2023-11-06
«Giorgia non faccia gli errori di Renzi»
Luigi Brugnaro (Imagoeconomica)
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: «Ben venga il premier eletto, ma senza arroccarsi come fece il Rottamatore. Se serve, si introducano correttivi, magari il ballottaggio. Candido la mia città a ospitare una conferenza di pace».«Ben venga il premierato targato Meloni. Il capo di governo sia come un grande sindaco, con tanto di ballottaggio nazionale. Ma si faccia pure qualche modifica, se occorre: non commettiamo gli errori fatti a suo tempo da Renzi». Luigi Brugnaro, primo cittadino di Venezia, approva la riforma istituzionale. «Se i tecnici vorranno governare, adesso dovranno candidarsi». E candida la perla lagunare come sede di una grande conferenza di pace: «Sarebbe meraviglioso, Venezia è la città giusta: ponte tra Oriente e Occidente».Elly Schlein ha definito la proposta di istituzionale «pericolosa». Esagera, o qualche ragione ce l’ha?«Io questi aggettivi non li capisco: “pericolosa”, “vergognosa”… sono termini che servono solo all’opposizione per ricompattarsi, additando il nemico alle porte. Non hanno più argomenti, da quelle parti. Per loro ogni cosa nuova è pericolosa: per me invece è un’opportunità. Poi per il resto c’è il Parlamento: la riforma verrà discussa e se necessario modificata. Niente e nessuno è perfetto, a parte Elly Schlein…».Ma in linea generale è favorevole all’elezione diretta del presidente del Consiglio?«Che ci sia un governo scelto dagli italiani, a me piace. Che ci sia un governo che abbia il potere di fare le cose, a me piace. Una delle poche robe che funziona in Italia è l’elezione diretta di sindaci e governatori: questa riforma credo si ispiri a questo meccanismo, faceva parte in qualche modo del programma presentato agli elettori, e quindi non posso che approvare. Se davvero vuoi cambiare il Pese, devi avere un governo stabile, proprio come quello del sindaco». Consigli?«Nella stessa ottica, consiglierei di introdurre il ballottaggio per l’elezione del premier, tra i due candidati che prendono più voti: renderebbe il processo più morbido, e metterebbe la riforma al riparo dalle critiche di “pericolosità». È bene introdurre qualche correttivo?«È bene ascoltare sempre le proposte di tutti, non bisogna arroccarsi, qualche miglioria bisognerà farla. Non facciamo come Renzi, che nel 2014 andò giù duro, per poi pagarne le conseguenze nel referendum successivo». Non ha paura che i poteri del presidente della Repubblica ne escano mortificati? «A me non sembra. Non è una riforma presidenziale. Certo, il capo dello Stato non avrà libertà di scelta nella nomina del premier, ma ci penseranno gli italiani col voto. Stimo il presidente della Repubblica, ma l’espressione della maggioranza è il senso della democrazia». Con questa riforma diremo addio ai governi tecnici?«I tecnici, con nomi e cognomi altisonanti, sono arrivati al governo perché la politica non rispettava più i programmi che aveva sottoscritto con gli elettori, e spesso si abbandonava a scene impresentabili. Ma se in futuro ci saranno governi politici stabili, e si spera con una classe dirigente di rango europeo, i governi tecnici non avranno più senso. Se i tecnici sono davvero bravi, dovranno per forza candidarsi, senza arrivare al governo per vie traverse, il che francamente è un po’ troppo comodo». E l’abolizione dei senatori a vita? Qualcuno parla di patrimonio perduto…«Va benissimo abolirli. Per carità, i senatori a vita sono persone di prestigio. Però sono anche tanti. In Senato votano, e spesso fanno la differenza. È giusto cambiare». Più di anno di governo. Su quale settore bisogna insistere?«Conosco Giorgia Meloni da anni, e l’ho sempre stimata. Ha una grande intelligenza politica, e spero si possa circondare di persone pratiche, concrete, che hanno portato a casa qualcosa nella vita. Anche nel pubblico ce ne sono tante, a Roma come a Venezia, che andrebbero valorizzate per il loro talento, pur senza avere la tessera di partito. Per il resto, spero si proceda con il taglio della spesa improduttiva e con la riorganizzazione della pubblica amministrazione. A Venezia ci siamo riusciti, applicando una mentalità imprenditoriale: ce la farà anche il governo. Sul piano internazionale nulla da dire: il premier si sta comportando molto bene». Nonostante lo scherzo telefonico ad opera dei comici russi? Pensa si tratti di una perdita di credibilità?«Ma figuriamoci se con tutte le cose urgenti che abbiamo di fronte, dobbiamo occuparci di certe fesserie».Cioè?«Le hanno passato una telefonata, qualcuno ha fatto valutazioni sbagliate, ma finisce lì. I giornali hanno montato un caso sul nulla. Avesse detto in privato cose diverse rispetto ai discorsi pubblici, magari poteva essere interessante. Ma in realtà ha ripetuto al telefono gli stessi concetti politici di sempre. Anzi, arrivo a dire che lo scherzo telefonico ha avvantaggiato il premier: si è mostrato coerente con sé stesso, nonostante la trappola». Però nell’ultima manovra lei non ha digerito i tagli ai comuni. «Il comune è l’immagine dello Stato di fronte al cittadino. A Roma si sono accorti che il reddito di cittadinanza e il Superbonus hanno lasciato una voragine nel bilancio, e lo capisco. Cercano di pescare dove possono. Però per noi diventa difficile». Perché?«In questi ultimi anni sono stati firmati, dai precedenti governi, nuovi aumenti contrattuali ai dipendenti pubblici dei comuni, ma non sono mai state date risorse ai sindaci per compensare questi adeguamenti. Con cosa paghiamo questi aumenti di spesa? I prezzi e i costi per i comuni, come per tutti i cittadini, sono aumentati a dismisura, a causa di un’inflazione galoppante».E dunque?«Gli incrementi decisi a livello nazionale li pagano i sindaci. È a me che arriva il conto da pagare. Oggi non solo non mi arriva nulla da Roma, ma tagliano qualcosa come 200 milioni di euro, 10 milioni di ammanco solo a Venezia. Dove li trovo?». Dunque, chiede una retromarcia?«Al governo di centrodestra che sostengo e continuerò a sostenere, dico solo questo: tagliare fondi ai comuni non è la mossa più furba, perché alla fine arriverà qualcuno ad accusarti di affamare il popolo, visto che tanti piccoli municipi potrebbero ridurre i servizi sociali. Meglio ripensarci un attimo, nel momento in cui faranno il maxiemendamento alla finanziaria. È giusto tagliare i rami secchi, ma non l’albero su cui siamo seduti». Però a Venezia sono tornati i turisti, no?«A Venezia adesso abbiamo un problema di rilancio della “qualità”, e di regolamentazione. Dopo il periodo del Covid, dove la città era deserta, siamo tornati ai livelli pre-pandemia, e in alcune giornate dell’anno il turismo di massa rende la città meno vivibile. Per questo sperimenteremo il contributo d’accesso. Lo faremo con grande umiltà, cercando di non danneggiare nessuno. All’inizio saranno solo una ventina di giorni, che potremmo definire a “bollino nero”. È un invito ai turisti giornalieri a non venire in quelle giornate, o a prenotarsi pagando l’accesso». Dall’avamposto veneziano, cosa pensa del conflitto israelo-palestinese? La pace sembra ancora lontana. «Io resto saldamente filo-israeliano e filo-ucraino. Israele è il baluardo dell’Occidente sul fronte orientale. Ha subito un massacro al pari dell’attentato alle torri gemelle di New York. Ha il diritto di difendersi, anche se non è facile, perché i terroristi usano i civili come ostaggi: nel contempo, serve massima tutela per tutti gli innocenti coinvolti, con corridoi umanitari. Purtroppo vedo risorgere l’antisemitismo ovunque, dobbiamo alzare i livelli di sicurezza antiterrorismo». Dietro il rischio terrorismo, anche l’immigrazione malgestita?«La nostra idea è molto chiara: i flussi devono essere chiari e regolamentati. Non possiamo subire degli sbarchi incontrollati sulle nostre coste, e dobbiamo porre in essere ogni azione per contrastarli, anche attraverso blocchi navali umanitari al largo delle acque territoriali africane, possibilmente all’interno di un progetto europeo. Però cosa facciamo di chi è già qui? Dobbiamo evitare che tutto sfoci nel lavoro nero e nell’illegalità». Come si esce dal caos di Gaza? «Penso che sia indispensabile un intervento internazionale. E mi chiedo dove sia l’Onu. Dobbiamo fare in modo che i fondi diretti ai palestinesi vengano spesi nel modo giusto. E poi, naturalmente, tutti vogliamo la pace, su entrambi i fronti». Propone Venezia come sede di una conferenza di pace?«La mia è la città della pace universale, l’unica in Europa ad avere un nome in arabo, Al-Bunduqiyya. Sarebbe meraviglioso, e saremmo pronti».
Leonardo Apache La Russa (Ansa)
Nessuna violenza sessuale, ma un rapporto consenziente». È stata archiviata l’indagine a carico di Leonardo Apache La Russa e l’amico Tommaso Gilardoni, entrambi 24enni, accusati di violenza sessuale da una di ventiduenne (ex compagna di scuola di La Russa jr e che si era risvegliata a casa sua).
Nel riquadro, Howard Thomas Brady (IStock)