
Per commissariare il presidente dell'Inps si aspettano le nomine in Consob. Ma il 16 febbraio sarà fuori. Paventa lo svuotamento dei funzionari dell'istituto e attacca la nuova legge. Solo perché non l'ha fatta lui.Non appena letto il testo del decretone (che ieri ha lanciato quota 100 e reddito di cittadinanza), l'attuale presidente dell'Inps ha compreso che ha davanti a sé poco meno di 30 giorni. Il prossimo 16 febbraio il suo incarico scadrà e a differenza di quanto previsto dalle precedenti leggi non resterà in carica fino alla prossima nomina, ma decadrà immediatamente. Una sorta di commissariamento temporaneo, fino a quando il governo - dopo aver coinvolto le commissioni finanza dell'Aula - proporrà al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il nuovo presidente del consiglio di amministrazione dell'Inps. L'obiettivo del governo è stato quello di fare in modo che Boeri non si occupasse dell'anti riforma Fornero, non costituisse la task force dedicata a quota 100. Il timore è che spinga politicamente nella direzione opposta, come è accaduto la scorsa estate in occasione del decreto dignità. Quando la famosa e poi negata manina inserì nel testo la tabella che preventiva una perdita di posti di lavoro nell'ordine delle 80.000 unità. Le statistiche successive, almeno per il momento, hanno dimostrato l'opposto. Però il danno è stato fatto e il calcolo - non di matrice scientifica - ha fatto il giro di tutti i media. Ieri, alla luce dei rapporti con il governo, Boeri ha diffuso un saluto al consiglio di Indirizzo e vigilanza dell'ente. Al di là delle frasi sentite e di quelle di rito ha colto l'occasione per lanciare l'ennesimo grido politico.«Come sapete, pochi giorni prima di Natale ho lanciato un campanello d'allarme di fronte alla disposizione della legge di Bilancio che ci obbliga a rinviare a novembre 2019 le assunzioni che compensano le cessazioni dal servizio nel 2018 (circa 1.040 unità). Il ministro della Funzione pubblica, Giulia Bongiorno, ha risposto che questo ritardo non avrà effetto, essendo comunque impossibile procedere prima alle assunzioni in quanto bisogna preventivamente espletare le procedure concorsuali». In pratica Boeri aggiunge che a marzo sarebbero potuti entrare nell'ente 3.500 giovani. «Invece il rinvio delle assunzioni - paradossale da parte di chi sostiene a parole di voler far entrare più giovani nel mercato del lavoro - avrà effetti eccome sulle nostre assunzioni. Avrà effetti anche al di fuori dell'Inps». La critica si fa più specifica: «La relazione tecnica che accompagna la manovra fa riferimento a circa 200 milioni risparmiati a seguito del rinvio a novembre delle assunzioni. Tenuto conto delle retribuzioni medie dei funzionari nella Pa e ipotizzando che queste persone sarebbero state assunte da febbraio a novembre, si tratta di quasi 15.000 assunzioni in meno come effetto del rinvio. Sono numeri importanti, che contribuirebbero a ridurre la disoccupazione giovanile di fronte al rallentamento della nostra economia». L'attuale numero uno dell'ente sembra però omettere due dettagli. Dopo lo sblocco, le assunzioni ripartiranno. Nel frattempo l'Inps non corre il rischio di svuotarsi - come inizialmente aveva denunciato - perché l'uscita anticipata dei dipendenti pubblici dal mondo del lavoro è posposta di sei mesi rispetto al giorno in cui scattano i requisiti per quota 100. Non solo. Il decretone stanzia 20 milioni per creare la task force interna che dovrà gestire le migliaia di richieste in arrivo dopo marzo. Come sempre Boeri non perde l'occasione per zoomare il proprio microscopio su una singola faccia della medaglia. Stesso approccio che dimostra nella seconda parte della lettera. Dove elogia l'idea di trasformare l'ente in un consiglio di amministrazione e superare il concetto dell'uomo solo al comando. Come dire: ci avevo già pensato io. Solo che questo governo attuerà l'idea - inutile dirlo - male. «Nelle bozze che circolano», scrive, «vengono invece prefigurati consigli di amministrazione composti solo da dirigenti pubblici posti fuori ruolo dalle varie amministrazioni, non solo perché ciò restringe il bacino di candidati cui attingere per ricercare le competenze necessarie ma anche perché i dirigenti pubblici fuori ruolo possono essere soggetti alle pressioni delle amministrazioni di provenienza». Si legge anche di «rappresentanze di interesse, come i consulenti del lavoro, che dovrebbero trovare spazio in quanto tali nel cda», aggiunge, «quando esiste già un luogo deputato alla rappresentanza degli stakeholder, il consiglio di indirizzo e vigilanza». Insomma il messaggio è: l'Inps senza di me sarà vittima e dipendente dalla politica. Già, perché chi non fa parte del circolo dei «competenti» è automaticamente un cialtrone; sfugge a Boeri che esiste un iter parlamentare, e pure uno di governo, e soprattutto che Matteo Renzi prima di nominarlo al vertice dell'Inps pensava di applicare al suddetto ente la medesima trasformazione che ora i gialloblù hanno reso legge. Già, ma le riforme degli altri sono per antonomasia interventi dannosi. Ps: la settimana prossima si definirà la nomina in Consob (quasi certo Marcello Minenna) e subito dopo partirà l'iter per il commissariamento di Boeri.
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