2023-04-30
«I grandi brand scelgono da sempre le nostre pellicce»
Sergio e Alessandro Zanini (Condorpelli)
Il patron di Condorpelli Sergio Zanini: «La linea Manzoni 24 offre capi di alta qualità prodotti in Italia, anche di camoscio, seta, lino e cotone».Via Manzoni 24, via Pizzi 11. Se il primo è anche il nome di un brand, oltre che essere un indirizzo vero e proprio, il secondo rappresenta la storia, il luogo da dove tutto è partito e continua a partire, dove si trova la parte commerciale, di progettazione, di studio dei campionari di tutte le linee. Milano, come ovvio, capitale della moda italiana per eccellenza. È il 1951 quando nasce Condorpelli, azienda che poggia le sue basi su solide fondamenta di tradizione e di stile grazie a Spartaco Zanini, che passò il testimone al figlio Bruno (allora presidente dell’associazione mondiale della pellicceria) e oggi prosegue il suo percorso con i figli Sergio e Alessandro. «Tre generazioni della famiglia Zanini con una specializzazione nella produzione di capi in pelle», racconta Sergio Zanini alla Verità.La partenza?«Ci occupavamo, soprattutto all’inizio, della vendita di pelli da pellicceria e confezionavamo il prodotto che davamo ai vari negozi senza marchio perché ognuno metteva il proprio. Ci siamo poi sempre più avvicinati all’industria dell’abbigliamento perché negli anni Ottanta scoppiò la moda delle guarnizioni, cappotti con i colli e i polsi di pelliccia e visto che sono poche le aziende produttrici in Italia che sanno combinare bene le cose tra il tessuto e il pelo, siamo diventati produttori per tutti i grandi brand che esistono ancora e si rivolgono a noi. Allora facevamo produzione conto terzi almeno per il 50%, mentre oggi il 90% è dedicato alle nostre linee».Ovviamente, non è finita lì.«Gli uffici stile e le varie produzioni si sono uniti, abbiamo dato e preso esperienza per iniziare a pensare di creare una nostra linea, la Manzoni 24, nata circa 15 anni fa e che mantiene adesso la stessa filosofia. Mixare i materiali, mettere insieme il pelo con la lana o il nylon o lo shearling richiede varie competenze che vantiamo da sempre».Chi disegna la collezione?«Uno staff interno, capitanato da Alessandra Grillo, moglie di mio fratello Alessandro, che si occupa della collezione da donna, mentre Alessandro segue la parte maschile con un altro piccolo team».La pelliccia scatena sempre polemiche, ha ancora un mercato?«È vero, ma noi possiamo garantire che tutte le nostre pelli arrivano da aste, luoghi regolarizzati dai governi e in cui produttori e contadini che hanno allevamenti mettono in vendita tutte pelli certificate e con standard di produzione molto rigidi. Se durante un’ispezione c’è qualcosa che non va come trattamento animali o normi igieniche, viene preclusa la vendita. Ogni nostro elemento di pelo che utilizziamo ha una filiera rintracciabile. Dalla natura non prendiamo niente, solo da allevamenti. Le pelli vengono conciate tutte in Italia». In linea di massima, rispetto ad altre lavorazioni, si segue un trattamento molto ecologico.«Noi lo siamo sempre stati perché è una concia naturalissima di acqua, sale e allume per conservare, mantenere e non rovinare la bellezza del pelo. Una pelliccia assolutamente ecologica, certificata e rintracciabile. La tinteggiatura avviene in Lombardia, nelle due uniche concerie che fanno questo tipo di servizio».Dove avviene la produzione?«Sempre in Lombardia, in laboratori che operano esclusivamente per noi, ci siamo specializzati soprattutto nel trattare il cashmere, il double, una lavorazione speciale senza fodera, con cuciture coperte fatte a mano. Siamo una azienda lenta nel produrre perché è lento il processo per farlo in un certo modo. Le nostre consegne sono tra i quattro e i cinque mesi dall’ordine».Manzoni 24 nel mondo?«Sì, in più di 800 punti vendita. Siamo molto ben rappresentati in Corea, Giappone, Russia con i problemi annessi e connessi, Germania, Spagna, Svizzera e da un paio d’anni abbiamo una distribuzione negli Stati Uniti sia con la collezione da donna che con quella da uomo. E poi Canada, Messico, Paesi Arabi. L’80% della nostra produzione va all’estero».Una collezione molto invernale ma da tempo anche primavera estate.«Da cinque anni è partito l’estivo per dare continuità al nostro invernale. Si parte da una base di double più leggero, togliamo il pelo, e resta una grande collezione di pelle e di camoscio che sostituisce il montone invernale e piano piano stiamo aggiungendo dei tocchi, materiali come la seta stampata, lini e cotoni».E l’uomo?«Da un paio d’anni abbiamo iniziato. Tanti nostri clienti ci hanno chiesto di avere dei capi. Siamo partiti con un piccolo zoccolo duro che ce lo ordinava. L’anno scorso ci siamo presentati al Pitti, dove torneremo per l’edizione di giugno, e abbiamo acquisito clienti nuovi. Stessa filosofia, tessuti nobili e in certe giacche invernali interni di pelo. Abbiamo iniziato a produrre qualche capo da bimbo».La pelliccia si nasconde?«Variano le esigenze delle nazioni. C’è chi, magari, non vuole il colletto in lapin ma in shearling. La Svizzera, ad esempio, non vuole il visone ma preferisce il montone perché è nella filiera dell’alimentare. Certi vogliono materiali più pregiati. Gli Stati Uniti sono ostici dove vendiamo solo montone o lapin. Richiestissimo lo zibellino in tutti gli altri paesi, dal Giappone alla Germania. Noi proponiamo in maniera discreta: abbiamo creato dei gilet che possono essere messi sotto i cappotti e il pelo si intravede, è una questione di scelte».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)