2019-01-05
Boeri vuole scegliersi il successore. E ha iniziato ad avvelenare i pozzi
Guerra senza quartiere all'Inps: circolano lettere anonime contro i rivali del presidente uscente, sospettato di raccogliere dossier sui nemici per favorire l'ascesa dei fedelissimi. «Il caos mette a rischio quota 100».La riforma della Fornero riguarda anche l'Inail. Tito Boeri presto sostituito da un commissario in attesa del nuovo organismo.Lo speciale contiene due articoli.Per i suoi avversari Tito Boeri starebbe facendo opera di dossieraggio e avvelenando i pozzi dell'Inps. Secondo il sindacato di base si starebbe comportando da politico e da «padrino». Quel che pare certo è che il presidente uscente dell'Istituto previdenziale sta giocando tutte le sue carte affinché sulla poltrona che scalda dal 2014 non si sieda un suo nemico. I ben informati giurano che veda di buon occhio la candidatura di Pasquale Tridico, consulente di Luigi Di Maio al ministero del Lavoro e un po' criticato perché sul capitolo pensioni (soprattutto quelle d'oro) ha sposato in pieno la strategia di Boeri per un ricalcolo contributivo. Il direttore generale gradito al presidente uscente sarebbe, invece, il suo fedelissimo ex segretario Luciano Busacca, da lui nominato direttore centrale della segretaria unica tecnica normativa (incarico confezionato ad hoc), in pratica l'alter ego del dg. Per questo da settimane Boeri avrebbe preso di mira l'attuale dg Gabriella Di Michele (da lui scelta) e Fabio Vitale, direttore del Lazio, entrambi considerati troppo vicini all'attuale governo o comunque non in contrapposizione. Per lo stesso motivo vede come fumo negli occhi Mauro Nori, attuale consulente del ministro dell'Economia Giovanni Tria ed ex dg dell'Inps, ritenuto dagli addetti ai lavori tra i papabili per un ruolo di primo piano dentro all'ente.A novembre sono partite alcune lettere anonime, inviate ai diretti interessati e anche ai vari organi di controllo. Una delle missive del corvo ha attaccato Nori sulla questione del Tfs (trattamento di fine servizio) degli avvocati dell'ente. Dal 1982, in base alla legge, gli organi dell'Inps e dell'Inail calcolano nella liquidazione di questo trattamento anche la quota degli onorari pagati ai medesimi professionisti.Nel 2010 una sentenza della Cassazione però ha stabilito che nel conto debba andare solo lo stipendio tabellare.La lettera anonima accusa Nori di non essersi adeguato alla Cassazione. Il 22 dicembre Il Giornale ha ripreso la vicenda, sostenendo che l'allora dg Nori sarebbe stato licenziato da Boeri perché fautore del mantenimento dello statu quo. Una vera bomba sganciata in un periodo di candidature.Nori ha querelato per diffamazione il quotidiano, anche perché lo stesso Boeri - dopo che Nori, per scadenza del mandato, era stato sostituito da Massimo Cioffi - ha confermato il regolamento sugli onorari dei legali Inps con la determinazione numero 44 del 2015, di cui La Verità è in possesso. La realtà è che, con una decisione improvvisa, a settembre 2018 Boeri ha mutato orientamento e ha bloccato il pagamento del Tfs solo degli avvocati dell'Inps - senza avvertire l'Inail che ha le stesse regole - e ha provveduto a far segnalare la questione alla Procura della Corte dei conti per danno erariale. Ma perché Boeri ha deciso di agire adesso? Una delle possibilità è che Nori sia finito nella sua lista nera perché considerato l'artefice della bocciatura di tutte le proposte di Boeri su quota 100.In ogni caso la denuncia sembrerebbe prematura visto che è ancora aperto un tavolo di approfondimento al ministero della Pubblica amministrazione per valutare l'interpretazione dell'Inps. Senza contare che gli avvocati ritengono discriminatoria la scelta di Boeri in quanto non riferita anche ai dirigenti e ai funzionari dell'Inps. Un ex alto dirigente dell'ente offre questa chiave di lettura degli accadimenti: «Non sarà che il presidente uscente, avendo riscontrato l'impossibilità di essere confermato, sta producendo degli atti per mandare nel caos l'Inps che lascerà ai suoi successori, facendo così fallire i programmi del governo su quota 100 e reddito di cittadinanza? Anche la recente delibera che taglia gli organici dei dirigenti sembrerebbe far propendere per il sì. Un modo per farsi rimpiangere e vedere avverate le sue previsioni da Cassandra». In questa campagna finale Nori non sarebbe il solo nome terminato in un'ideale lista di proscrizione. Boeri recentemente, nell'ambito di una più ampia richiesta di informazioni all'avvocatura dell'Inps, settore personale, avrebbe fatto raccogliere materiale anche sulla dg Di Michele a proposito di un'operazione che la donna avrebbe effettuato con l'Istituto quando era direttrice generale (autorizzò un mutuo da 300.000 euro destinato a sé stessa). Secondo la dirigente si sarebbe trattato di una svista e per questo ottenne da Boeri di poter firmare una transazione che annullava la sanzione (minima) di 200 euro. In occasione del recente discorso per i 120 anni dell'Inps Boeri non ha fatto mancare alla Di Michele una frecciata pubblica a proposito del suo attaccamento all'Inps (o, meglio, alla poltrona, come hanno tradotto i presenti) e la sua scarsa ostilità verso le nuove norme volute dal governo che secondo il presidente metterebbero in crisi il Paese.Farebbe parte dell'elenco dei nemici pure Vitale. Il direttore del Lazio circa un mese fa è venuto a conoscenza della preparazione di un attacco mediatico contro di lui e altri dirigenti, simile a quello che ha colpito Nori e ne ha reso partecipe la Di Michele. Per Vitale si tratterebbe «ancora una volta di attività di dossieraggio di matrice interna, volta solo a disorientare, per tornaconto personale dei delatori, in questo momento particolarmente delicato della vita dell'istituto in cui ci si accinge a dare attuazione in via amministrativa a importanti riforme». Chi sia, a suo dire, il mandante Vitale lo lascia intendere nei polemici auguri di Natale che ha inviato al suo presidente: «Professor Boeri, per il bene di tutti i dipendenti Inps, degli italiani e del nostro sacro Paese, ci faccia il più bel regalo di Natale: si dimetta. Viva l'Italia, viva l'Inps». Boeri ha preferito non replicare.Citiamo, infine, il comunicato dell'Unione sindacale di base dell'Inps del 17 dicembre scorso, in cui si legge: «Il presidente Boeri ha chiuso le celebrazioni dei 120 anni dell'Inps con un discorso imbarazzante, intriso di attacchi politici e sfacciati endorsement». Questi ultimi sarebbero stati pronunciati a favore dei «pupilli» Busacca e Massimo Antichi, per l'Usb «quasi a voler rivendicare il ruolo di padrino dei due “figliocci" dirigenti». Antichi è il capo del centro studi dell'Inps, quello che sforna i numeri tanto cari a Boeri. Ebbene per il presidente uscente «l'incarico di responsabile del centro studi non può essere soggetto a spoils system». Infatti i numeri sono l'arma non convenzionale che Boeri avrebbe utilizzato negli ultimi mesi per scagliarsi contro il governo: «A noi risulta che ci siano state pressioni interne all'Istituto esercitate sul coordinamento statistico attuariale per modificare i dati oggettivi» ha denunciato l'Usb. Chissà se adesso qualcuno chiederà ai sindacalisti di fare nomi e cognomi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/boeri-vuole-scegliersi-il-successore-e-ha-iniziato-ad-avvelenare-i-pozzi-2625136611.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="allinps-finisce-lera-del-presidente-re-torna-il-cda-nominato-da-premier-e-colle" data-post-id="2625136611" data-published-at="1757833921" data-use-pagination="False"> All’Inps finisce l’era del presidente re. Torna il cda nominato da premier e Colle Finalmente finirà l'era dell'uomo solo al comando ai vertici dell'Inps e pure dell'Inail. Come anticipato ieri il decreto quota 100 contiene anche due commi dedicati ai due istituti. Torna a distanza di oltre otto anni il consiglio di amministrazione. Sarà composto da cinque membri compreso il presidente. La nomina passerà attraverso il vaglio della commissione Bilancio, del ministero del Lavoro e di quello dell'Economia. I nomi dei membri saranno proposti dal premier e vistati dal Colle. Un procedimento trasparente, non certo breve, che riporterà soprattutto l'istituto ora guidato da Tito Boeri alla sua versione originaria. A prima del 2010, quando di fatto fu commissariato dal governo Berlusconi. La versione monocratica non è poi stata più cambiata. Hanno concorso situazioni politiche non favorevoli ma anche uno scandalo come quello legato al nome dell'ex presidente Antonio Mastrapasqua. Il cda, inutile dirlo, serve a mantenere una gestione più equilibrata e meno politicizzata. Infatti, gli altri membri avranno provenienze istituzionali e ministeriali. Adesso la linea del presidente Inps è praticamente insindacabile, come hanno dimostrato gli ultimi mesi della gestione Boeri. E qui arriva la mossa a sorpresa. Una volta sbarcato in Gazzetta ufficiale il decreto diventerà valido a tutti gli effetti. Immaginando che il 20 gennaio sia una data verosimile, significa che già l'indomani il governo potrebbe far valere la novità, dare il via all'iter di nomina del nuovo cda e nel frattempo nominare un commissario che accompagnerà l'ente nelle settimane di transizione. Tradotto decadranno sia l'attuale capo dell'Inail, Massimo De Felice (in scadenza a novembre 2020), sia Boeri, che scade il 16 febbraio. Non è escluso che gli stessi commissari vengano nominati successivamente presidenti come già accaduto per l'Inps con Gian Paolo Sassi. Per il vertice Inps da giorni circolano diversi nomi anche se è probabile che alla fine si giochi una carta rimasta coperta fino alla fine. Ovviamente l'attuale numero uno dell'Inps ha già scavato la sua trincea. Non a caso nei giorni scorsi era stato lanciato un allarme dallo stesso Boeri sulle difficoltà per assicurare i servizi dell'istituto a fronte del possibile esodo del personale grazie a quota 100 (4.000 la platea che avrebbe i requisiti per andare in pensione) e del blocco del turn over fino al 15 novembre previsto dalla legge di bilancio. Mentre il presidente del Civ (consiglio di indirizzo e vigilanza) dell'istituto, Guglielmo Loy, si era limitato a dire: «Quella attuale è una fase nella quale sarebbe necessaria stabilità. Mi preoccupa che non ci sia ancora certezza sulla governance dell'Inps». Servono, secondo Loy, «risposte immediate dal governo». Risposte arrivate con la riunione di giovedì pomeriggio quando il governo ha deciso per il ritorno del cda e soprattutto ha avviato un task force con due obiettivi. Il primo sarà quello di sostenere le 350.000 richieste di uscita anticipata dal lavoro unitamente al fatto che 4.000 potrebbe riguardare i medesimi dipendenti Inps. Al tempo stesso la task force serve a una gestione transitoria che eviti i tentativi di Boeri di rendersi indispensabile e remare contro il governo fino all'ultimo. In pratica, l'obiettivo della task force è evitare che escano documenti privi di sostanza scientifica come quelli diffusi contro il decreto dignità o la stessa introduzione di quota 100. È indubbio che anche se anticipato solo di pochi giorni l'allontanamento di Boeri dalla carica è una risposta politica a un atteggiamento che in questi mesi è stata di opposizione politica alla Lega. Non è un mistero che l'uomo voluto da Matteo Renzi al vertice dell'istituto dei pensionati ha cercato in tutti i modi di smontare le novità di questo governo anziché applicarle o correggerle dal punto di vista tecnico. Tutti gli allarmi si sono mostrati infondati e se Matteo Salvini non è intervenuto è solo perché l'altro vice premier, Luigi Di Maio, ha visto (sbagliando) in Boeri un possibile consulente per il ministero del Lavoro. All'opposizione che in queste ore urla al commissariamento e al poltronificio, bisogna ricordare che nel 2014 (governo Renzi) si voleva inserire in legge di bilancio il ripristino del cda sia per l'Inps sia per l'Inail con tre membri e un presidente. Proprio perché l'uomo solo al comando non funziona.
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