2023-08-12
A forza di bugie sull’Emilia la Schlein affonda
Il pressing di Galeazzo Bignami (Fdi) colpisce nel vivo la leader dem. Che sul veto interno a Stefano Bonaccini commissario e sul suo passato da assessore al clima non sa fare altro che gridare alle «fake news». E i suoi difensori Francesco Boccia e Chiara Braga peggiorano la situazione.«Sono fake news». Nelle dispute verbali tra maggiorenni, ricorda un po’ la minaccia del bambino sconfitto durante una partitella: «Mi porto via il pallone». Ecco, Elly Schlein risponde così alle argomentazioni del viceministro dei Trasporti, Galeazzo Bignami. Che ha riferito di un inconfessabile veto del Pd sulla mancata nomina di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna, a commissario per la ricostruzione. «Non rispondo alle fake news», commenta dunque, in un’intervista alla Stampa, la segretaria. Talmente laconica e sprezzante da far sorgere ulteriori dubbi. Ma Elly cerca pure di ribaltare le accuse di inerzia riferite ai tempi in cui è stata vicepresidente della Regione, proprio con delega alla Transizione ecologica: da febbraio 2020 a ottobre 2022, quando lasciò per entrare in Parlamento. Rivendica quindi in modo piuttosto vago anche il «grande lavoro svolto in questi anni». Per prevenire eventi disastrosi come l’ultima alluvione, intende. Che ha causato 15 morti e danni per 10 miliardi di euro. E cosa avrebbe fatto di tanto meritorio la parolaia arcobaleno? Mistero. Mentre il Veneto costruiva i bacini di laminazione e il Mose, nella regione più rossa d’Italia la metà delle casse di espansione, destinate a evitare le esondazioni, continuavano a non funzionare. Prima, però, la Ocasio-Cortez del Ticino non s’era risparmiata. Da Piacenza a Rimini, risuonano ancora le sue promesse: «Serve una nuova legge sul consumo di suolo zero. Se il green new deal non parte dall’Emilia-Romagna, da dove deve partire?». Qualche mese fa l’Ispra, ente ministeriale di ricerca ambientale, certifica dunque gli strepitosi progressi. La Regione è sul podio per incremento di suolo consumato tra il 2020 e 2021: 658 ettari. E nella classifica nazionale delle città più cementificate, al secondo posto c’è proprio Ravenna, epicentro dell’ultimo disastro. Sarà il motivo per cui la straripante segretaria s’è eclissata nei giorni successivi all’alluvione? Elly sembra proprio voler rintuzzare anche le accuse di essere sparita in quei tragicissimi giorni, arrivando così a insolentire quelli che si sarebbero «precipitati a fare passerella con gli stivali mentre ancora pioveva, poi, passati tre mesi, non ci sono le risorse necessarie». Già, le supposte «lentezze del governo». Sulle quali, tra l’altro il premier ieri sera dopo il vertice con l’opposizione è voluta tornare: «Che Elly Schlein mi abbia chiesto della questione ristori in Emilia-Romagna è un “parolone”, le ho detto che sulla questione avevo risposto con una lunga lettera alle continue rimostranze di Bonaccini, che secondo me poco fondate».Comunque sia: da vicepresidente della Regione lei assicura di essere stata fenomenale, altroché. Dall’alto dei successi conseguiti da amministratrice, Schlein suggerisce: «Bisogna partire subito coi cantieri». Omettendo che, come ha rivelato La Verità, le indennità liquidate dopo la precedente alluvione del 2019 non raggiungono la metà dei contributi richiesti. E i fiumi straripati sono gli stessi di allora. Un’appassionata rivendicazione che segue però la difesa d’ufficio appena imbastita dai capigruppo del Pd alla Camera e al Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia. In una scoppiettante nota congiunta, rettificano: «Elly Schlein non è mai stata “assessore al clima” in Emilia-Romagna». Insomma: il contrario di quanto indirettamente sostenuto dell’interessata, prodiga a rivendicare i fantomatici risultati raggiunti. Per smentire i due avvocati difensori, basta andare sul sito personale della segretaria e cliccare nella sezione «in Emilia-Romagna»: lei stessa informa di essere stata vicepresidente della Regione e assessore alla Transizione ecologica. E tra le deleghe, al primissimo posto campeggia proprio il «Patto per il clima». Ovvero: il «coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica». Esattamente i poteri utili a evitare catastrofi come l’ultima.Insomma: nella foga di giustificare l’indifendibile segretaria, Braga e Boccia finiscono per diffondere una di quelle «fake news» bambinescamente esecrate da Elly. Del resto, il loro compito era ingrato: spalleggiare la segretaria nella singolar tenzone ingaggiata a distanza con il viceministro di Fratelli d’Italia. E difatti i due capigruppo hanno intitolato l’intervento, con un irresistibile calembour, «un Bignami di falsità». Ma cosa avrebbe detto di così sconveniente il meloniano? «Il tema vero è se Elly Schlein vorrà parlare del perché tutto ciò è accaduto, visto che lei era assessore al patto per il clima e ha grosse responsabilità di incuria del territorio di cui dovrebbe chiedere scusa». A mandare in cortocircuito il Pd ha contribuito pure il successivo retroscena, svelato ancora da Bignami: «Con Bonaccini c’è stato da subito un ottimo dialogo. Avevamo anche trovato delle forme di collaborazione. Poi, quella parte di Pd che fa riferimento a Schlein ha cominciato a cannoneggiare su questo rapporto». Insomma, infierisce il meloniano, «si potrebbe pensare che i primi a non volere Bonaccini in un ruolo di gestione fossero proprio nel Pd. Sapevano che se lo avessero nominato commissario sarebbe stato un problema. Avrebbe avuto il terzo mandato e questo per Elly Schlein era un problema». Già, il governatore bramava per rimanere anche dopo il 2025, grazie a un’eventuale deroga. Cumulando così lo strategico ruolo per la ricostruzione. Non sarebbe certo riuscito ad assolvere il gravoso compito nei rimanenti due anni. E il Pd sarebbe stato costretto a garantirgli altri cinque anni al potere. Decisamente troppi per l’esile leadership della parolaia arcobaleno.
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