2018-07-26
Cambia sesso e diventa la seconda madre
A Trento un padre transessuale ha fatto modificare il certificato di nascita dei figli con il suo nuovo nome femminile. Non era mai successo in Italia. Per l'avvocato dell'(ex)uomo «cade un tabù». Ma ancora una volta un tribunale stravolge la famiglia naturale.Avevano un padre e una madre come tutti, invece ora hanno «due madri». Eppure i loro genitori, in fondo, sono rimasti gli stessi. Se non ci state capendo nulla su quanto capitato a due fratelli trentini è normale. Perché quanto deciso dal tribunale di Trento ha effettivamente dell'incredibile, dal momento che è la prima volta che, in Italia, il cambio di sesso del genitore ha effetto sui certificati di nascita dei figli. In breve, la vicenda è quella di una coppia sposata con prole, una famiglia come tante, nella quale una decina di anni or sono il padre, dirigente in un'azienda trentina, inizia la procedura della rettificazione di attribuzione di sesso, da maschio a femmina, prendendo a vivere a tutti gli effetti come una donna. Un percorso senza dubbio delicato, ma che secondo quanto è dato capire i figli, a quel tempo adolescenti, son riusciti a vivere senza particolari difficoltà. A ogni modo il padre ha aspettato che i due fossero maggiorenni, per chiedere il cambio di sesso ufficiale. Dal punto di vista giudiziario, l'iter si è quindi concluso nello scorso mese di marzo con il divorzio della coppia, già separata, e con il tribunale di Trento che ha disposto che il sesso del padre, oggi cinquantenne, venisse «rettificato da maschile a femminile con i conseguenti effetti anche sugli atti di nascita dei figli». Così tre giorni fa il Comune ha effettuato la modifica sui documenti degli figli che adesso, in applicazione della sentenza del collegio presieduto dal giudice Roberto Beghini, risultano avere «due madri». A suo modo, la svolta è epocale.Infatti, la legge italiana sulla transessualità risale al 1982 e, da allora, vi ha fatto ricorso qualche migliaio di persone, fra cui anche alcuni padri e madri. Tuttavia, in nessun caso l'avvenuta rettificazione del sesso aveva sortito effetti sullo stato di famiglia dei figli, dove rimanevano i nomi originari dei loro genitori. Questo fino ad oggi. «Questa volta abbiamo chiesto al giudice di esplicitare nella sentenza che il Comune dovesse modificare sesso e nome sugli atti di tutta la famiglia», ha spiegato l'avvocato Alexander Schuster, il quale ha seguito la vicenda ed ha aggiunto: «È un obbligo di legge, visto che all'anagrafe c'è un sistema di rimandi incrociati (le cosiddette “annotazioni a margine") che serve per aggiornare gli atti quando qualcuno cambia il suo stato civile». Gli esempi classici, a questo proposito, sono quelli del matrimonio e del divorzio, ma ciò si accade anche quando si cambia legalmente nome.Ciò nonostante, finora i cambiamenti di sesso non avevano inciso in alcun modo sugli atti di nascita dei figli. Principalmente perché nella citata norma del 1982 questa eventualità non era contemplata, con la conseguenza che poteva succedere, talvolta, che una persona avesse due identità nel registro di stato civile, ma non che un figlio si ritrovasse ad avere «due padri» e «due madri». Uno scenario, quest'ultimo, che 36 anni fa era assente pure nelle fantasie più fervide ma che invece oggi, secondo la magistratura, può realizzarsi. Il Trentino si conferma così essere terra di sentenze bizzarre, per usare un eufemismo. Già, perché non è la prima volta che qui i giudici si lasciano prendere un po' la mano. Si pensi a quanto accaduto lo scorso anno, quando la Corte d'appello di Trento, con un'ordinanza datata 23 febbraio, ha per la prima volta riconosciuto in Italia a due uomini la possibilità di essere considerati i figli di due bambini venuti al mondo negli Stati Uniti grazie all'utero in affitto. Il loro legale, allora, era sempre lui, Schuster. Ma se il mondo è piccolo, il Trentino lo è ancora di più dato che, combinazione, si tratta dello stesso avvocato che lo scorso giugno assisteva due donne che gli uffici comunali di Rovereto hanno riconosciuto essere le «due madri» di una bambina. «Due madri» come quelle che oggi, secondo i documenti, si ritrovano ad avere i due giovani che fino a tre giorni fa, invece, avevano un papà e una mamma. Perché «è caduto un tabù», secondo Schuster. Sarà.Più che su tabù abbattuti, in realtà, pare però che il rinnovamento del diritto di famiglia, se così lo si vuole chiamare, si basi sulla curiosa idea secondo cui, per superare la retriva convinzione che i bambini abbiano tutti un padre e una madre, basti vedersela con la magistratura o con la cara vecchia burocrazia, meglio se trentine, e il gioco è fatto. Come se fossero i tribunali o gli uffici comunali dopo una decisione, e non il ventre materno nove mesi dopo lo sviluppo del concepito, a mettere al mondo un figlio. Mezzo secolo dopo si sta realizzando quell'immaginazione al potere» che era una delle parole d'ordine dei giovani sessantottini.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
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