2022-03-15
Calmierare il prezzo del gas è dannoso. Rispolveriamo l’idea del trattato Ue-Usa
Sull’energia serve una soluzione sistemica. Se riportassimo in auge il Ttip avremo accesso alle materie prime americane.Caro energia e inflazione sono i mali del 2022. Si sapeva già almeno da maggio dello scorso anno e quindi ben prima dell’invasione russa e dello scoppio della guerra in Ucraina. Il dramma oltre ai morti è finito con l’aggravare i due problemi strutturali che il nostro governo avrebbe preferito ignorare assieme a tutta la classe dirigente europea. Il Covid aveva già spezzato le filiere produttive lunghe volute dalla globalizzazione e imposto un ritorno alla sovranità energetica e produttiva, almeno a livello di continenti. La risposta dell’Ue voleva essere la transizione ecologica che, lontano da essere una toppa era, come stiamo vedendo adesso, un’aggravante. Al tempo stesso le politiche espansive e il Recovery fund inevitabilmente avrebbero portato con sé ulteriore inflazione. Insomma, le difficoltà erano tutte sul tavolo. Adesso di fronte all’accelerazione il nostro governo mira a fissare in modo artificiale un tetto al costo del gas o a espropriare gli extra profitti delle aziende che trasformano o commercializzano l’energia. Ieri il ministre degli Esteri, Luigi Di Maio, ha pure invitato gli altri Paesi a fare la stessa cosa per evitare che l’Italia resti la sola a schiantarsi contro un muro. Anche se due editorialisti come Carlo Cottarelli e Federico Fubini ieri ci hanno spiegato il contrario, in cuor loro sanno che entrambe le strade possono portare solo a tre cose. Scarsità, razionamento e poi nazionalizzazione del comparto energetico. Tre procedure che sono una peggio dell’altra. Nel frattempo i partiti si posizionano. Purtroppo, non come se ci fosse una guerra in atto, ma come se dovesse già partire una campagna elettorale. Il Pd chiede l’assegno energetico per sostenere le famiglie. I 5 stelle chiedono l’estensione del reddito di cittadinanza in modo che integri il caro bollette. E la Lega suggerisce lo stop temporaneo delle accise e dell’Iva sui carburanti, in modo da abbattere il costo del carburante degli italiani. Nei primi due casi significa fare altro deficit tutto destinato a pagare spesa corrente. E quindi insostenibile a livello di bilancio. Nel caso delle accise, ci potrà essere al massimo una piccola limatura. Tutti al governo sanno che se si tagliano i circa 50 miliardi di entrate energetiche lo Stato rischia di andare in default. Perché si troverebbe senza liquidità per pagare stipendi pubblici e pensioni. Una prospettiva che nemmeno Mario Draghi vorrebbe prendere in considerazione. Così si va avanti a pagare le accise sulla guerra nel corno d’Africa infilati come siamo in un cul de sac economico. Domani ci dovrebbe essere il Consiglio dei ministri: vedremo quali provvedimenti saranno presi. Ma almeno a noi appare chiaro che non è più possibile adottare il comportamento del criceto imprigionato dentro una ruota. Non potendo stampare moneta, emettiamo bonus che poi si trasformeranno in nuove tasse e in ogni caso in altra povertà. Servirebbe un cambio di passo e una soluzione che permetta di accedere ai beni primari all’interno di un circuito geopolitico tutto nuovo che abbatta dazi e privilegi anche l’export. La strada c’era e poi è stata abbandonata e si chiama Ttip. Transatlantic trade and ivestment partnership. In italiano, partneriato transatlantico per il commercio e gli investimenti. Forse è arrivato il momento di ritirare la pratica fuori dal cassetto nel quale era finita nel 2016. L’accordo sarebbe un patto multilaterale che implica la liberalizzazione del commercio tra Ue e Usa con una serie di accessi laterali ai mercati canadese e sudamericano. Cinque anni fa la Germania ha raffreddato le trattative giusto prima dell’arrivo di Donald Trump. Non esiste un testo definitivo e molti passaggi erano rimasti nell’ombra anche per i parlamentari che avrebbero l’obbligo di studiarlo prima di una eventuale approvazione. I motivi di attrito non erano campati per aria. Ad esempio la liberalizzazione totale avrebbe favorito il comparto agricolo Usa a discapito del nostro, che va tutelato. Al contrario non c’era un vero capitolo energetico, anche perché gli ambientalisti Ue hanno sempre rifiutato il gas proveniente da fracking, l’estrazione chimica voluta da Barack Obama. Adesso invece tale accordo sarebbe fondamentale, così come sarebbe importante discuterne in modo trasparente. Varrebbe anche la pena farlo con celerità. Tanto se la strada è lo scivolamento verso la sfera americana, tanto vale fissare dei paletti adesso e metterli nero su bianco. Attendere significa farsi dettare l’agenda dalle necessità e poi con l’acqua alla gola sarà ancora più difficile gestire una trattativa. A maggior ragione di fronte a una politica che si fa dettare l’agenda dalla emotività e dal racconto in stile influencer. Il Ttip va discusso in modo concreto e senza troppe ideologie. Sarebbe un passo concreto nella ricerca di un nuovo equilibrio economico e non una reazione isterica agli eventi della guerra o della pandemia.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.