
L’Europa concederà maggiore flessibilità agli Stati sugli obiettivi al 2040. Un piccolo passo positivo, che arriva però solo dopo colloqui tra Commissione, Cdu e Spd durante la formazione del governo tedesco.Più del calor poté la Germania. Il nuovo padrone d’Europa è Friedrich Merz, cancelliere a stento a Berlino, ma assoluto dominus di Bruxelles dove una traballante Ursula von der Leyen esegue a comando, presa nella morsa tra lui e Manfred Weber, plenipotenziario del Ppe. Per i tedeschi - in crisi nera con l’economia messa terra dalla scelta di legarsi alla Cina e nella convinzione errata che il gas russo da comprare a pochi centesimi, anche sulla pelle degli ucraini, mai sarebbe venuto meno - sono tornati i bei tempi in cui Angela Merkel sentenziava: ciò che è buono per la Germania va bene l’Europa. Dai carri armati al patto di stabilità che Berlino ignora mentre lo impone agli altri, dai tassi della Bce fino al clima, a Bruxelles si fa solo ciò che conviene ai tedeschi. Si è arrivati a recepire nei regolamenti europei l’intesa di governo berlinese tra Cdu e Spd. Tutto questo anche a spese del Green deal, ora che a Berlino i Verdi non comandano più. Sugli obiettivi climatici c’è una conferma di facciata e un ipocrita aggiustamento. L’Ue si appresta a varare entro giugno, dopo una estenuante serie di rinvii, il nuovo obbiettivo per la riduzione delle emissioni di Co2. Fermo restando il traguardo di emissioni zero al 2050, livello che molti scienziati non allineati alla lobby dell’Ipcc giudicano inutile e irrealistico, si è scelto di mitigare la tappa intermedia del 2040 fissando una diminuzione del 90% rispetto alle emissioni del 1990. L’Italia che si è sempre opposta a questo modo di procedere di Bruxelles aveva proposto un taglio all’80%, ma è stata respinta perché il Comitato scientifico consultivo sul clima (Esabcc) ha detto che non si potevano fare sconti. Tuttavia la Germania, che sta cercando di ritirare su la sua industria, che pensa di nuovo al nucleare, che continua a produrre energia dal carbone e a importare Gnl da Vladimir Putin, aveva bisogno di più flessibilità. E questo l’Ue ha prontamente accordato. La proposta di regolamento sul clima che sarà presentata da Ursula von der Leyen all’Europarlamento ammette che i Paesi seguano una loro traiettoria nel perseguire il target di emissioni e che si possano includere - fermo restando che entro il 2030 la riduzione del 55% delle emissioni va acquisita - anche stoccaggi di Co2, gli assorbimenti dovuti ad agricoltura, boschi e fenomeni naturali e soprattutto - questo interessa molto alla Germania - riduzioni di Co2 realizzate fuori dall’Ue. Proprio questo è il punto che Berlino ha dettato a Bruxelles. Secondo Euractiv - uno dei maggiori siti d’informazione sull’attività dell’Ue - le trattative di governo tra Cdu ed Spd si sono svolte, per quel che riguarda l’ambiente, coinvolgendo direttamente il commissario europeo al settore Wopke Hoekstra - è olandese e dunque con i tedeschi nulla c’entra - con il quale Friedrich Merz e Spd hanno concordato ciò che l’Ue avrebbe proposto a Strasburgo. Secondo Euractiv l’accordo di governo di Berlino sul clima è stato concordato con Hoekstra e il negoziatore della Cdu, Andreas Jung, nelle trattative per il governo federale ha ammesso: «Abbiamo parlato col commissario e abbiamo applicato al trattato di coalizione gli stessi principi che sta prendendo in considerazione per l’obiettivo climatico del 2040». Una conferma è venuta anche dai socialdemocratici, che aggiungono: «Il patto fatto con Hoekstra è parte del nostro accordo di coalizione». In particolare, ciò che conta per i tedeschi sono le compensazioni con attività fuori dall’Europa. Che funzionano così: se una casa automobilistica tedesca produce in Cina auto che abbattono, una volta importate in Ue le emissioni, questo futuro abbattimento può essere conteggiato nella quota Paese. È evidente che tale agevolazione - avendo i tedeschi delocalizzato gli impianti industriali - è di sostanziale interesse per Berlino. Per accontentare gli altri Paesi Hoekstra ha poi incluso i possibili abbattimenti che vengono dall’agricoltura, dalle foreste e da tecnologia proprie. Come si sa, il nostro ministro per l’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, aveva proposto un taglio dell’80% al 2040 e aveva molto insistito sul valore forestale (l’Italia è uno dei Paesi che ha più boschi in Europa) con ciò portandosi dietro almeno una decina di altri governi che giudicano irrealistico il piano Ue. L’Italia in quella azione autonoma che l’Ue - richiamandosi all’articolo 6 dell’accordo di Parigi - lascia ai governi per raggiungere gli obbiettivi, mette in campo anche la tecnologia sviluppata da Eni e Saipem in collaborazione con Hera di cattura e stoccaggio della Co2 che ha dato risultati lusinghieri. Ma al di là di questo resta il dato politico: è evidente che l’Ue è una succursale della Germania. A togliere ogni dubbio ci pensa Linda Kalcher del gruppo di ricerca Strategic Perspectives che - sempre con Euractiv - nota: «È un buon segno che la Germania stia ancora una volta prendendo una posizione tempestiva a Bruxelles sulle questioni climatiche. Questo dà alle proposte la forza di avere la maggioranza e Berlino può quindi espandere la sua influenza».
Oltre al tabacco, la Commissione sta pensando di rincarare le bottiglie su pressione dell’Oms che vorrebbe limitarne i consumi. Per la prima volta si lavora a un’accisa anche sul vino, proprio quando l’export italiano negli Stati Uniti è frenato dalle gabelle.
- Ridotta l’Irpef per i redditi fino a 50.000 euro, sgravi per i rinnovi contrattuali, aumentano bonus mamme e pensioni minime. La Commissione europea sta invece valutando la possibilità di aggiornare le aliquote fiscali sugli alcolici: nel mirino il vino.
- Mattarella: troppi squilibri nelle retribuzioni. Meloni replica: «Con noi salari reali tornati a salire».
Lo speciale contiene due articoli.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)
La condanna in Appello per De Pasquale e Spadaro nel caso Eni-Nigeria deve spingere Nordio a rimuoverli. E la loro pretesa di una irresponsabile autonomia delle toghe è un manifesto per la riforma della giustizia.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (Imagoeconomica)
Il balzello certo è di 900 milioni. Il resto dipende se gli istituti accederanno all’incentivo.