2019-03-10
Bloccare la pubertà è una violenza inaudita contro gli adolescenti
Le difficoltà e la confusione che chiunque attraversa nella delicatissima fase dello sviluppo non si affrontano con le medicine. Serve una società salda.Per capire che la diffusione della triptorelina è un pericolo basta ascoltare le parole degli esperti di tutto il mondo. Finora il nostro Paese non si era fatto coinvolgere nel disastro: teniamo duro.Lo speciale contiene due articoliLo Stato ha allungato le mani sul corpo dei bambini come un qualunque pedofilo. Solo che lui può emettere leggi, regolamenti, norme che lo autorizzano a farlo. Come la decisione dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) di somministrare a bambini puberi, gratuitamente, un farmaco che ne interrompe il naturale sviluppo sessuale quando manifestino «disforia di genere», cioè quando (dice il manuale diagnostico Dsm V): «Hanno un forte desiderio di appartenere al sesso opposto». È sufficiente il «forte desiderio» della psiche in trasformazione di un undicenne per buttar via il corpo e il sesso in cui è nato? Vediamo.L'ideologia degli attivisti Lgbt, potente gruppo di pressione in prima fila a chiedere il provvedimento, lo presenta come una battaglia per il benessere dei bambini. Ma nei Paesi dove queste terapie per arrestare lo sviluppo del proprio sesso e passare all'altro sono già in uso, i risultati sono devastanti. In Svezia il tasso di suicidi tra le persone che le hanno usate è venti volte maggiore rispetto a chi non le usa. Mentre risulta (dallo stesso Dsm V) che il 98% dei bambini e fino all'88% delle bambine con «confusione di genere» accetta poi il proprio sesso una volta attraversata la pubertà. È forse anche per questo che i gruppi Lgbt (con i loro potenti finanziatori) vogliono fare il colpo mentre i ragazzini sono in maggiore difficoltà. «Bastonare il cane che sta annegando» era uno dei motti del gentile presidente Mao. La cultura umana e la stessa medicina - che non è nata ieri ma ha tradizioni millenarie e verificate nei secoli - sanno bene che pubertà e sviluppo rappresentano un periodo dell'esistenza delicato, che richiede dagli adulti soprattutto una protezione discreta per dare ai giovani il tempo di integrare la trasformazione in atto in quegli anni, sotto la perfetta regia della natura. Che è poi il vero nemico di questo indirizzo politico e economico, deciso a sovvertire con la prepotenza ideologica le regole della vita umana (che noi stessi ci diamo). Si sa da sempre, anche dall'osservazione empirica, che il bambino in pubertà entra in una fase (chiamata dalla medicina «di latenza» o «neutrale»), nella quale sente il bisogno di riconoscere la propria personale identità e staccarsi, anche psichicamente, dalla lunga fase di simbiosi con il corpo e la psiche della madre. Intervenire a gamba tesa nel periodo in cui il bambino cambia profondamente, per strappargli una dichiarazione di orientamento sessuale (come le pressioni del mondo Lgbt fanno), e un successivo intervento farmacologico sono un atto di violenza sui minori finora inedito nella storia umana. Spacciarlo poi per intervento umanitario finalizzato al benessere del bambino è una prova in più del carattere autoritario di quell'«ortopedia dell'anima» (come l'ha chiamata il filosofo Michel Foucault già negli anni Settanta) che sotto la retorica dei diritti tende a distruggere e controllare la vita privata delle persone fin dall'infanzia. Cosa mai accaduta finora; non per niente il pensiero unico globale ci convince a non studiare la storia, per evitare che ci si accorga che il nostro «migliore dei mondi possibili» è un mondo di padroni e schiavi. Il modo di guardare ai bambini che ispira questi interventi «salvifici» capovolge la complessa realtà infantile, bollandola come disturbata e invocando rimedi artificiali, come la triptorelina. Così facendo, però, sovverte lo sviluppo naturale e crea patologie e sofferenze che rischiano di segnare le persona per il resto dell'esistenza. Risolvere chimicamente le prove poste dalla pubertà e adolescenza, abbandonando il genere dove sei nato, vuol dire (tranne casi particolari e visibili, che meritano cura) uscire da te stesso, per assumere un'identità burocratica, inventata da un esperimento biopolitico di intervento sulla vita umana. Un adolescente che, sotto l'influenza di campagne mediatiche impegnate a distruggere l'autonomia della persona si priva anche dell'identità sessuale di nascita, rischia di diventare poi un suddito bisognoso di cure, privo delle energie necessarie a difendere il proprio spazio vitale nel mondo e quindi infelice.Si arriva a questo anche per il precipitare della scuola (sotto le pressioni dell'industria e dei consumi), e l'avanzare di sottoculture americane, come appunto quella gender (presa sul serio anche da molti avversari), che hanno coltivato l'ambizione di sostituirsi al Creatore in una confusa insalata di diritti, consumi e sesso. Oltre a letteratura e storia, anche antropologia e riti popolari avevano già illustrato il rapporto spesso critico del bambino verso il proprio sesso, e il complesso percorso che porta a conquistare piena identità psicologica e sessuale. Esso non riguarda solo il bambino, ma anche i genitori e tutta la società intorno. Per esempio in molti paesi nelle Alpi Italiane, austriache, svizzere e francesi (piuttosto tranquille sulle questioni di genere) a Carnevale i giovani maschi si vestono e truccano da donna e le ragazze da uomini. È un rito e una festa che mostra attraverso il simbolo della maschera come ognuno dei due sessi possa confrontarsi e giocare liberamente con i vestiti e trucchi dell'altro rimanendo quell'uomo o donna che è, senza temere di essere visto come un mostro. Un rito sociale che illustra il profondo processo di identificazione in corso durante una buona parte dell'infanzia e dell'adolescenza, appoggiato e sostenuto da quelle società tradizionali, senza bisogno di pillole che blocchino lo sviluppo naturale (rendendo tra l'altro sterili). Occorre appunto una società sufficientemente salda e sicura da accompagnare i giovani in questa prima fase della vita con usanze e costumi già in corso da secoli, dedicate alle naturali insicurezze e ambiguità sessuali del bambino e dell'adolescente, offrendo percorsi educativi, affettivi e culturali che gli permettano di riconoscersi tranquillamente come maschio e femmina, senza falsificare la propria natura e il proprio corpo. Percorsi diventati nei secoli tradizioni che rafforzano l'Io e la coscienza di sé, e aiutano i giovani a occupare con la propria personalità e corpo il proprio posto nel mondo. La nostra evoluta società occidentale post gender, invece, ignora quattro fondamentali campi delle scienze sociali (medicina, antropologia, storia delle religioni, psicologia) e le sostituisce con la «teoria» di una ricca signora americana, smentita dai principali specialisti del campo, ma preziosa per ogni manipolatore che voglia prendere a picconate la formazione dell'individuo occidentale. Che in tutta la propria storia (greca e ebraico cristiana) poggia sulla complementarità di maschile e femminile, sia come relazione tra l'uomo e la donna che in quanto aspetti dei due sessi, presenti in ognuno di noi. Non è possibile concepire la donna e l'uomo al di fuori dalla loro complementarità, sulla quale poggia poi l'intera società (come scrive facendo arrabbiare il mondo gender lo psicoanalista Sarantis Thanopulos, e aveva già fatto Ivan Illich nel suo Genere). Da questo punto di vista bloccare lo sviluppo sessuale di un adolescente inquieto è un atto (oltre che di rozza ignoranza) fortemente eversivo verso la società (e repressivo nei confronti di ogni inquietudine non conformista) perché equivale a bloccare il fisiologico sviluppo della stessa società, in cui si crea un grave scompenso. Il (frequente) gesto del bambino che si prova allo specchio i vestiti della madre o lo spiare il padre mentre fa pipì non esprime una vocazione al travestitismo o al cambiamento di genere, ma il bisogno di vedere, capire dove si trova e chi è, e chi sono i suoi genitori. Le interpretazioni che vengono dal mondo gender ignorano tutto del simbolo, che è il linguaggio della psiche, e conoscono solo il materialismo oggettivante della tecnica, dal quale pretendono di governare la vita umana. I bisogni del bambino e adolescente non si sistemano con pillole e iniezioni, ma con una società consapevole dell'importanza di educare alla complementarità i due generi. È una questione che riguarda innanzitutto i genitori: testimoniare davanti ai figli la felice collaborazione tra maschile e femminile (con le loro specifiche differenze) è il miglior modo di sostenerli nel loro processo di identificazione col proprio genere. Per questo è urgente che finisca il protagonismo narcisista del genitore che modella il figlio sulla propria immagine invece di aiutarlo a sviluppare la propria personalità e identità sessuale. Per questo il ddl Pillon sull'affido condiviso dei figli - garantendo ai bambini una coerente presenza di entrambi i genitori - è una legge indispensabile, che va in direzione opposta alla medicina per poi cambiare sesso. La società è oggi a questo bivio. O si riconosce e difende la complementarità tra maschile e femminile, sulla quale il mondo è andato avanti fino a ieri, o si promuove la separazione e uscita dalla natura e dai suoi percorsi, iscritti nel nostro corpo e nella nostra anima. Pensiamoci.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/bloccare-la-puberta-e-una-violenza-inaudita-contro-gli-adolescenti-2631157377.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="litalia-non-deve-piegarsi-alle-follie-dellideologia-lgbt" data-post-id="2631157377" data-published-at="1758064981" data-use-pagination="False"> L’Italia non deve piegarsi alle follie dell’ideologia Lgbt Anche in Italia, a spese dei contribuenti, con una sanità allo sfascio per i tagli continui, sarà garantito il carissimo trattamento per bloccare la fisiologia di un adolescente, cioè la pubertà, e mantenerlo in una specie di limbo intanto che pensa di che sesso vuole essere. Di che sesso siamo non è una scelta. Il nostro sesso di appartenenza è la nostra realtà, e non accettare la realtà, dissociarsene, è un problema di disequilibrio che deve essere curato dove si trova, nella mente, non peggiorato impedendo la fisiologia del corpo. Per questo motivo i pediatri statunitensi dell'American College of Pediatricians dichiarano che la somministrazione del farmaco per bloccare la pubertà è un abuso su minore. Con un documento chiarissimo, hanno sancito otto. punti. 1La sessualità umana è oggettivamente binaria: xx=femmina, XY= maschio. 2Nessuno è nato con un genere, tutti sono nati con un sesso. 3 Se una persona crede di essere ciò che non è, questo è da considerare quantomeno come uno stato di confusione. 4 La pubertà non è una malattia e gli ormoni che la bloccano possono essere pericolosi. 5 Il 98% dei ragazzini e l'88% delle ragazzine che hanno problemi di identità di genere durante la pubertà li superano riconoscendosi nel proprio sesso dopo la pubertà. 6 L'uso di ormoni per impersonare l'altro sesso può causare sterilità, malattie cardiache, ictus, diabete e cancro. 7 Il tasso di suicidi tra i transessuali è 20 volte quello medio, anche nella Svezia che è il Paese più gay friendly del mondo. 8 È da considerarsi abuso sui minori convincere i bambini che sia normale impersonare l'altro sesso mediante ormoni o interventi chirurgici. Nel novembre 2018 Scienza & Vita e il Centro studi Rosario Livatino, dopo aver svolto un workshop a più voci sul tema, avevano inviato all'Aifa una lettera contenente una serie di riserve, dopo un parere positivo del Comitato nazionale di bioetica. Hanno ribadito che: 1 Il farmaco viene immesso nell'elenco del Ssn in carenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine. 2 È alto il rischio, adoperando la Trp per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa - dai 12 ai 16 anni d'età - di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore. 3 Non esistono evidenze sull'effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel sesso di appartenenza. 4 Resta sospesa la questione del consenso all'uso del farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità Premesso poi che la capacità di agire viene raggiunta al compimento della maggiore età, come faranno i medici a garantire che il consenso di un pre-adolescente cui si intenda somministrare la Trp sia «libero e volontario»? Che cosa accadrà se i genitori vorranno accedere alla «cura» e il minore no, o il contrario, o, ancora, in caso di contrasto fra genitori? Potrà il genitore (o il tutore) esprimere l'assenso a un atto di disposizione del corpo altrui, in evidente contrasto con l'ordinamento vigente? Da ultimo: fra i poteri dell'Aifa, autorità amministrativa con competenze delineate dal quadro normativo europeo e nazionale, non rientra quello di affrontare e risolvere questioni che coinvolgono beni di rilievo costituzionale, tutelati da convenzioni internazionali ed europee, che oltrepassano la portata e i confini della mera autorizzazione al commercio di un farmaco. Per questo chiediamo al governo e al Parlamento se condividono che una materia talmente delicata, che coinvolge i minori e la salute, sia lasciata a scelte meramente amministrative, senza una «trasparente» e ragionata ponderazione dei diritti e dei beni coinvolti. Eravamo una delle poche nazioni che non si erano fatte coinvolgere in questo disastro. Continuiamo a rifiutarlo.