2018-04-29
I conti in tasca alla pensione
dell’uomo che vuole tagliarci le pensioni
Oltre a quelli da presidente dell'Inps, Tito Boeri percepisce contributi da parte della Bocconi, che glieli paga per questioni «di prestigio». L'ex senatore Carlo Giovanardi: «Prende anche 45.000 euro per un festival». Nulla di illegale, ma non è il massimo per chi vuol limare gli assegni altrui.«Chi di privilegio ferisce di privilegio perisce» è il motto dell'ex senatore di centro-destra (Idea) Carlo Giovanardi, il quale subito dopo aver lasciato il Parlamento ha deciso di occupare il tempo libero ingaggiando un duello rusticano con il presidente dell'Inps Tito Boeri. «È il Torquemada dei privilegi altrui» ruggisce il già ministro e vicepresidente della Camera. Che aggiunge: «L'uomo che vuole massacrare i pensionati italiani gode di vantaggi superiori a quelli di noi parlamentari». Boeri ha da tempo dichiarato guerra ai presunti ingiusti trattamenti dei politici, denunciando in particolare che «in aggiunta ai vitalizi c'è un altro tipo di privilegio: gli oneri figurativi. Se un parlamentare era prima lavoratore dipendente, durante il mandato alla Camera o al Senato, l'Inps gli deve versare i contributi datoriali: si tratta di circa il 24% della loro retribuzione, che in alcuni casi l'Inps ha versato per 20-40 anni». In pratica gli onorevoli avrebbero diritto a due pensioni, quella da politico e quella da ex dipendente, pagata dallo Stato (perché i versamenti dell'azienda sono solo sulla carta). Giovanardi si getta nella mischia da par suo: «Si tratta della pensione e del vitalizio a cui partecipano due diversi datori di lavoro: il Parlamento e la vecchia azienda. Esattamente quello che sta accadendo a Boeri. Mentre è in aspettativa dall'università Bocconi, percepisce dall'Inps 104.000 euro lordi e l'ente previdenziale alimenta una gestione separata sulla quale il presidente matura il diritto a una seconda prestazione pensionistica oltre a quella da professore universitario. Inoltre vorrei capire i motivi per cui quel signore abbia omesso di spiegare agli italiani che lo Stato non gli verserà i contributi figurativi, perché a lui ci pensa il precedente datore di lavoro che eroga contributi reali e quindi molto più sostanziosi. Sa perché? Al contrario di noi parlamentari e di tutti gli altri lavoratori, salvo i magistrati, il suo periodo di aspettativa viene valutato come utile ai fini della progressione di carriera». Dunque se Giovanardi è uscito dalla Cassa di risparmio nel 1980 ed è andato in pensione come vice capoufficio, senza aver ottenuto avanzamenti di carriera, Boeri potrà contare su contributi parametrati a una carriera in crescita. L'addetta stampa del presidente dell'Inps ha ammesso che la Bocconi, ente privato, «versa volontariamente, per tutto il periodo di aspettativa del presidente Boeri, la quota datoriale di contributi effettivi, calcolati sulla retribuzione che il professor Boeri avrebbe percepito dall'Università Bocconi se avesse continuato a fare il professore anziché accettare l'incarico all'Inps». La portavoce ha aggiunto che la Bocconi paga volentieri la gabella per una sua «policy», perché l'incarico all'Inps conferirebbe prestigio all'università. Una giustificazione che fa indispettire Giovanardi: «Alla mia banca non avrebbero dovuto essere fieri di avere un dipendente in aspettativa che stava facendo il senatore o il ministro?». Evidentemente lo erano meno che alla Bocconi, che con i docenti eccellenti si fa pubblicità. Ma il politico modenese non demorde: «Le domando: i contributi reali e non figurativi che quell'università gli sta versando per la sua aspettativa, li pagano gli studenti con le loro rette o la Bocconi con eventuali contributi pubblici? Qualcuno lo spiegherà agli italiani?». Va detto che nella sua difesa Boeri ha anche sottolineato che al contrario di altri lavoratori, lui paga di tasca propria la quota di contribuzione a carico del lavoratore (9%). Una precisazione che finisce per essere un ulteriore assist per Giovanardi: «Lui paga la parte del lavoratore? Se è per questo è dal 1999, cioè da vent'anni, che i dipendenti pubblici e privati eletti parlamentari sono l'unica categoria in aspettativa ad essere obbligata a versare per legge i contributi nella parte spettante ai lavoratori, soltanto per mantenere il posto di lavoro a stipendio zero e nessuno sviluppo di carriera». La portavoce ha, infine, evidenziato che Boeri nell'assumere il suo incarico all'Inps ha rinunciato a tutti i suoi altri incarichi, mantenendo unicamente il ruolo di direttore scientifico del Festival dell'economia di Trento. Una dichiarazione che ha dato ulteriore fiato a Giovanardi che con La Verità sogghigna: «Perché Boeri non dice che oltre all'indennità dell'Inps percepisce altri 45.000 euro all'anno quale curatore del festival trentino e che negli ultimi tre anni l'Inps gli ha versato 120.000 euro, circa 3.300 al mese, come rimborso delle spese di vitto e alloggio a Roma? Qual è la differenza rispetto alla diaria dei parlamentari? Se noi siamo dei privilegiati, lui che cos'è?». Credo ce ne sia abbastanza perché chi ha alimentato il linciaggio morale dei parlamentari dia spiegazioni plausibili o le faccia dare dalla Bocconi tenendo conto che esiste sempre l'istituto delle dimissioni davanti a quanto sta emergendo», conclude Giovanardi. C'è da scommettere che il duello non sia finito.