2022-12-11
Tra bonus cultura e «18app» serve un sistema anti truffe. E riavere i soldi costa troppo
Matteo Renzi e Dario Franceschini (Ansa)
I provvedimenti hanno dimostrato di non essere utili allo scopo per il quale erano nati. Vanno ridefiniti con la soglia Isee. Aspetti grotteschi segnalati da Gdf e Corte dei conti.La carta cultura dei diciottenni ha monopolizzato il dibattito sugli emendamenti. Al grido «vogliono cancellare il bonus cultura» l’opposizione si è compattata a difesa della misura introdotta da Matteo Renzi, resa strutturale da Mario Draghi e alla fine rivendicata dall’ex ministro della Cultura, Dario Franceschini. L’ex ministro in un’intervista a La Stampa parla della misura come di una svolta, un provvedimento imitato anche da Spagna, Francia e Germania, ma infine non nega le truffe. Tanto che spiega: «Quando ero ministro fu firmato un protocollo con la Guardia di Finanza per rafforzare i controlli su eventuali usi illeciti. E i controlli sono stati effettuati con ottimi risultati». Non è chiaro cosa intenda per ottimi risultati. Probabilmente il fatto che di truffe se ne sono trovate molte. Le ipotesi di uso difforme del bonus accertate sinora dalla Guardia di finanza coinvolgono, in concorso tra di loro, esercenti e neo-diciottenni, sono emerse varie tipologie di «furbizie»: conversione del voucher in denaro contante (la cosiddetta monetizzazione del voucher); acquisto di beni non ammessi dalla normativa di riferimento; acquisto plurimo dello stesso bene da parte di un solo beneficiario; conversione del voucher in tessera di credito a scalare da utilizzare presso l’esercente oltre il termine di scadenza previsto per l’edizione di riferimento. Alcune fonti del ministero riferiscono che si assiste a un crescente e consapevole coinvolgimento dei neodiciottenni titolari del Bonus nei meccanismi di uso difforme dello stesso, nonché all’emergere di nuove e più sofisticate forme di truffa, anche mediante un uso spregiudicato delle tecnologie e social networks, oggetto di indagine della Guardia di finanza, ma anche di altre forze di polizia.Inoltre, una sezione giurisdizionale della Corte dei conti, ha accertato un’ipotesi di danno erariale con conseguente condanna nei confronti di un esercente accreditato all’iniziativa «18app», con conseguente obbligo alla restituzione delle somme indebitamente percepite.Il giro di queste truffe coinvolge l’impegno del Nucleo speciale spesa pubblica e repressioni frodi comunitarie della Guardia di finanza, dei reparti della Guardia di finanza territorialmente competenti, delle Procure della Repubblica dove sono pendenti i procedimenti penali, nonché le Avvocature distrettuali dello Stato e le Procure territoriali della Corte dei conti. A questo lavoro si affianca quello del ministero che deve fornire documentazioni e rapporti informativi. Da questo si evince che il lavoro necessario al recupero delle somme sottratte supera il totale della somma da recuperare ed è per questo che la carta cultura per sopravvivere deve necessariamente essere rivista. Lo chiedono espressamente le forze di maggioranza: «L’App18 ha dimostrato di non essere utile allo scopo per il quale era nata e cioè garantire la diffusione della cultura tra i giovani. Anzi, la realtà ha mostrato quanto questo strumento sia fin troppo permeabile a truffe ed utilizzi ben lontani dagli scopi prefissati», fanno sapere i capigruppo di Fratelli d’Italia di Camera e Senato, Tommaso Foti e Lucio Malan. Che aggiungono: «La maggioranza vuole rivedere e ridefinire questo strumento andando verso una “carta della cultura” che, come ha chiarito lo stesso ministro Sangiuliano, deve diventare una reale opportunità per i giovani di “consumi culturali orientandoli alla lettura di libri, alla visita di mostre, ai corsi di lingua e alla musica”. E l’esame in Parlamento servirà a definire meglio i confini della nuova misura, nella convinzione che quei 230 milioni all’anno vanno utilizzati in maniera più efficiente per garantire concretamente la promozione della cultura e aiutare il settore».Intanto raggiunge quota 20.000 firme la petizione lanciata dall’ex premier Matteo Renzi per salvare la 18app. Si uniscono al coro di proteste anche le associazioni della fiera Più libri più liberi: «Da quando è stata approvata, nel 2016, la 18app ha consentito a migliaia di giovani di esplorare e avvicinarsi al mondo del libro. Questa misura non solo ha sostenuto il mondo del libro economicamente, ma ha consentito a un Paese che tradizionalmente legge poco di fare enormi passi in avanti». Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, fa sapere che si tratta di «uno strumento da ridefinire e rinominare anche per superare le criticità emerse in questi anni. Occorre mettere a punto un vero meccanismo anti-truffe», chiarisce, «e bisogna riperimetrare gli ambiti di utilizzo a consumi davvero culturali, evitando aspetti grotteschi. Su tutto ciò intendo lavorare insieme agli operatori del mondo della cultura per migliorare il sistema». Infine aggiunge: «Auspico che nasca una vera Carta della cultura per i giovani, ma penso che vada introdotta una soglia Isee che escluda persone appartenenti a famiglie con redditi elevati».
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