2025-08-05
Cambio di sesso nei bimbi, il governo argina i farmaci
Via libera al disegno di legge sul blocco della pubertà: le somministrazioni solo dopo l’ok di un Comitato etico.Sull’uso dei farmaci nella transizione di genere dei minori, ieri il governo è intervenuto ponendo almeno dei limiti alle derive, potenzialmente molto dannose, su una questione particolarmente delicata come l’identità sessuale dei bambini. Il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera al disegno di legge recante disposizioni «per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere». La prima questione che il ddl presentato dai ministri della Salute e della Famiglia, Orazio Schillaci e Eugenia Roccella, intende affrontare è «monitorare i trattamenti nei casi di diagnosi di disforia di genere». Le questioni centrali che affronta riguardano quindi la correttezza della diagnosi del disturbo di un minore che non si riconosce nel suo sesso biologico, e la terapia, a base di triptorelina. Il farmaco, somministrato a bimbi di 8-10 anni, blocca temporaneamente la produzione di ormoni sessuali maschili e femminili, in attesa di una scelta ed eventuale transizione. Si tratta di un farmaco usato nel trattamento di alcuni tumori sensibili agli ormoni come quello alla prostata o al seno, oppure per l’endometriosi e la pubertà precoce. L’utilizzo «off label», cioè fuori indicazioni approvate, come nella disforia di genere, può comportare danni irreversibili per la salute di un piccolo in crescita: osteoporosi, fratture, perdita di massa muscolare, impotenza, aumento di peso e alterazione dell’umore, per citarne alcuni. A livello internazionale è acceso il dibattito sull’impiego di queste terapie sbandierate da una cultura woke talmente estremista da non considerare la vulnerabilità dei piccoli in formazione. Sui bloccanti della pubertà era stato interrogato, nel 2018, il Comitato nazionale di bioetica (Cnb) e, in quell’occasione, la triptorelina era stata inserita nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario. Negli anni successivi, alla luce di criticità emerse in riferimento ad alcuni protocolli utilizzati, i differenti orientamenti espressi da parte dei professionisti di settore hanno portato alcuni Paesi «più avanzati», secondo l’ideologia woke, come ad esempio Uk, Finlandia e Svezia, a rivedere l’intero sistema di servizi offerti ai minori in queste condizioni dai rispettivi sistemi sanitari nazionali. L’anno scorso, il ministero della Salute, ha chiesto un nuovo parere al Cnb, che si è espresso raccomandando che le valutazioni cliniche siano «multidisciplinari e la prescrizione della triptorelina avvenga esclusivamente a seguito della constatata inefficacia di un percorso psicoterapeutico/psicologico, ed eventualmente psichiatrico. Il processo decisionale deve essere sempre ampiamente documentato in tutti i suoi passaggi». Il disegno di legge approvato in Cdm riprende questi concetti e si compone di tre articoli. L’articolo 1 disciplina la «somministrazione, alle persone minori di età con diagnosi di disforia di genere, dei farmaci aventi l’effetto di bloccare la pubertà e degli ormoni mascolinizzanti e femminilizzanti», richiedendo (c.1) «una specifica diagnosi da parte di una équipe multidisciplinare e gli esiti documentati dei percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici precedentemente svolti». La somministrazione dei farmaci (c.2) è poi soggetta al «rispetto dei protocolli clinici adottati dal ministero della Salute, nonché all’acquisizione del consenso informato espresso» da parte dei genitori. Inoltre, «fino all’adozione dei protocolli previsti» dalla norma, il ministero potrà «procedere alla somministrazione dei farmaci solo con l’assenso del comitato etico a valenza nazionale». Per monitorare «il corretto utilizzo dei farmaci» è prevista (c.3) «l’attivazione, a cura dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), di un registro per la prescrizione e la dispensazione dei farmaci, esclusivamente mediante farmacia ospedaliera». Ogni 6 mesi, i dati contenuti nel registro verranno trasmessi al ministero e includeranno «informazioni in ordine al processo decisionale di prescrizione dei farmaci, inclusi gli esiti documentati dei precedenti percorsi psicologici, psicoterapeutici ed eventualmente psichiatrici svolti; le eventuali comorbilità diagnosticate; il monitoraggio clinico e il follow up». In pratica, si traccia ogni passaggio per evitare l’uso disinvolto del farmaco che si è registrato in alcune realtà, come, nel 2024, all’ospedale Careggi di Firenze, senza accompagnamento psicologico e neuropsichiatrico. L’articolo 2 prevede l’istituzione, presso il ministero, «di un tavolo tecnico» per «valutare il rapporto trasmesso dall’Aifa». Si prevede «la trasmissione al Parlamento di una relazione sui dati raccolti nel registro con cadenza triennale». Si torna quindi al buon senso, alla valutazione rigorosa e alla registrazione delle attività e delle terapie.