2018-07-21
Caro Conte, è l'ora di cacciare Tito Boeri
Nel 2018 il disavanzo Inps salirà di 1,2 miliardi e verranno spesi 7 miliardi in più rispetto all'anno precedente. I costi di funzionamento sono cresciuti di 50 milioni. E sono arrivate anche critiche dalla Corte dei conti. Il presidente vuole il Pd, il premier lo accontenti.Giuseppe Conte dovrebbe chiedere formalmente le dimissioni del presidente dell'Inps. Non perché durante l'audizione alla Camera Tito Boeri abbia usato toni inaccettabili, attaccando con frasi sprezzanti alcuni ministri, ma per una serie di fattori che riguardano la gestione dell'istituto previdenziale. Il metro di giudizio infatti non può essere rappresentato solo dallo scambio di accuse con Matteo Salvini e, più segnatamente, con Luigi Di Maio, anche se questa non è cosa che si veda tutti i giorni in un Paese normale. No, lasciando da parte le polemiche, per valutare Boeri sono sufficienti i risultati dell'Inps sotto la sua guida. I dati, recentemente analizzati dal sito Truenumbers, evidenziano che nel 2018 l'ente aumenterà il suo disavanzo di 1,2 miliardi, giungendo a spendere, nonostante tutte le riforme varate in questi anni, quasi 7 miliardi in più rispetto all'anno precedente. Nel 2018 le entrate correnti corrispondono a circa 340 miliardi, le uscite a 344 miliardi e mezzo, ma siccome le uscite crescono più delle entrate (7 miliardi a fronte di 4,7 di nuovi contributi) il buco si allarga. Come ha spiegato la Corte dei conti nell'ultimo rapporto dedicato all'istituto, di questo passo il patrimonio dell'Inps è destinato a erodersi. Ovviamente i difensori del docente-presidente obiettano che la colpa del bilancio in rosso non può essere addebitata a chi ha ereditato una situazione pesante. Vero, ma il professore non è seduto sulla poltrona del più grande ente previdenziale d'Europa da qualche settimana, bensì da quasi quattro anni e, grazie a un mandato che gli attribuisce pieni poteri, ha avuto dal 2014 a oggi la possibilità di rimettere le cose a posto e dunque anche di migliorare i conti. Invece, nonostante le lezioni che il bocconiano distribuisce a destra e a manca, sprofonda sempre di più. Già, mentre Boeri parla di immigrati, sostenendo che senza di loro i pensionati rischiano di non vedersi pagata la pensione, mentre discute di vitalizi parlamentari, argomento che però non rientra nel perimetro di sua competenza, mentre terrorizza gli aspiranti pensionati con le sue buste arancioni, il professore non parla delle questioni di cui invece per ruolo dovrebbe parlare. Nelle molte interviste rilasciate e nei numerosi interventi durante i convegni non risultano per esempio sue prese di posizione sul fronte delle sperequazioni tra pensioni private e pensioni pubbliche, ovvero tra il trattamento di cui gode chi lavora per un'azienda e chi per lo Stato. E dire che lo squilibrio tra l'assegno dei primi e quello dei secondi è piuttosto evidente, dato che secondo Truenumbers l'uno è la metà del secondo, e consente a un ex dipendente ministeriale di incassare 2.250 euro contro i 1.250 in media dell'ex lavoratore nel settore privato. È vero che gli ex statali sono appena 3 milioni e quelli che vengono dal mondo delle aziende e delle professioni quasi 18, ma il disavanzo dell'ente è generato in massima parte dalla gestione dei dipendenti pubblici. Eppure, non si segnalano forti di prese di posizione da parte di Boeri per correggere la situazione al fine di sollecitare il governo a porre fine allo squilibrio. Né si ha notizia di grandi interventi per ridurre le spese di funzionamento dell'Inps, che nel 2016 si sono attestate a 4,331 miliardi, quasi 50 milioni in più dell'anno precedente. E dire che, secondo la magistratura contabile, questo potrebbe consentire all'Inps di ridurre autonomamente gli oneri a carico delle gestioni, che incidono negativamente sui risultati di esercizio. La Corte dei conti, peraltro, aveva segnalato un numero di incarichi di studio e ricerca eccessivo, non proporzionato al numero di posti di vertice delle strutture centrali e territoriali. Insomma, troppe spese. E al tempo stesso, troppo pochi accertamenti nei confronti di chi evita di pagare i contributi. È vero che questo è un compito dell'Ispettorato nazionale del lavoro e non dell'Inps, ma se nel bilancio 2016 emerge un calo del 27 per cento degli accertamenti, con conseguente riduzione dei lavoratori in nero accertati (meno 39.372) e del valore dell'accertamento (quasi 1 miliardo in meno), non sarebbe stato il caso che Boeri alzasse la voce, sollecitando il governo a intervenire, invece di polemizzare con Salvini per avere più immigrati? Probabilmente a Boeri il ruolo di presidente dell'Inps sta stretto ed è possibile che egli, più che parlare di pensioni, voglia discutere d'altro, come appunto di immigrazione e politica. Nonostante la Corte dei conti segnali come nelle sue mani vi sia troppo potere, il professore evidentemente si sente sprecato e, come ha suggerito qualcuno, in un momento di crisi della sinistra, lui che è di sinistra, forse si sente pronto per il gran salto da leader. Dunque, caro Conte, visto che il ruolo gli va stretto e sogna di fare altro, lo accontenti. Lo levi dall'Inps e lo mandi a far danni al Pd. Ne guadagneranno l'ente e anche gli italiani, che così vedranno definitivamente affossata la sinistra.
Charlie Kirk (Getty Images)