2021-08-03
Burioni non è Socrate, l’ironia non fa per lui
La derisione è una potentissima arma, tanto più pericolosa se non la si sa maneggiare. Il prof patito di Twitter, quando ha dato dei sorci a chi non si vaccina, ha cercato di fare il brillante. Peccato che gli difetti la sagacia del filosofo greco: meglio che lasci stare.Quando l'illustre virologo Roberto Burioni non dispensa perle di dottrina dai salotti televisivi, non sapendo comunque resistere a illuminare il volgo, prende esempio dall'altro sublime pedagogo Donald Trump ed elargisce simili perle su Twitter. Uno dei suoi ultimi cinguettii, giustamente famoso, fu pubblicato lo scorso 22 luglio. Annuncia testualmente: «Propongo una colletta per pagare ai no-vax gli abbonamenti a Netflix per quando, dal 5 agosto, saranno agli arresti domiciliari chiusi in casa come dei sorci». Una frase impertinente, non c'è che dire, per la quale molti avrebbero voluto tirargli le orecchie. Con esemplare disinvoltura il chiarissimo professore ha precisato al Corriere della Sera che la sua esternazione era ironica e non è stata capita. Ma un messaggio di tanto luminare va capito bene, dunque proviamoci. Come ho spiegato nel mio Il bene e il bello. Etica dell'immagine (Il Saggiatore 2015), l'ironia è, inizialmente, una figura retorica, consistente nel dire qualcosa di diverso da quel che si intende in modo che il lettore o ascoltatore si renda però conto di quel che si intende. Sarebbe ironico, per esempio, dire «Sei proprio un genio!» a chi non riesca a fare due più due. L'esempio mostra che l'ironia è spesso un'arma, usata per umiliare chi ne sia oggetto, e a questo punto le cose si complicano. Perché un'arma può servire a scopi lodevoli o malvagi, quindi il suo uso riceverà giudizi opposti a seconda di come viene usata, da chi e contro chi. Una pistola può essere usata per compiere una rapina o per difendersi dall'assalto di un malvivente. E l'ironia? La si può usare contro i potenti. Un classico esempio è Socrate, il quale se ne serve per abbassare le arie di persone che incarnano varie forme di autorità: politica, militare, culturale, religiosa. Mostrando l'insostenibilità delle loro pretese, l'ironia socratica è generalmente approvata e anzi ammirata. Altro è il caso di un potente che prenda in giro una persona più debole: un principale che faccia dell'ironia sull'abbigliamento della sua segretaria, un insegnante sulle conoscenze dei suoi studenti, un indigeno sulle condizioni economiche di un migrante. Questa ironia è infame, e certo non vorremmo attribuirla al professor Burioni. Che cosa dobbiamo dedurne? Che lui, come Socrate, stia attaccando, con un lampo sottile di ironia, il grande potere dei non vaccinati? È una questione difficile, ma le difficoltà sono appena cominciate. Perché consideriamo adesso questo fatto: l'ironia consiste nel dire qualcosa di diverso da quel che si intende, quindi il chiarissimo, facendo dell'ironia, non starebbe affatto pensando che i non vaccinati sono dei sorci. Che cosa penserebbe allora? I sorci, o topi, o ratti, sono animali associati a condizioni degradate: sporcizia, infezione, pestilenza. In quanto tali, furono impiegati sistematicamente dalla propaganda nazista per riferirsi agli ebrei. In Mein Kampf, Hitler paragona gli ebrei a schiere di topi che si dilaniano sanguinosamente; nel documentario L'ebreo errante (1940), Fritz Hippler dice che gli ebrei finiscono per occupare la stessa posizione dei topi fra l'umanità. Non si salva neppure Topolino, ritenuto portatore dei più spregevoli e miserabili ideali giudaici. Ma, ed ecco qui il colpo di genio cui ci ha preparato il professor Burioni, nel capolavoro di Art Spiegelman Maus, il primo romanzo a fumetti a vincere, nel 1992, il prestigioso premio Pulitzer, la tragica vicenda della Shoah è raccontata con personaggi tutti animali: i polacchi sono maiali, i francesi rane, i tedeschi gatti e gli ebrei topi. Dice Spiegelman: «I simboli che uso per le diverse nazionalità non sono miei. Li ho presi in prestito dai tedeschi». Quel che ha fatto, cioè, è operare un'inversione ironica in cui un termine di insulto e oltraggio diventa un veicolo di suprema dignità e umanità. A pensarci, operano con la stessa modalità varie altre forme espressive, che, sia pure in contesti meno drammatici, trascendono il più temibile (e, per molti, disgustoso) avversario ecologico dell'homo sapiens in una figura vincente e carismatica, saggia e arguta: dal già citato Topolino al Jerry che bisticcia con Tom, dal nostro Topo Gigio allo splendido Fievel sbarca in America di Don Bluth (1986). Abbiamo così finalmente risolto il mistero. Usando l'ironia, l'illustre professor Burioni voleva dire il contrario di quel che appariva in superficie. È sembrato alla maggioranza che volesse offendere i non vaccinati e invece, ironicamente, li stava esaltando. Che birichino! Meriterebbe davvero una tirata d'orecchie. Ultima nota non ironica. Siccome il professor Burioni, oltre che illustre, sembra molto generoso, gli suggerisco un uso migliore per le sue donazioni. Nell'articolo di domenica ho accennato alla colletta istituita da un'infermiera vaccinata di Minneapolis allo scopo di pagarsi le spese ospedaliere; tali collette si stanno moltiplicando negli Stati Uniti, quindi sarebbero soldi ben spesi. Eventualmente aggiungendo un abbonamento Netflix, perché dopo il vaccino l'infermiera, dicevo, è rimasta senza mani né gambe.