2020-03-22
Campania e Piemonte chiedono aiuto. La linea del fronte si sta allargando
Alberto Cirio scrive a Palazzo Chigi: «La Regione è vicina al limite». Vincenzo De Luca avverte i campani: «A breve avremo 3.000 casi, non uscite più». In Puglia sorvegliano le strade con i droni, in Toscana i positivi sono oltre 2.000.Realizzata in Emilia nel giro di 72 ore una valvola che «sdoppia» i respiratori, presto pronti 5.000 pezzi: consente di attaccare due pazienti alla stessa macchina. I medici: «Se la usiamo, è perché siamo alla frutta».Lo speciale contiene due articoli. L'allarme del Piemonte. La crisi della Campania. L'emergenza dell'Emilia Romagna. La paura della Puglia. Da Nord a Sud, il coronavirus attacca su più fronti. Un esercito invisibile e temibile che, dopo aver quasi espugnato la Lombardia, ora punta a dilagare nel resto del Paese. Come ha prontamente intuito il governatore del Piemonte, Alberto Cirio: «Le nostre proiezioni ci dicono che in meno di tre giorni i casi di contagio raddoppieranno, avvicinandosi al livello di saturazione della rete di terapia intensiva regionale», ha scritto in una lettera al premier Giuseppe Conte. «Abbiamo incrementato di oltre il 65% i posti di terapia intensiva, insieme al Veneto siamo tra le Regioni che hanno fatto in questo senso lo sforzo più grande. Ma non basta». Più che preoccupato pure il locale Ordine dei medici. «Siamo allo stremo. Iniziano a scarseggiare i posti letto in rianimazione e nei reparti: alcuni colleghi sono disperati», si legge nella lettera indirizzata al governo dall'ente piemontese. «Il personale sanitario è sprovvisto degli adeguati dispositivi di protezione e cura i pazienti a rischio della propria salute. Mancano ventilatori, caschi Cpap, farmaci. Non abbiamo medici a sufficienza, sia per l'esplosione dei casi ricoverati sia per la quarantena di molti di noi, che si sono infettati lavorando». Nella regione si contano 238 vittime e 301 postazioni di terapia intensiva occupate, soprattutto a Torino dove, nel frattempo, è arrivato l'Esercito per aumentare il livello dei controlli in strada. Situazione critica anche in Emilia Romagna. Il governatore Stefano Bonaccini ha disposto la chiusura domenicale dei supermercati fino al 3 aprile. Resteranno aperte solo farmacie e parafarmacie. Mancano i medici, poi. E per questo, la Regione ha aperto un bando straordinario per il reclutamento di camici bianchi. Qualche speranza dovrebbe arrivare dall'apertura dell'ospedale da campo a Piacenza, che prevede 40 posti letto, che ha visto la luce grazie all'attivismo del prefetto Maurizio Falco e alla generosità di un gruppo di imprenditori locali. Allarme rosso in Campania. Il governatore Vincenzo De Luca sta lottando contro il tempo e la statistica: «La previsione che fanno i tecnici è questa: entro il 29 marzo saremo a 1.500 contagi, entro inizio aprile avremo 3.000 persone positive e 140 persone in condizione da richiedere ricovero in terapia intensiva», ha dichiarato in una diretta Facebook. «Ho rivolto un invito al governo affinché vengano assunte misure drastiche per evitare o controllare l'arrivo di cittadini da regioni e Paesi in cui il contagio è già elevato», ha continuato. «Tali flussi renderebbero davvero ingovernabile la situazione». Nel capoluogo e nelle altre province cresce il numero dei contagiati. A Napoli ci sono 119 ricoverati al Cotugno, e il limite di capienza è vicino. Il Loreto Mare, nuovo Covid-centre, ha già esaurito tutti i posti a disposizione per la terapia intensiva. Nel Casertano i positivi sono 103 e continuano a crescere. Nel Salernitano è arrivato l'Esercito a presidiare i varchi di ingresso dei cinque Comuni della zona rossa: Atena Lucana, Caggiano, Polla e Sala Consilina.Per monitorare i movimenti degli abitanti, a Bari, Trani e Barletta si sono levati invece in volo i droni. Nel capoluogo pugliese il sindaco ha interdetto l'uso delle panchine e l'ingresso nei parchi dopo l'allarme lanciato dal governatore Michele Emiliano, che aveva denunciato l'irresponsabilità di migliaia di pendolari che erano tornati a casa. Situazione che, però, secondo il professor Pierluigi Lopalco, epidemiologo dell'Università di Pisa e capo della task force scientifica della Regione per l'emergenza coronavirus, sarebbe meno preoccupante del previsto. «Abbiamo avuto qualche segnale, ad esempio qualche studente rientrato in Puglia dal Nord Italia che ha contagiato i propri genitori, però non è una bomba», ha spiegato il cattedratico. «Da un punto di vista sanitario preoccupa di più la situazione negli ospedali che il rientro di 23.000 persone». Droni anti-camminate anche in Toscana (Piombino) che fa i conti con 2.000 contagiati e 72 decessi. Sono lontani i tempi dell'ironia del governatore Enrico Rossi. La Cna di Massa Carrara ha chiesto una chiusura di 15 giorni per cantieri edili, imprese del marmo e di tutti i settori non necessari, per arginare la diffusione del morbo cinese. «La nostra provincia, per numeri di contagi, sta raggiungendo il livello di zona rossa, ed in questa allarmante situazione siamo ancora a disquisire su chi può o meno fare la passeggiata, sul metro di distanza da mantenere, su come compilare un'autorizzazione per aver il privilegio di circolare, quando il vero problema è la reale e fattiva tutela della salute delle persone. Dobbiamo fermarci tutti», ha ribadito con forza il presidente dell'associazione, Paolo Bedini. Di fermarsi non hanno invece proprio intenzione i siciliani che, malgrado le restrizioni dell'ordinanza del governo, continuano ad affollare le città dell'isola. Ancora ieri, nel capoluogo, c'erano ciclisti, cani al guinzaglio, venditori ambulanti e semplici passanti. Comprese molte mamme che spingevano felici, complice il bel tempo, i passeggini. Anche di loro dovranno occuparsi i cinquanta militari sbarcati sull'isola per un ulteriore giro di vite.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/campania-e-piemonte-chiedono-aiuto-la-linea-del-fronte-si-sta-allargando-2645560909.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="una-valvola-sdoppia-i-respiratori" data-post-id="2645560909" data-published-at="1757714754" data-use-pagination="False"> Una valvola «sdoppia» i respiratori Ci sono volute una notte di studio e 72 ore per realizzare e testare il sistema per rendere un ventilatore in grado di sostenere contemporaneamente il respiro di due pazienti con Covid-19, invece che uno. Tutto è partito da una situazione di emergenza. «L'altra sera», racconta Marco Ranieri, direttore della anestesiologia e terapia intensiva del policlinico Sant'Orsola di Bologna, «un mio collega di Milano, Antonio Pesetti, direttore dell'anestesia e rianimazione del Policlinico lombardo, mi ha chiamato perché si era creata una situazione per cui due malati non avevano il ventilatore». L'anestesista in servizio stava ventilando i due pazienti a mano con il pallone di Ambu, «un dispositivo manuale usato in caso di emergenza», ricorda il professore di Bologna. Da trent'anni i due anestesisti collaborano su importanti ricerche sull'insufficienza respiratoria acuta. «Ci siamo messi subito a lavoro», dice Ranieri. Per tutta la notte, i due professori hanno passato al setaccio la letteratura scientifica sull'argomento e chiesto pareri ad altri colleghi di varie parti del mondo. La soluzione è arrivata all'alba, ma serviva qualcuno per realizzare il prototipo. È bastata una telefonata a un'azienda, la Intersurgical, del distretto medicale d'eccellenza di Mirandola (Bologna). Senza nemmeno un disegno, dopo 48 ore il prototipo è stato messo a punto e spedito al Sant'Orsola dove è stato testato con successo su un simulatore polmonare. Nel tempo record di 72 ore, il circuito che permette a un ventilatore polmonare di assistere nello stesso tempo due pazienti anziché uno soltanto, è quindi pronto per essere prodotto e inviato nelle terapie intensive degli ospedali ormai allo stremo. «L'azienda potrebbe produrre circa 5.000 dispositivi, raddoppiando così i posti letto delle terapie intensive italiane», osserva l'anestesista. «È una notizia che ci riempie di orgoglio», ha dichiarato Sergio Venturi, commissario per l'emergenza coronavirus della Regione Emilia Romagna su Facebook. «Nei prossimi giorni saremo in grado di ordinare quelli necessari e naturalmente il primo ordine arriverà a Parma e a Piacenza, i due territori della regione dove abbiamo più difficoltà per il proliferare del virus». Sicuramente il sistema sarà una boccata d'ossigeno anche per gli ospedali lombardi di Bergamo e Brescia, particolarmente colpiti dall'epidemia. Il principale trattamento della polmonite dei pazienti con Covid-19 è infatti il supporto meccanico della respirazione nelle terapie intensive e subintensive. Non gioisce però per il nuovo dispositivo e spera di non doverlo mai utilizzare su un paziente proprio il professor Ranieri, che sta collaborando con l'azienda che produce i ventilatori per la Protezione civile, alla realizzazione di un protocollo per l'impiego in scenari di guerra, come quella già in corso con il coronavirus. «Anche se il circuito aumenta la capacità di assistenza», osserva l'anestesista, «è anche vero che si riduce la qualità». Se si dovrà utilizzare quel circuito in un paziente, «vorrà dire che siamo disperati. Che il sistema è arrivato a un pelo dal collasso», continua il medico. Essere «costretti a pensare a una cosa di questo genere», incalza il professore, «vuol dire che siamo vicini al limite di saturazione della nostra capacità di assistenza». Oggi si riesce a rispondere a tutte le esigenze con grande fatica e con grande stress. «Se la gente non capisce che deve stare in casa per fermare la diffusione dell'epidemia», conclude, «noi non saremo in grado di assisterla».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
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