania chiunque fosse arruolabile, dando vita a una coalizione che somiglia a un circo equestre politico, con protagonisti talmente lontani tra loro da essere imbarazzati anche a farsi fotografare insieme. L’imperativo, però, è categorico: in Campania si deve vincere, per il semplice motivo che, se Fico dovesse perdere, Elly Schlein andrebbe a casa dopo pochi minuti. E, al contrario di quanto tutti pensavano fino a poche settimane fa, la Campania è diventata potenzialmente contendibile: il centrodestra potrebbe spuntarla. Parola di Mastella: «Si rischia di sprecare il vantaggio accumulato», avverte il guru di Ceppaloni, «e di mettere a rischio la vittoria anche in Campania. Prima che sia tardi, si corregga la rotta velocemente e decisamente». Invertire la rotta? E come si fa, se non c’è un timoniere? Fico, candidato imposto da Conte alla Schlein in cambio del sostegno (campa cavallo) alle politiche, non ha voti ma punta tutto sulla sua coalizione per sedersi sulla poltrona per 10 anni riscaldata dalle fumantine terga di Vincenzo De Luca. Quello stesso De Luca che Elly Schlein e i suoi luogotenenti campani avevano promesso di estromettere da ogni ragionamento, avevano attaccato, criticato, vilipeso e offeso, ricambiati ogni volta nella maniera più cruda. «Nel Pd, per fare carriera, bisogna essere imbecilli» ,è uno dei complimenti più affettuosi dedicati da De Luca ai dirigenti dem e chi lo sa se lo sceriffo ha cambiato idea o, almeno, ammette ora qualche eccezione dopo aver imposto il figliolo Piero alla segreteria regionale del partito. Imposto, tra l’altro, mentre lui, babbo De Luca, sta tranquillamente mettendo in piedi una lista civica in concorrenza con il Pd del rampollo. Come è possibile che la Schlein abbia accettato tutte le condizioni di De Luca, anche le più umilianti? Semplice: il presidente uscente è l’unico che può salvare sua leadership del Pd, contribuendo alla vittoria di Fico.Così come Eugenio Giani, un altro che la Schlein non voleva ricandidare, potrebbe far vincere il centrosinistra in Toscana. Così come Antonio Decaro, un altro che alle primarie non ha votato Schlein ma Stefano Bonaccini, potrebbe portare il Pd alla vittoria in Puglia. Portatori di voti, «cacicchi», disprezzati politicamente da Elly e i suoi fratelly ma indispensabili quando si tratta di raggranellare i consensi. Certo è che la Campania, come avverte Mastella, non è più una Regione da considerare già persa per il centrodestra: è difficile, difficilissima da conquistare, ma la battaglia è aperta, anche perché Giorgia Meloni è l’unico leader politico italiano ad avere un sostanzioso consenso di opinione.Non sono tranquilli, a sinistra, tanto è vero che ieri, dopo l’ufficializzazione della candidatura di Edmondo Cirielli per il centrodestra, iniziavano a chiedersi e chiedere quante liste avrà a suo sostegno il viceministro degli Esteri. Saranno sette, probabilmente, anche se all’appello, incredibile a dirsi, manca ancora Forza Italia. L’ufficializzazione di Cirielli è stata, infatti, assai anomala: è uscita prima una nota di Fratelli d’Italia, poi una della Lega, poi quella di Noi moderati, mentre Forza Italia ha preso ancora tempo. Oggi arriverà il via libera di Antonio Tajani, ma va detto con chiarezza che quanto accaduto ieri non dimostra compattezza ma confusione in un centrodestra che pure ha, ora, il dovere di mettere da parte antipatie personali e giochetti della politica politicante per lavorare sodo e sfruttare tutte le contraddizioni del campo avverso. La Calabria ha dimostrato che promettere il Reddito di cittadinanza non solo non porta voti, ma offende popolazioni che vogliono solo essere messe in condizione di lavorare , produrre e vivere nel benessere, con servizi efficienti e governanti competenti. All’ombra del Vesuvio si gioca una partita nazionale: se Fico perde, la Schlein va a casa e, forse, pure Giuseppe Conte. Come insegna il Conte più amato a Napoli, Antonio, per vincere bisogna prima di tutto che i singoli si mettano al servizio della squadra. L’auspicio è che il centrodestra segua alla lettera questa preziosa indicazione.
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