
Prima il tallone o la punta? A passi lunghi o corti? Guardando in basso o in alto? Ecco come bisogna passeggiare (mezz'ora al giorno).Con Kant, con Hesse o a piedi scalzi? Come andare a spasso con la filosofia.Lo speciale contiene due articoli.Dimmi come cammini e ti dirò chi sei. Posando prima il tallone o la punta del piede? A passi lunghi e cadenzati o corti e veloci (come Ridolini o i robottini)? Guardando in basso, davanti oppure in alto? In realtà, la vera domanda da porre oggi non è come cammini, ma piuttosto: cammini? Camminare, come fare l'amore, pulire la casa, giocare a racchettoni in spiaggia, è uno sport fuor di palestra. Un allenamento inconsapevole. Nel tempo in cui quasi tutti i nostri lavori determinano una deleteria sedentarietà (cui si tenta di ovviare imbarcandosi in attività sportive dai ritmi talvolta esasperati, passando da un estremo all'altro) molte persone stanno riscoprendo il piacere di quel «movimento lento» che è camminare. Però l'atto del camminare, come gli altri sport fuor di palestra, non è soltanto un training fisico naturale e a costo zero. Camminare è, senz'altro, una medicina per il corpo, ma fa bene anche al pensiero. In più, l'aspetto psicologico-simbolico del camminare ha una valenza trasversale, che tocca la storia e l'antropologia passando per la sociologia.Cominciamo il nostro «cammino nel camminare» dai benefici squisitamente fisici. Camminando stimoliamo l'apparato locomotore, cioè il sistema muscolare e scheletrico. È tipico, dopo aver camminato a lungo, per esempio durante quelle belle vacanze trascorse facendo i turisti per città d'arte, sentirsi alla sera stanchi e coi muscoli delle gambe, dei glutei e gli addominali che, letteralmente, tirano. Come e magari più che dopo una sessione in palestra. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, diecimila passi al giorno sono la dose ottimale di camminata curativa. Corrispondono a circa sette chilometri. In realtà, nessuno percorre una distanza del genere, a meno che, appunto, non abbia già scelto consapevolmente di dedicarsi alla camminata. Una persona sedentaria effettua circa 2000-2500 passi al giorno, un terzo scarso della dose ideale.Come misura si può usare anche il tempo, al posto dello spazio percorso: la dose ideale di camminata settimanale, secondo la Fondazione Veronesi, è di 150 minuti (dunque leggermente ridimensionata rispetto alle stime dell'Oms). Si tratta di meno di mezz'ora al giorno, che si può suddividere in tre camminate da dieci minuti ciascuna, magari sostituendo uno spostamento a motore (dal portare i bambini a scuola all'andare a far la spesa). Oppure si può uscire durante la pausa pranzo del lavoro anziché restare inchiodati al pc sbocconcellando un panino. I benefici apportati dal camminare coinvolgono anche l'apparato cardiovascolare, quello respiratorio e il sistema linfatico. Camminare aiuta chi soffre di ipertensione ad abbassarla e chi soffre di leggera ipotensione a ravvivarla un po'. Perché sottopone il cuore a un esercizio blando ma, data la continuità, non irrilevante. Bisogna mantenere un ritmo abbastanza sostenuto, ma non così veloce da sudare: si sta camminando, non correndo, e l'«efficienza» può, anzi deve essere lenta. I muscoli attivati dal movimento «massaggiano» il sistema linfatico migliorandone il flusso e permettendo la filtrazione e la rimozione dei prodotti di scarto, a giovamento del sistema vascolare, che si riattiva anch'esso, e di quello immunitario. Anche per questo motivo camminare aiuta a mantenere sotto controllo il colesterolo cattivo, Ldl, aumentando il cosiddetto colesterolo buono, Hdl. Nonché a bruciare calorie, perché l'attività aerobica leggera rimette in moto tutto l'organismo arrugginito e appesantito dall'inattività.Un interessante studio, guidato dal dottor Srinivasan Beddhu della University of Utah, ha analizzato gli effetti di un'attività di soli due minuti ogni ora. Partendo da una progressiva movimentazione rispetto alla posizione di riposo, ha evidenziato che alzarsi dalla sedia o dal divano e restare in piedi (attività di scarsa intensità) non comporta benefici. Però alzarsi e camminare due minuti riduce del 33% la mortalità. «Di solito», ha spiegato il ricercatore, «l'attenzione viene posta sull'esercizio fisico moderato o vigoroso. È intrigante osservare come anche un'attività leggera sia connessa con una minore mortalità». E con il consumo calorico, che è la stessa motivazione per cui pratichiamo sport. Passeggiare due minuti ogni ora durante tutta la parte della giornata che si passa svegli fa bruciare un totale medio di 400 calorie a settimana. Secondo Beddhu, «condurre una vita dinamica è la cosa migliore, ma la realtà è che spesso possiamo eseguire una quantità limitata di esercizi. Il nostro studio suggerisce che anche piccoli cambiamenti possono avere un grande impatto».Se ci pensiamo, la società contadina precedente a quella contemporanea non prevedeva lo sport per mantenersi in forma. Attività fisiche come il ballo alle feste delle comunità erano svolte per divertimento e socializzazione. Le processioni religiose, invece, per fede. Pesanti attività fisiche quotidiane come coltivare la terra e allevare animali servivano a procacciare il cibo. Le attività della vita normale soddisfacevano la loro funzione primaria e quella secondaria di mantenersi in forma. Coprire distanze anche importanti camminando era la norma, perfino portando pesi, dalla legna per il camino al raccolto dell'orto. Camminare era il mezzo di trasporto privilegiato per lo spostamento dalla propria casa: si camminava per allontanarsene e si camminava per ritornarci. Nel suggestivo Camminare. Un gesto sovversivo, Erling Kagge, già autore del best seller mondiale Il silenzio, ci ricorda quanto il camminare sia un atto costitutivo dell'essere umano: «Homo sapiens ha sempre camminato. Il bipedalismo, ovvero la capacità di camminare su due gambe, ha gettato le basi per tutto quello che siamo oggi. I primi uomini erano capaci di muoversi a piedi per molto tempo, di cacciare con metodi sempre nuovi su vaste superfici. Questo stile di vita ha permesso al nostro cervello di svilupparsi più rapidamente rispetto a quello delle altre creature. Prima abbiamo camminato, poi abbiamo imparato ad accendere il fuoco e a preparare il cibo e infine abbiamo sviluppato il linguaggio».Secondo Kagge, decidere di riprendere a camminare oggi che abbiamo mezzi di trasporto per lo spazio extraterrestre e voli suborbitali è una vera e propria rivoluzione. Un cambiamento radicale che, però, «è alla portata di tutti. Basta decidere di rinunciare a qualche comodità e spostarsi a piedi ogni volta che è possibile». E, in effetti, gli influssi positivi del camminare sul cervello umano si rivelano ancora più importanti oggi che in passato. Ne L'arte di camminare per fare ordine nella propria vita, Roberta Russo spiega che camminare «è un metodo olistico - che coinvolge l'unità di corpo, mente e spirito - alla portata di tutti e in grado di rimettere ordine nel caos, di stabilire una scansione del tempo, di restituire valore alle cose, ai sentimenti, agli affetti, riportando calma e serenità».Come e perché faccia bene al cervello è uno degli aspetti meno noti del camminare. Uno studio dell'Università dell'Iowa dei medici Miller e Krizan ha scoperto che, dopo soli dodici minuti di camminata, aumentano giovialità, vigore e fiducia in sé stessi. In sintesi, sale il tono dell'umore. Anche quando si devono prendere delle decisioni, riflettere camminando invece che seduti aumenta creatività e ispirazione del 60%. Mettere i piedi uno davanti all'altro e, semplicemente, camminare, aiuta a riordinare i pensieri, a concentrarsi. Si vede, per virare sul pop, anche nelle strisce di Topolino: quando Paperon de' Paperoni deve ragionare su qualcosa cammina in tondo nel suo ufficio dentro il Deposito, talvolta fino a consumare il pavimento. La connettività fra le cellule della corteccia frontale, posteriore e temporale migliora grazie alla camminata. Così la memoria. Sono molti gli scienziati che consigliano di camminare non in mezzo al traffico e al frastuono urbano, ma nei parchi, o addirittura, quando possibile, nei boschi. In questo modo l'effetto riarmonizzante sulla psiche può giovare anche dell'ascolto dei suoni della natura e di piacevoli panorami naturali. Altrettanto consigliato, in tempo di vacanze, è camminare in spiaggia, a piedi scalzi sulla sabbia o, per potenziare gli effetti della riattivazione circolatoria, con le gambe nell'acqua. Se non potete accedere a parchi e spiagge, concedetevi almeno una «sessione di cammino» nel centro storico pedonale della città. Stabilite un punto di partenza e l'arrivo e iniziate a camminare. Vedrete, vi sentirete rigenerati.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/cammino-dunque-sono-2584609178.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="con-kant-con-hesse-o-a-piedi-scalzi-come-andare-a-spasso-con-la-filosofia" data-post-id="2584609178" data-published-at="1763858326" data-use-pagination="False"> Con Kant, con Hesse o a piedi scalzi? Come andare a spasso con la filosofia Per rendersi conto di quanto sia fondamentale per l'essere umano l'atto del camminare basta osservare lo sterminato numero di scrittori piccoli e grandi che hanno affrontato la materia. Vale la pena di citare per primo Thomas Bernhard, di cui Adelphi qualche mese fa ha pubblicato Camminare, un volumetto che, incredibilmente, è balzato in cima alle classifiche di vendita. Bernhard, notoriamente, non è un autore di facile lettura, eppure - forse complice il titolo - è diventato un clamoroso bestseller. Altro testo importante è Camminare delo saggista statunitense Henry David Thoreau, l'autore di Walden (1863), che negli ultimi tempi è tornato parecchio di moda proprio perché propone il riavvicinamento dell'uomo alla natura, anche e soprattutto attraverso i piedi. Con l'atto del camminare si sono confrontati anche mostri sacri come Hermann Hesse e Honoré de Balzac. E poi filosofi, poeti, saggisti di ogni ordine e grado. Una lettura curiosa, a questo riguardo, è La passeggiata di Kant. Filosofia del camminare in 27 ritratti del francese Roger-Pol Droit. Ma ci sono anche Filosofia del camminare, dell'italiano Duccio Demetrio e il bellissimo Camminare. Elogio dei sentieri e della lentezza di David Le Breton. Ultimamente, sugli scaffali delle librerie sono comparsi parecchi manuali firmati da «camminatori professionisti» o da consumati autori di viaggio. Tra questi è opportuno menzionare Camminare. Dappertutto (anche in città) di Tomas Espedal, uno dei volumi più celebri fra quelli di questo genere. Ma pure il recente Con la terra sotto i piedi. Camminare scalzi nella natura per fare bene all'anima di Andrea Bianchi. Per restare nel nostro Paese, è interessante sfogliare L'Italia selvaggia. Guida alla scoperta di luoghi incontaminati per tutti i piedi di Elisa Nicoli, che consiglia numerosi itinerari da scoprire, sempre a bordo delle proprie gambe, in tutta la Penisola. L'autrice indica percorsi di ogni tipo, dai più semplici ai più complicati, spiegando di ciascuno bellezze e caratteristiche.
Andy Mann for Stefano Ricci
Così la famiglia Ricci difende le proprie creazioni della linea Sr Explorer, presentata al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, concepita in Patagonia. «Più preserveremo le nostre radici, meglio costruiremo un futuro luminoso».
Il viaggio come identità, la natura come maestra, Firenze come luogo d’origine e di ritorno. È attorno a queste coordinate che si sviluppa il nuovo capitolo di Sr Explorer, il progetto firmato da Stefano Ricci. Questa volta, l’ottava, è stato presentato al Teatro Niccolini insieme alla collezione Autunno-Inverno 2026/2027, nata tra la Patagonia e la Terra del Fuoco, terre estreme che hanno guidato una riflessione sull’uomo, sulla natura e sul suo fragile equilibrio. «Guardo al futuro e vedo nuovi orizzonti da esplorare, nuovi territori e un grande desiderio di vivere circondato dalla bellezza», afferma Ricci, introducendo il progetto. «Oggi non vi parlo nel mio ruolo di designer, ma con lo spirito di un esploratore. Come un grande viaggiatore che ha raggiunto luoghi remoti del Pianeta, semplicemente perché i miei obiettivi iniziavano dove altri vedevano dei limiti».
Aimo Moroni e Massimiliano Alajmo
Ultima puntata sulla vita del grande chef, toscano di nascita ma milanese d’adozione. Frequentando i mercati generali impara a distinguere a occhio e tatto gli ingredienti di qualità. E trova l’amore con una partita a carte.
Riprendiamo con la seconda e conclusiva puntata sulla vita di Aimo Moroni. Cesare era un cuoco di origine napoletana che aveva vissuto per alcuni anni all’estero. Si era presentato alla cucina del Carminati con una valigia che, all’interno, aveva ben allineati i ferri del mestiere, coltelli e lame.
Davanti agli occhi curiosi dei due ragazzini l’esordio senza discussioni: «Guai a voi se me li toccate». In realtà una ruvidezza solo di apparenza, in breve capì che Aimo e Gialindo avevano solo il desiderio di apprendere da lui la professione con cui volevano realizzare i propri sogni. Casa sua divenne il laboratorio dove insegnò loro i piccoli segreti di una vita, mettendoli poi alla prova nel realizzare i piatti con la promozione o bocciatura conseguente.
Alessandra Coppola ripercorre la scia di sangue della banda neonazi Ludwig: fanatismo, esoterismo, violenza e una rete oscura che il suo libro Il fuoco nero porta finalmente alla luce.
La premier nipponica vara una manovra da 135 miliardi di dollari Rendimenti sui bond al top da 20 anni: rischio calo della liquidità.
Big in Japan, cantavano gli Alphaville nel 1984. Anni ruggenti per l’ex impero del Sol Levante. Il boom economico nipponico aveva conquistato il mondo con le sue esportazioni e la sua tecnologia. I giapponesi, sconfitti dall’atomica americana, si erano presi la rivincita ed erano arrivati a comprare i grattacieli di Manhattan. Nel 1990 ci fu il top dell’indice Nikkei: da lì in poi è iniziata la «Tokyo decadence». La globalizzazione stava favorendo la Cina, per cui la nuova arma giapponese non era più l’industria ma la finanza. Basso costo del denaro e tanto debito, con una banca centrale sovranista e amica dei governi, hanno spinto i samurai e non solo a comprarsi il mondo.





