2025-11-10
Joseph Shaw: «Le autorità inglesi censurano per paura della guerra civile»
Il filosofo britannico: «Gli islamici vengono usati per silenziare i cristiani nella sfera pubblica, ma non sono loro a chiederlo».Joseph Shaw è un filosofo cattolico britannico, presidente della Latin Mass Society, realtà nata per tramandare la liturgia della messa tradizionale (pre Vaticano II) in Inghilterra e Galles.Dottor Shaw, nel Regno Unito alcune persone sono state arrestate per aver pregato fuori dalle cliniche abortive. Crede che stiate diventando un Paese anticristiano?«Senza dubbio negli ultimi decenni c’è stato un tentativo concertato di escludere le espressioni del cristianesimo dalla sfera pubblica. Un esempio è l’attacco alla vita dei non nati, ma anche il tentativo di soffocare qualsiasi risposta cristiana a tale fenomeno. Questi arresti quasi mai sono legalmente giustificati: in genere le persone vengono rilasciate senza accuse. La polizia va oltre la legge, anche se la stessa legge è già piuttosto draconiana e ingiusta. In realtà, preferiscono evitare che questi temi emergano in un’aula giudiziaria pubblica, e questo è interessante. Ovviamente non si tratta di singoli agenti: la polizia è guidata da varie istituzioni, che forniscono linee guida e altro. Ora siamo nel pieno di un dibattito in Parlamento sull’eutanasia. I sostenitori dicono esplicitamente: “L’opposizione viene tutta dai cristiani, quindi dovrebbe essere ignorata”, come se i cristiani non avessero diritto di parola nel processo democratico. In tutto il Paese c’è la percezione che il cristianesimo sia qualcosa di negativo, da spazzare via. Certo, è solo una parte dell’opinione pubblica, non la maggioranza. Ma è qualcosa che si nota nella classe politica, non universalmente, tra gli attori importanti».In altri casi alcune persone sono state perseguite per dei post sui social network con l’accusa di diffondere odio. Esiste un problema più ampio di libertà di espressione?«È collegato, ma non esattamente la stessa cosa. Anche qui si tratta di politiche della polizia, stabilite da varie istituzioni nazionali spesso non direttamente sotto il controllo del governo. Spesso, anzi, è piuttosto imbarazzante per l’esecutivo. Come per le persone che pregano fuori dalle cliniche abortive, la grande maggioranza di questi individui non viene perseguita perché non ci sono prove sufficienti: la polizia fa loro visita e li scheda nei registri. È successo di recente al comico Graham Linehan e a molti altri. Sembra un enorme spreco di tempo, basato sul presupposto che se qualcuno presenta una denuncia legata a una presunta legislazione sull’odio, la polizia debba indagare. Chiunque può sostenere che qualcuno abbia rivolto un commento razzista, sessista o similari. E senza esaminare le prove per vedere se siano minimamente ragionevoli, la polizia deve interrogare questa persona, magari nel cuore della notte, magari arrestandola davanti ai figli. Ed è assurdo, perché queste stesse forze di polizia, se dici che ti hanno rubato la bicicletta o svaligiato casa, ti rispondono: “Non abbiamo risorse per venire a parlarti. Ecco il numero da dare alla tua assicurazione per dimostrare che hai denunciato”». Perché per una cosa trovano il tempo e per l’altra no? «Penso che vada oltre una semplice preferenza ideologica e che siano genuinamente spaventati dal fatto che il Paese possa precipitare in qualcosa di brutto. La polizia, qui e forse ovunque, vuole evitare la violenza. E non è sbagliato che abbia questa priorità. Ma se diventa la priorità assoluta, si finisce per fare cose molto strane. Continuano a dire alle persone: “Non vogliamo violenza, quindi disperdetevi. Pensiamo che questa sia una situazione potenzialmente pericolosa, quindi andate via, non esercitate il vostro diritto di protesta. Non esercitate il vostro diritto alla libertà di parola”. Non è del tutto irragionevole, ma al momento sembrano molto preoccupati da quella che descrivono come violenza di estrema destra. La polizia ha raggiunto alcune persone per aver criticato membri eletti del Partito laburista. Una donna è stata interrogata perché su Facebook aveva criticato il suo Consiglio comunale. L’idea è che la polizia debba tenere un coperchio su tutto. Ogni giorno sentiamo di reati commessi da immigrati, recenti o di seconda generazione, o musulmani. C’è stato un grande sforzo per sopprimere queste notizie, ma con i social ora è molto più difficile. Penso siano preoccupati che qualcosa esploda e, non potendo fermare i migranti o gli estremisti musulmani, fermano la reazione della gente comune».Pensa che il progressivo aumento della presenza islamica c’entri qualcosa? Crede rappresenti una minaccia alla vostra identità?«Solo pochissime delle persone che applicano queste misure, la polizia e i pubblici ministeri, sono musulmani. La grande maggioranza è cristiana o quantomeno di eredità cristiana. Quello che i musulmani vogliono fare, ovviamente, varia a seconda della loro corrente islamica. Ma la domanda più grande è: che cosa sta cercando di fare o di impedire l’establishment politico? C’è una paura genuina che le cose esplodano e che precipitiamo in una guerra civile. Capisco perfettamente che chiunque governi un Paese non voglia che ciò accada, perché sarebbe molto spiacevole. Ci sarebbero morti. È abbastanza ragionevole, anche se si potrebbe obiettare che la politica sta peggiorando le cose. Ma c’è anche dell’altro, e va avanti da decenni. I musulmani e altre minoranze religiose sono stati usati come pretesto per sopprimere l’espressione pubblica del cristianesimo. Tradizionalmente, a Natale si addobbavano i nostri centri con varie decorazioni. Questo è diminuito molto nel tempo, perché i Consigli più di sinistra e i commentatori liberal dicono: “Non possiamo più farlo, ora siamo una società multiculturale”. A volte i giornali si prendono la briga di chiedere a un musulmano che cosa ne pensi, tipo all’imam della moschea locale. E la risposta è sempre: “Non vediamo quale sia il problema. Non lo stanno facendo perché gliel’abbiamo chiesto noi. Stanno usando noi come scusa per sopprimere l’espressione pubblica della religione”. I musulmani non vogliono una società in cui nessuno possa parlare di religione: non è questa la loro concezione. Ora, potremmo non voler vivere in una società musulmana, ma essa non corrisponde alla visione secolare delle persone che attualmente sono al potere».Negli Usa, la vittoria di Trump pare aver frenato il delirio woke-progressista. Nel Regno Unito, i conservatori sono stati al potere fino a un anno e mezzo fa, ma le cose non sono andate bene. Nutre qualche speranza verso il nuovo partito di Nigel Farage?«Ho letto di recente un commento sui social media che dice: “La gente ha votato laburista per punire i conservatori, e voterà per Nigel Farage per punire i laburisti”. Il problema è: se Nigel Farage non riuscirà a risolvere i vari problemi, che sono estremamente difficili da affrontare, dove andranno le persone dopo? Potrebbero semplicemente decidere che la democrazia non funziona. Lui non ha esperienza di governo. Pochissimi dei suoi parlamentari sanno che cosa significhi governare il Paese. Quindi non guardo al futuro con grande ottimismo. Ovviamente nutro molta simpatia per le persone stufe dei principali partiti attuali, ma è un fatto che, se guardi alle forze politiche emergenti in Europa, spesso il loro primo tentativo di governare non è andato granché bene».Qual è la situazione dei cattolici nel Regno Unito?«Alcuni anni fa, il numero di cattolici praticanti ha superato quello degli anglicani. Ma coloro che si identificano come anglicani sono ancora di più. E non c’è da sentirci troppo soddisfatti come cattolici, perché il numero di persone che vanno nelle chiese cattoliche è crollato drasticamente dai decenni successivi agli anni Sessanta. Non è vero che sia in corso una sorta di meravigliosa rinascita. Forse si è mosso qualcosa dopo il Covid, ma abbiamo comunque meno praticanti del 2019. Ci sono alcune tendenze contrarie, come le comunità legate alla messa tradizionale, ma sono molto piccole. Non del tutto insignificante è il numero di sacerdoti appena ordinati o di persone in seminario che hanno una disposizione positiva verso la messa tradizionale. Sembra chiaro che, col tempo, la maggioranza dei membri più giovani del clero celebrerà il rito antico, o almeno sarà favorevole. Ma temo che la Chiesa istituzionale e la gerarchia cattolica non abbiano risposto in modo adeguato alla sfida. Stanno semplicemente andando avanti come prima, e non funziona».Di recente papa Leone XIV ha pregato con re Carlo III. Al punto che alcuni hanno pensato a un possibile riavvicinamento tra le due confessioni. Anche lei lo crede? «No, non lo credo minimamente. È un’idea bellissima, ma purtroppo non è assolutamente in programma. Quello che abbiamo sono relazioni amichevoli. E penso che, sotto molti aspetti, sia meglio che avere relazioni ostili. Ma c’è una grande differenza tra relazioni amichevoli e qualsiasi riconciliazione dottrinale. Molti anglicani non sono estremi, non respingono la Chiesa di Roma come una sorta di terribile Anticristo. La rispettano, pur non essendo sempre d’accordo. Ma di tanto in tanto la Chiesa anglicana come istituzione rende molto chiaro che non nutre quel tipo di rispetto per la Chiesa cattolica. Di recente lo ha fatto con i preti e i vescovi donna. Negli anni Trenta ha accettato la contraccezione. E quello che ha da dire sull’aborto è disperatamente vago e contraddittorio. La Chiesa anglicana si sta allontanando sempre di più, sotto molti aspetti, dall’insegnamento cattolico ortodosso. Allo stesso tempo, però, l’anglicanesimo è una parte rilevante di ciò che rende l’Inghilterra cristiana. Alcune persone pensano che dovremmo sbarazzarcene, separarlo dallo Stato, e che non dovremmo pregare all’inizio delle sessioni del Parlamento o avere vescovi nella Camera dei Lord. Io credo che eliminare tutte queste cose renderebbe l’Inghilterra un Paese molto meno cristiano. E non sarebbe a vantaggio della Chiesa cattolica. Non sarebbe a vantaggio di nessuno. Sarebbe una calamità».La messa tradizionale in latino ha conosciuto un’apertura sotto papa Benedetto XVI, poi è stata fortemente osteggiata da Francesco. Secondo lei, attira ancora nuovi fedeli? E crede che con papa Leone si tornerà a una maggiore apertura?«Penso che la risposta alla seconda domanda sia sì, perché penso che la risposta alla prima domanda sia sì. Ritengo che papa Leone sia abbastanza aperto mentalmente da vedere che sarebbe sciocco sopprimere qualcosa che sta andando bene. Se stessimo morendo non sarebbe così importante, ma non è così. Ci sono molte vocazioni. Ci sono comunità religiose che stanno crescendo molto rapidamente. A meno che uno non sia ideologicamente convinto che sia una cosa cattiva e che stia portando la Chiesa nella direzione sbagliata, non avrebbe senso schiacciarle. Come ogni movimento, ha elementi deprecabili. Ma non si può condannare la messa tradizionale in sé per le opinioni degli estremisti, più di quanto si possa condannare il Novus ordo per le opinioni di persone che credono, non so, nell’ordinazione delle donne, nel divorzio o nella contraccezione. La stragrande maggioranza delle persone che frequentano la messa tradizionale e dei sacerdoti che la celebrano sono fedeli al Papa e sono piuttosto sani di mente. Quindi non ha senso. Quello che è successo sotto papa Francesco non è facile da spiegare, ma a lungo termine la Chiesa non farà qualcosa che è semplicemente folle. Stiamo compiendo una restaurazione, non di una chiesa fisica, anche se pure questo accade, ma della liturgia. Solo per renderla disponibile, non per impedire a tutti gli altri di andare alla messa post conciliare. E non c’è davvero nessun argomento contro questo».