2020-06-24
Cacciano la polizia e un nero viene ucciso. A Seattle naufraga il modello dei buonisti
Il sindaco dem è costretto a ripristinare i controlli nella zona interdetta agli agenti. Le proteste «pacifiche» erano un inferno.L'amministrazione di Seattle ha intenzione di riprendere il controllo del centro cittadino. Ad annunciarlo, è stato lunedì il sindaco, la democratica Jenny Durkan. «Gli impatti cumulativi di raduni e proteste, l'atmosfera notturna e la violenza hanno portato a circostanze sempre più difficili per le nostre imprese e residenti», ha dichiarato in conferenza stampa. Da oltre due settimane, il centro della città è occupato dai manifestanti di Black lives matter, che - sulla scia delle proteste per la morte di George Floyd - hanno creato un'area senza polizia, la Capitol hill autonomous zone. Donald Trump aveva prontamente bollato gli occupanti come «terroristi», esortando la Durkan e il governatore dello Stato di Washington, il democratico Jay Inslee, a riprendere il controllo della situazione. Entrambi avevano tuttavia risposto picche. Se la prima cittadina invitò Trump a «tornare nel bunker», Inslee gli disse di non impicciarsi negli affari del suo Stato. Risultato: dall'8 giugno, nel pieno centro di Seattle vige una sorta di comune senza polizia e sotto il controllo dei manifestanti. Con la tolleranza delle autorità locali e la benedizione della grande stampa. Del resto, la Durkan ammise candidamente su Cnn di non sapere quanto questa situazione potesse durare e aggiunse che avrebbe potuto verificarsi una «summer of love» (riferendosi al movimento hippie degli anni Sessanta). A tutto questo, va aggiunta la descrizione agiografica che certa stampa ha fatto della Capitol hill autonomous zone. L'11 giugno sul New York Times Mike Baker parlò di «centinaia di persone [che] si sono radunate per ascoltare discorsi, poesie e musica». Il giornalista descriveva inoltre gente seduta agli incroci per guardare film e bambini che disegnavano con i gessetti sulle strade. Senza poi dimenticare il cibo gratuito. Nel medesimo articolo si sosteneva, tra l'altro, che le preoccupazioni espresse dal capo della polizia di Seattle, Carmen Best, fossero «senza prove». La stessa Cnn -pur riconoscendo vi fosse gente armata nell'area- ha ripetutamente enfatizzato si trattasse di un'iniziativa pacifica. Peccato però che le cose non stessero esattamente così: dallo scorso fine settimana, nell'area hanno infatti avuto luogo ben tre sparatorie, con un morto (il diciannovenne afroamericano, Horace Lorenzo Anderson Jr, secondo il Seattle Times) e alcuni feriti. Non solo: secondo quanto riferito dalla polizia, una folla «ostile» avrebbe impedito agli agenti di soccorrere le vittime, che sarebbero state trasportate in ospedale tramite mezzi privati. È stata del resto proprio questa serie di eventi a spingere la Durkan ad annunciare l'intenzione di riprendere il controllo del centro cittadino (anche se, al momento, non è ancora ben chiaro in che modo voglia concretamente agire). Trump ha intanto escluso che una situazione simile avrà luogo nella capitale (dove si è verificato un tentativo di abbattere la statua di Andrew Jackson). La questione non è tuttavia solo amministrativa ma anche politica. L' «esperimento» di Seattle ha messo in luce che cosa realmente significhi abolire le forze dell'ordine, come auspicato dai manifestanti più radicali di Black lives matter: senza tra l'altro dimenticare che, tra le richieste degli occupanti, vi fosse quella di tagliare del 50% i fondi al locale dipartimento di polizia. Ed è qui che arriva il nodo politico. Un nodo che riguarda soprattutto Joe Biden e la sua nebulosità. Il candidato dem è rimasto di fatto silente sulla questione Seattle, ha atteso molto prima di dirsi contrario al taglio dei fondi alla polizia e -quando alla fine si è pronunciato- ha subito «riequilibrato», dicendosi favorevole a ribattezzare le basi militari americane che portano il nome di generali confederati. La sua ambiguità si registra anche a proposito dei monumenti: che cosa dirà dell'attivista, Shaun King, che ha invocato l'abbattimento delle statue raffiguranti Gesù Cristo come un «europeo bianco»? Ricordiamo che l'ex vicepresidente è cattolico e che ampi settori dell'elettorato democratico sono cristiani. Del resto, l'ecumenismo politico di Biden -che molti ritengono un punto di forza- evidenzia al contrario uno stato di debolezza: il candidato dem sa di doversi rivolgere a un elettorato potenziale oltremodo eterogeneo (che va dai centristi alla sinistra radicale) e non può permettersi posizioni troppo chiare, senza rischiare emorragie di voti in una direzione o nell'altra. Non va inoltre trascurato che il dietrofront della Durkan possa esporre l'intero Partito Democratico all'accusa di contraddittorietà e scarso polso politico-amministrativo. La linea securitaria che Trump ha ribadito sabato a Tulsa potrà quindi anche non piacere, ma ha il vantaggio della chiarezza e della coerenza. Il presidente ha sempre criticato i fatti di Seattle, si è sempre battuto contro il taglio dei fondi alla polizia e ha sempre condannato la distruzione delle statue: proprio ieri ha annunciato arresti -con un massimo di 10 anni di carcere- per chi vandalizza o abbatte monumenti. Quando dunque i nodi dell'ambiguità di Biden verranno al pettine, l'inquilino della Casa Bianca potrebbe approfittarne. Pertanto, prima di dare Trump per spacciato, andiamoci piano.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)