
Con circa 1.200 agenti della Wagner, il territorio è campo di scontro tra Mosca e Ankara.Sale la tensione in Libia. Nella serata di mercoledì, le forze militari del generale Khalifa Haftar hanno effettuato un bombardamento aereo sull'aeroporto di Misurata. L'attacco rientra in un'operazione militare, lanciata nelle scorse ore dall'Esercito nazionale libico, chiamata «Ababil Birds» e finalizzata a conquistare Tripoli, oltre che a contrastare i gruppi armati, spalleggiati dalla Turchia. «I nostri bombardamenti odierni sono soltanto una parte e l'inizio delle nostre sorprese per il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan», ha dichiarato il portavoce delle milizie di Haftar, Ahmed al-Mismari. Nelle ore successive all'annuncio dell'operazione, si sono verificati scontri nell'area a Sud di Tripoli, mentre le forze di Haftar hanno avviato pattugliamenti ai confini con l'Algeria.È chiaro che, con questa mossa, il generale della Cirenaica punti a ribaltare la situazione di difficoltà in cui le sue truppe sono piombate negli ultimi mesi: una situazione principalmente dovuta all'intervento turco, che ha notevolmente tonificato le forze di Serraj. In tal senso, la scelta di agire in questo momento, potrebbe nascere da un calcolo ben preciso. Come riportava ieri Bloomberg News, pur a fronte di una fase militare attualmente favorevole in Libia, Erdogan sta riscontrando sempre maggiori turbolenze in politica interna: turbolenze dettate dalla crisi del coronavirus e dallo stallo verificatosi nello scacchiere siriano. In un simile quadro, svariati settori della politica turca guardano con sempre maggior fastidio al dispendioso interventismo di Ankara in Libia. Non è quindi del tutto escludibile che Haftar voglia adesso approfittare di questi elementi. Anche perché, per quanto indebolito, il maresciallo della Cirenaica può continuare a contare sul sostegno di Egitto, Emirati Arabi Uniti e Russia. E proprio Mosca potrebbe tornare a svolgere un ruolo dirimente nella complicata partita tra Haftar e Serraj.Mercoledì sera, Reuters ha rivelato che, secondo un recente rapporto delle Nazioni unite, il contractor militare privato russo, Wagner Group, avrebbe attualmente dislocati sul territorio libico circa 1.200 agenti con compiti militari specializzati (tra cui alcune squadre di cecchini). L'Onu ha anche parlato di oltre 20 voli, tenutisi tra la Russia e la Libia orientale da agosto 2018 ad agosto 2019: voli avvenuti con apparecchi civili «collegati o di proprietà» dello stesso Wagner Group. Va comunque sottolineato che le Nazioni unite non hanno potuto «verificare in modo indipendente» la dimensione effettiva delle forze mercenarie russe, basandosi quindi su «segnalazioni open source e avvistamenti circoscritti». Ora, per quanto Vladimir Putin abbia dichiarato a gennaio che il Wagner non rappresenti lo Stato russo, è difficile pensare che Mosca sia realmente estranea a questa significativa presenza. Alla luce degli ultimi avvenimenti, non è quindi escludibile che la Libia stia tornando a essere un campo di scontro tra Russia e Turchia.Va da sé che il ruolo italiano rischia di uscire ulteriormente ridimensionato da un tale scenario. Secondo quanto riferito ieri da Agenzia Nova, il raid di Haftar contro Misurata si sarebbe verificato proprio mentre era in corso una telefonata tra Serraj e Luigi Di Maio, dedicata alla missione europea Irini: missione cui il premier libico guarda con profonda freddezza. Un fattore che sottolinea la progressiva distanza tra Roma e Tripoli. Lo stesso vicepremier libico, Ahmed Maitig, ha del resto espresso frustrazione verso l'Italia in una recente intervista a Repubblica. Serraj si sta sempre più saldando ad Ankara, mentre Haftar, spalleggiato dai mercenari russi, apre un ennesimo capitolo della guerra civile. E la Farnesina, in tutto questo, sembra brancolare nel buio, rischiando di perdere definitivamente quel minimo di influenza politica che le era rimasta sulla regione.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.