2021-06-20
Calderoli: «La giustizia va riformata fuori dall’Aula»
Il vicepresidente del Senato: «Con i sei referendum restituiamo la parola ai cittadini. Nessun intralcio al lavoro della Cartabia. Inaccettabile il tentativo di insabbiare lo scandalo Palamara. Vogliamo candidature libere al Csm, stop al ricatto delle correnti». Quando parla dei referendum sulla giustizia che la Lega ha promosso con il Partito Radicale, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli è raggiante. Grande esperto di meccanismi istituzionali, ha contribuito personalmente a scrivere i sei quesiti.Presidente, come mai se si dà la parola ai cittadini alcuni si innervosiscono?«Sono sconvolto da queste posizioni. Essere contrari perfino al referendum abrogativo, e cioè alla possibilità per gli elettori di togliere qualcosa dall'ordinamento, significa aver sfiducia non verso la Lega, ma verso il popolo».Altro luogo comune: raccogliendo le firme, si ostacolerebbero le riforme Cartabia.«La volontà di Draghi e della Cartabia di affrontare i problemi della giustizia è reale e positiva, ma abbiamo a che fare con un Parlamento nato nel 2018, la cui composizione non coincide più con l'attuale volontà popolare. Per questo temo che ogni buona intenzione del governo possa essere vanificata dalle Camere»Non a caso le proposte governative sembrano ispirate al tentativo di raggiungere un compromesso come si può, senza radicalità riformatrice. «Per prima cosa si è deciso di non intervenire a livello di riforme costituzionali, anche considerando il tempo limitato che resta da qui a fine legislatura, ma così si incide fino a un certo punto. Intendiamoci, questo problema riguarda anche i referendum. Ma poi è chiaro che ogni incontro con M5S rischia di portare a ulteriori annacquamenti»Che giudizio si è fatto della vicenda sollevata dalle rivelazioni di Luca Palamara sul «sistema»?«Tranne eccezioni, sta scendendo un silenzio inaccettabile. Quando invece il successo del libro (il volume scritto da Palamara con Alessandro Sallusti, ndr) testimonia un'esigenza di conoscenza da parte dei cittadini che va ben al di là della cerchia degli addetti ai lavori».Eppure si cerca di attenuare, di smorzare…«Ma le pare normale che tutto si sia “risolto" con le dimissioni di pochissimi membri del Csm e la loro sostituzione?»Che idea si è fatto delle ultime rivelazioni di Verità e Panorama, a partire dai casi Amara e Armanna?«È la sequenza che impressiona. Un procuratore che consegna materiale secretato a un altro ex procuratore che siede al Csm. Quest'ultimo che mostra il materiale o comunque rende edotto il presidente della commissione Antimafia. Amara che va in tv, preannuncia altre rivelazioni, e poi viene arrestato…»Che le dice tutto ciò?«La cosa peggiore, se sarà confermata, è che due procuratori non abbiano considerato prove utili alla difesa, ai fini di difendere il loro teorema accusatorio. La giustizia non può essere una partita da vincere per forza da parte di una squadra»Passiamo in rassegna i quesiti. Da quale cominciamo?«Dal Csm, perché il pesce puzza dalla testa. Con il quesito, per candidarsi al Csm, eliminiamo l'obbligo per il magistrato di raccogliere almeno 25 firme, cioè evitiamo che sia costretto ad avere il supporto di una corrente».Quindi intendete favorire candidature autonome?«Allo stato tali candidature sono di fatto impedite. Invece noi vogliamo che possano essere eletti al Csm i magistrati più liberi e indipendenti» Un secondo quesito riguarda i consigli giudiziari, e pone il tema della valutazione dei magistrati.«Si tratta di organi ausiliari del Csm, di fotocopie in piccolo del Csm. Oggi la parte non togata dei consigli di fatto non può esprimersi su capacità e attitudini del magistrato, ma solo sull'organizzazione degli uffici. Noi vogliamo che anche avvocati e professori possano farlo. Ma le pare normale che il 99,7% dei magistrati ottenga un giudizio di eccellenza?»Il terzo referendum è sulla separazione delle carriere.«Con il quesito, quando entri in magistratura, devi scegliere una volta per tutte se vuoi svolgere funzioni requirenti o giudicanti. Basta porte girevoli, basta magistrati che nella loro vita prima fanno il pm, poi il gip e così via». Proprio la vicenda del «sistema» mostra che le correnti erano scatenate per la guida delle Procure. Come dire che in Italia un avviso di garanzia pesa anche più di una sentenza.«Proprio Palamara ammette che spesso, quando un soggetto “non gradito" aspirava a qualche ruolo, poteva capitare che dei “cecchini" si attivassero anche nei confronti degli stessi magistrati…»Il quarto quesito è per la responsabilità civile dei magistrati, sancita dai cittadini nel referendum Tortora del 1987, ma poi vanificata nel 1988 dalla legge Vassalli«Il referendum dell'87 introdusse la responsabilità civile diretta, mentre la legge Vassalli stabilì che si doveva far causa allo Stato, che poi poteva rivalersi sul magistrato, ma solo entro certi limiti».Lei cosa dice?«Il magistrato è un funzionario dello Stato? Sì. I funzionari devono rispondere? Sì. E allora anche i magistrati, cioè funzionari che si occupano di amministrazione della giustizia, devono rispondere direttamente».Quinto referendum, custodia cautelare. Cosa proponete?«Oggi per una misura cautelare servirebbe il rischio concreto di inquinamento delle prove, oppure di pericolo di fuga, oppure di reiterazione del reato. Eccezion fatta per reati particolarmente violenti o di tipo associativo, togliamo l'ipotesi della reiterazione. Rendiamoci conto che una misura cautelare dovrebbe essere un'extrema ratio, e invece è divenuta la “regola"»Qualche cifra?«Circa il 42% degli attuali detenuti non ha una condanna definitiva, e il 21% una condanna in primo grado…»Ultimo referendum, sulla Severino. Volete eliminare l'automaticità di decadenze, ineleggibilità e incandidabilità«Io sono da sempre contrario alla norma, non solo per l'automaticità ma anche per alcuni effetti che si dispiegano già dopo il primo grado, e anche per la differenza che viene fatta tra amministratori locali e parlamentari. Noi vogliamo eliminare l'automatismo. È gravissimo che un sindaco venga sospeso, massacrato nella sua vita politica e professionale, e poi magari risulti assolto anni dopo. Resta invece la norma sulla trasparenza per i candidati sul loro certificato penale: siano gli elettori a decidere».