2021-02-18
Bocciata la scuola modello Azzolina: «Rapido ritorno all’orario normale»
Il premier stronca la Dad, che ha fallito soprattutto al Sud, e annuncia che verranno recuperati i giorni persi. Verso la riforma dell'Itis. L'ipotesi: unità mobili della Protezione civile per tamponi immediati in classe.«La scuola è una delle priorità per ripartire» secondo il programma del neo premier Mario Draghi, che ieri ha chiesto la fiducia al Senato. «Questa è la nostra missione di italiani: consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti» e se questo è l'obiettivo, secondo Draghi «mi chiedo, e mi riferisco prima di tutto alla mia generazione, se abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura. È una domanda che ci dobbiamo porre». Insomma, la pandemia è la linea di confine tra prima e dopo, quindi bisogna fare meglio e di più, con una transizione culturale che richiede una formazione diversa e adeguata, motivo per cui ad esempio è necessaria una riforma degli istituti tecnici superiori (Itis), da trasformare in un «pilastro educativo», seguendo l'esempio di Germania e Francia. Un passaggio fondamentale del programma di mister Bce, che asfalta la scuola guidata dall'ex ministro pentastellato Lucia Azzolina e si concretizza in punti «base» che diventano «rivoluzionari»: dall'orario scolastico normale, anche su più fasce orarie, al recupero delle ore perse, fino all'investimento sulla formazione dei docenti. Si comincia dalla didattica a distanza in tempo di Covid: «Le ragazze e i ragazzi, soprattutto quelli nelle scuole secondarie di secondo grado, hanno avuto la Dad che, pur garantendo la continuità del servizio, non può non creare disagi ed evidenziare diseguaglianze». Quindi «non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la Dad ha incontrato maggiori difficoltà». A sostegno di questa tesi cita un dato: «A fronte di 1.696.300 studenti delle scuole secondarie di secondo grado, nella prima settimana di febbraio solo 1.039.372 studenti (il 61,2%) ha avuto assicurato il servizio attraverso la Dad». Per Draghi inoltre «occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall'esperienza vissuta dall'inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza». Cioè, serve un calendario più flessibile, meno rigido, che tenga conto delle interruzioni e che quindi permetta agli studenti di recuperare in corsa, forse andando a scuola anche al pomeriggio, nei weekend e fino alla fine di giugno. Secondo alcune indiscrezioni dovrebbero essere i singoli istituti a valutare le modalità di recupero in accordo con il ministero anche se non mancano polemiche, tanto che il neo ministro Patrizio Bianchi nei giorni scorsi ha temporeggiato. Il premier comunque non ha bocciato in toto l'esperienza della Dad ma ha sottolineato che bisogna «costruire sull'esperienza di Dad maturata nello scorso anno sviluppandone le potenzialità con l'impiego di strumenti digitali che potranno essere utilizzati nella didattica in presenza». Ed è per questo necessario «investire nella formazione del personale docente per allineare l'offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni». Quanto al futuro, il premier ha spiegato come unire due patrimoni culturali del Paese: «È necessario investire in una transizione culturale a partire dal patrimonio identitario umanistico riconosciuto a livello internazionale, un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo». Partendo da una rivoluzione della «cenerentola» della scuola, cioè gli Itis, a cui il Programma nazionale di ripresa e resilienza «assegna 1,5 miliardi, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre pandemia». Peraltro, nel quinquennio 2019-23, si stima che serviranno circa 3 milioni di diplomati di istituti tecnici nell'area digitale e ambientale mentre gli attuali iscritti sono solo 14.000. Il discorso di Draghi non è dispiaciuto ai sindacati. «Restituire quanto prima le scuole a una situazione di normalità è un obiettivo e non si può non condividerlo», ha detto la segretaria della Cisl Maddalena Gissi. Sulla stessa linea il presidente dell'Associazione presidi Antonello Giannelli mentre per la segretaria generale Ugl Scuola Ornella Cuzzupi «per limitare il pericolo contagi a scuola non resta che avviare in maniera immediata la campagna di vaccinazione per il personale scolastico docente e non docente», magari usando gli istituti ancora vuoti. Sul rientro, però, pesa l'incognita delle varianti del virus. Secondo Repubblica, il ministro Bianchi in queste ore starebbe mettendo a punto un protocollo con Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. L'ipotesi sarebbe allestire unità mobili in tutte le città, dei «pronto intervento sanitari» in grado di arrivare nella stessa mattinata nell'edificio scolastico in cui si segnala un cluster e, a quel punto, «identificarlo, circoscriverlo e avviare in tempi immediati i tamponi». Il compito potrebbe essere affidato alla Protezione civile, se necessario con il supporto dell'esercito.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)