2022-07-16
Calcolo errato: i voti ormai sono persi
Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Giuseppi ha strappato per cercare di ritornare Movimento di lotta e non di governo Il suo problema è che per ricostruire il consenso, servirebbe un leader. Che lui non è.Dunque, da ieri Giuseppe Conte si potrebbe chiamare Giuseppe Knorr o Liebig - la scelta è nelle mani delle lettrici e dei lettori - perché, a fine giornata, avrà pensato di poter dire quello che disse Giulio Cesare varcando il Rubicone: «Alea iacta est», il dado è tratto. Il problema è che a noi pare che il suo dado sia nella migliore delle ipotesi un dado da brodo, che si scioglie nell’acqua, perché allo stesso modo il Movimento 5 stelle si sta sciogliendo in Italia. Del resto, i risultati delle ultime elezioni amministrative hanno esattamente dimostrato la scarsissima quota di consenso che i 5 stelle riescono ormai a raccogliere. E Giuseppe Liebig si era anche impegnato facendo una specie di giro d’Italia che tuttavia non è giovato un gran che. I più maligni dicono - e stiamo parlando di militanti del M5s - che se ne stesse a Roma. E dicono anche che più si fa vedere e peggio è. A proposito del termine brodo dobbiamo ricordare, per rispetto verso la terra dove siamo nati, la Toscana, che da quelle parti c’è un modo di dire «Oh brodo!» che è una delle espressioni più comunemente usate per indicare una persona che non è molto capace, o non è pratico, in una certa attività o mansione. Noi la esprimiamo in modo bonario perché Conte ci induce a usarla così e assolutamente non in modo dispregiativo. Ce la mette tutta - gli va riconosciuto - ma non ce la fa. Abbandoniamo un attimo Conte e vediamo di provare a caprie i motivi della sua scelta espressi, in un intervento accaloratissimo pronunciato in Senato alcuni giorni fa, dalla capogruppo Maria Domenica Castellone, detta Mariolina. Ci soffermiamo un attimo sulla particolarità del nome e del soprannome di questa senatrice che pure è una scienziata. Chissà davanti al cognome Castellone che ha alla fine il suffisso accrescitivo «-one» chi ha deciso di chiamarla Mariolina non abbia voluto attenuarlo con il suffisso diminutivo, vezzeggiativo «-ina» con sfumature, nel migliore dei casi, ironiche. Ma chissà, magari era solo una questione di affetto. Ebbene, la soprannominata Mariolina, a tutti gli effetti in Senato ha pronunciato un discorso da opposizione cui è seguito il non voto alla fiducia del movimento guidato dal signor Knorr. Perché Conte ha deciso di mettersi all’opposizione e costringere Draghi alle dimissioni? Lui sostiene di averlo fatto in relazione ai contenuti del Decreto-legge Aiuti sostenendo che i 5 Stelle sono gli unici che si oppongono veramente alle misure sbagliate del governo. Pur con un gruppo ridotto nei numeri dovuto alla scissione di Di Maio, gode ancora di un folto gruppo di parlamentari, ma il governo ce la può fare anche senza di loro, cioè senza il signor Liebig. Uscendo da considerazioni alte sulle motivazioni che avrebbero spinto Conte a questo atto, le ragioni vere sono da cercare nel tentativo disperato di trovare un modo di ridiventare un partito di lotta e non di governo, ritenendo così di poter recuperare i consensi persi. In questo caso si tratta di riconvincere gli italiani che abbia un senso votare il M5s fondato dal comico - che attualmente sembra più un attore tragico - Beppe Grillo. Quello che Alessandro Manzoni mette in bocca a don Abbondio ne I promessi sposi e cioè: «Il coraggio se uno non ce l’ha mica se lo può dare» vale in modo totalmente equivalente anche per la leadership, se uno non ce l’ha mica se la può dare. Questo è il problema di Conte. Questo non vuol dire che uno non vale niente, vuol dire solo che non ha quella caratteristica che è un requisito fondamentale per poter guidare un movimento o un partito politico. E non è l’abbandono di un governo in segno di protesta che può supplire alla mancanza di leadership, neanche per songo. C’è poi un’altra questioncella che riguarda il termovalorizzatore di Roma per il quale da tempo i 5 Stelle soffrono di reflusso gastroesofageo, la iperproduzione di acidi che il pensiero del termovalorizzatore causa nel loro apparato digerente. Gualtieri lo ha annunciato ai quattro venti ma il tutto poi si è impantanato. E qui Draghi non ci ha visto più perché aveva suggerito allo stesso Gualtieri, sindaco di Roma per chi non se lo ricordasse, di attendere di avere la nomina a commissario straordinario per poter agire con libertà, efficacia e velocità. Anche questo ha provocato malessere all’interno del Movimento e anche questo ha contribuito alla decisone di Conte. Data l’evoluzione delle tecnologie dei termovalorizzatori, scagliarsi contro di essi sarebbe come fare una campagna politica e culturale contro l’uso della pentola a pressione. Una scemenza.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)