2023-11-14
Bonomi critica il governo mentre ne cerca la sponda
Carlo Bonomi (Imagoeconomica)
Il manager stronca la manovra, ma fa mandare lettere a Chigi perché sblocchi il suo problema laurea all’«ateneo di Confindustria».Da un lato continua a prendersela con il governo di Giorgia Meloni per la manovra economica, ma dall’altro lato prosegue nel mantenere un canale aperto con l’esecutivo per propria nomina da presidente della Luiss. Prosegue la telenovela dell’università di Confindustria, dove nelle scorse settimane è stato rinnovato (quasi) tutto il consiglio di amministrazione. Il numero uno di viale dell’Astronomia Carlo Bonomi, a cui manca un titolo di studio valido per diventare presidente di un’università, non si è ancora dato per vinto. Anzi, a quanto risulta alla Verità, avrebbe ancora un asso nella manica per poter avere un ruolo di spessore nello storico ateneo romano. I rumor confindustriali sostengono che alla fine dovrebbe diventare vicepresidente esecutivo, ma c’è persino chi scommette sulla possibilità di vederlo presidente, al posto di Luigi Gubitosi, da poco insediato. Del resto, nei giorni scorsi sarebbe stato proprio Vito Grassi, presidente di ALuiss, l’ente promotore dell’università Luiss Guido Carli, a spiegare in una nota al ministero dell’Università e ricerca di Anna Maria Bernini, l’inapplicabilità delle norme per le università pubbliche a quelle private con tanto di prassi modello silenzio assenso: Gubitosi non sarebbe stato informato della missiva. Né dell’allegato. La lettera contiene infatti un lungo parere a firma Gennaro Terraciano a sostenere la tesi che il vincolo della laurea varrebbe solo per gli istituti pubblici. In pratica, Bonomi avrebbe quindi ancora una possibilità di diventare presidente. E il via libera potrebbe arrivare proprio dal governo Meloni. Eppure, allo stesso tempo, Bonomi continua a criticare l’esecutivo. Lo ha fatto proprio ieri durante un’audizione parlamentare sulla legge di bilancio. «Ho definito questa legge di bilancio ragionevole nella misura in cui concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione nel 2024 del cuneo contributivo», ha detto il numero uno di Confindustria. «Dall’altro la riteniamo incompleta vista la sostanziale assenza di misure a sostegno degli investimenti privati e soprattutto di una strategia finalizzata alla crescita e alla competitività». In pratica, considerando insieme la legge di bilancio e la delega fiscale, «siamo nella rarissima occasione dove una manovra espansiva toglie risorse al sistema produttivo perché toglie l’Ace», 4,6 miliardi e «siamo in negativo di un miliardo». Su 30 miliardi di misure estensive della manovra, quasi al 55% sono dedicate ai lavoratori e solo il 9,4% alle imprese, ha detto Bonomi. «Non è per noi più rinviabile aprire un percorso favorevole alla crescita». Questa è l’ultima manovra economica che l’imprenditore lombardo commenterà da numero uno di viale dell’Astronomia. Come noto il prossimo anno il suo mandato scadrà. Siamo già nel cosiddetto semestre bianco. Archiviato l’incarico in Confindustria, Bonomi rischia di perdere entro un paio di anni anche quello in Fiera Milano, dove è stato già riconfermato due volte. Quando era diventato il numero uno degli industriali italiani le aspettative erano molto diverse. Per questo negli ultimi anni ha provato a diventare anche presidente della Lega calcio, senza però riuscirci. La partita sulla Luiss, quindi, è diventata la madre di tutte le battaglie. Al momento nel consiglio d’amministrazione dell’ateneo siedono Amato, Carbone, Maggioni, Magri, Mattarella e Zoppini. È stato poi nominato anche il direttore generale Gianni Lo Storto. In sostanza ALuiss, l’associazione Amici della Luiss, ha nominato 7 membri su 11. Ne può nominare altri 4 di cui 3 in rappresentanza degli enti o delle persone fisiche che maggiormente hanno contribuito alla Luiss. Manca poi il rappresentante del governo, altra casella su cui si sta consumando una partita interna al generone romano. Bonomi punterebbe a entrare in quella terna, su cui proprio Grassi avrà l’ultima parola.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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