2021-08-13
Criptovalute dei club e figurine digitali. Così la turbofinanza si infila dietro i gol
Il nuovo sponsor sulla maglia dell'Inter (Getty Images)
Un pezzo del salario di Messi al Psg è in «fan token», nuova merce di scambio tra tifosi. Nel merchandising dilaga la moneta digitale.Inutile girarci intorno, il calcio professionistico, eccezion fatta per quelle due, tre società che possono spendere e spandere infischiandosene del fair play finanziario, è con le pezze al sedere. La pandemia, gli stadi vuoti, i diritti televisivi dimezzati, i ricavi complessivamente calati, hanno ridotto numerosi club a inventarsi espedienti per racimolare danari e restar competitivi. Come spesso accade nei momenti bui, la finanza, armata dal suo propulsore autosufficiente, la tecnica, interviene per favorire nuove suggestioni, che in questo caso si chiamano criptovalute, uno strumento collaudato per far quattrini con la Rete e, perché no, coinvolgere maggiormente i tifosi nelle decisioni sui loro beniamini e sulla squadra. Il Psg degli sceicchi emiratini non rientra tra i poveracci, e però è notizia di questi giorni che il neo acquisto Leo Messi, nel suo contratto da 40 milioni di euro lordi per due anni, sarà pagato anche in speciali fan token della società parigina emessi tramite la società specializzata socios.com. Per comprendere di che cosa si tratta: i fan token sono speciali versioni digitalizzate di un bene reale, il cui valore fluttuante è stabilito dalle criptovalute di appartenenza, capaci di fornire accesso a beni e servizi legati al club per conto del quale vengono emessi. Dagli sconti su biglietti e sul materiale commerciale come le magliette e le bandierine, fino alla possibilità per un tifoso possessore di token di fornire un'opinione vincolante su alcune decisioni della squadra, come la scelta dei colori della casacca da indossare prima di una partita. Le società ottengono così un doppio vantaggio: fidelizzano un cospicuo drappello di tifosi e aumentano i loro ricavi senza alcuna modifica all'organigramma. Chi acquista i fan token non compra quote o strumenti finanziari della società sportiva, acquista servizi e la possibilità di interagire con le decisioni interne della squadra in modo direttamente proporzionale ai token posseduti. Diventando una sorta di mini-socio, senza esserlo davvero, ma partecipando attivamente alla vita agonistica dei propri beniamini.Qui viene il bello. Di recente è stato siglato un accordo tra Socios.com e l'Inter per la sponsorizzazione delle maglie nerazzurre (in sostituzione dello storico marchio Pirelli) nella prossima stagione. Collegato a una criptovaluta chiamata Chiliz, Socios dà accesso a una piattaforma in Rete che si occupa di pianificare fan Token associati alle squadre di pallone o in generale alle società sportive professionistiche. In parole povere: Socios è un tramite importante per i tifosi che volessero acquistare fan token della squadra del cuore. In Italia, oltre allo speciale legame con l'Inter, ne emette pure per Milan, Juventus, Roma. All'estero aderiscono all'ecosistema di Socios, oltre al citato Psg, anche altri big come Arsenal e Manchester City.Ma esistono altri strumenti utilizzabili per aumentare il fatturato di un blasone calcistico. Per esempio gli NFT, altrimenti detti Non-fungible Token, Token non fungibili, dunque non intercambiabili. Si tratta di certificati di autenticità utilizzati nel mondo delle opere d'arte digitali per garantirne l'originalità e spesso vengono associati al mondo del collezionismo e dei giochi online. La piattaforma Sorare, specializzata nell'emissione di NFT, ne ha ideati per il fantacalcio basandosi proprio sull'acquisto e vendita di figurine virtuali, con differenti livelli di rarità, a cui sono legati diversi nomi della Serie A, fino a squadre dell'MLS, il campionato statunitense. Per chi lo avesse dimenticato: la Lega Serie A e Crypto.com, in occasione della finale di Coppa Italia tra Juventus e Atalanta hanno creato 7 NFT lanciati sulla piattaforma online, inclusi il trofeo originale in un modello 3D con grafica dedicata, il trofeo nella sua rivisitazione artistica, una versione unica della Coppa reinventata dall'artista Diego Perrone, le medaglie in 3D, video speciali con le azioni salienti e la cerimonia di premiazione. Da non scordare ciò che ha fatto la Roma. In occasione della celebrazione dell'accordo triennale con la società Zytara Labs ha messo in vendita le prime 11 maglie indossate nella stagione 2021/22 dai calciatori giallorossi e numerosi anelli commemorativi acquistabili solamente in DigitalBits (XDB). Si tratta di un mondo in costante sviluppo. La startup portoghese RealFevr sta creando video esclusivi marchiati dall'ufficialità NFT, tra i quali una creazione speciale che consentirà ai fan di acquisire in versione virtuale, unica e personalizzata il primo gol da professionista di Cristiano Ronaldo, quando CR7 militava nello Sporting. Su un'analoga falsariga, interessante l'accordo siglato dalla Fiorentina con la piattaforma Genuino: «Dalle maglie indossate in campo, ai momenti esclusivi con il club, ai prodotti in edizione limitata fino alle opere d'arte originali, il progetto VIOLA 9.5 darà l'opportunità di collezionare e scambiarsi NFT che possono corrispondere a oggetti fisici, proponendo un modello di fan engagement rivoluzionario per il panorama sportivo», fanno sapere dal club di Firenze. E se il futuro digitale è la nuova frontiera per alimentare fascino e accalappiare i tifosi, solo un aspetto (per ora) è destinato a rimanere tangibile e toccabile: gli scudetti e le vittorie sul campo.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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