2018-03-29
Il primo disegno di legge in Senato:
un’Autorità garante della famiglia
Già al giorno 1 di legislatura è stata presentata la proposta di un nuovo welfare che riconosce la «società naturale fondata sul matrimonio». Con adeguate misure per favorire l'incremento della natalità.Non ha ancora un numero, anche se è stato presentato il primo giorno della legislatura, ma il disegno di legge, primo firmatario Paola Binetti (insieme ad Antonio De Poli e ad Antonio Saccone), sulla «Istituzione dell'autorità garante dei diritti della famiglia» fa già parlare di sé. L'idea, dice la senatrice Binetti, ha preso forma, fin dai primi anni Duemila, nell'ambito di un gruppo di studio istituito a Palazzo Chigi dal vicepresidente Gianfranco Fini, coordinato da Paola Maria Zerman, avvocato dello Stato, del quale Paola Binetti era stata chiamata a far parte in ragione della sua esperienza di neuropsichiatrica e docente universitario al Campus biomedico. L'allora leader di Alleanza nazionale quella iniziativa ha poi inopinatamente abbandonato.Non così Paola Binetti, che evidentemente da quella esperienza ha tratto motivi per ulteriori approfondimenti per quanto riguarda «i profili giuridici ed economicosociali relativi alla famiglia nell'attuale momento storico, anche allo scopo di verificare l'attualità delle indicazioni programmatiche delle diverse maggioranze di governo che si possono succedere nel tempo». E così propone di istituire un'Autorità garante dei diritti della famiglia, non un'autorità come quella che già conosciamo in funzione di regolazione e di controllo. Un organismo molto snello che si fa carico delle esigenze che pervengono dalle singole famiglie ma soprattutto dalle associazioni che le rappresentano e le tutelano. Non interferisce nelle attività delle amministrazioni dello Stato, alle quali, anzi, presta la collaborazione propria di un organismo capace di monitorare la situazione raccogliendo ed elaborando dati su fatti e situazioni che in tal modo la mettono in condizione di suggerire alle amministrazioni e agli enti le iniziative da assumere. Interviene in alcuni procedimenti nei quali si decidono misure che incidono sulla realtà economica e sociale delle famiglie, dalla determinazione dei canoni di affitto, alle tariffe di luce e di gas, ai livelli minimi di assistenza sanitaria e sociale, nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, l'articolo che prevede non solo la potestà dello Stato di legiferare in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ma anche l'obbligo di fare in modo che questi livelli essenziali divengano reali ed effettivi.La logica è quella della famiglia, «società naturale fondata sul matrimonio», come si legge nell'articolo 29 della Costituzione. La famiglia che la repubblica «riconosce», poiché coessenziale alla società in quanto preesistente allo Stato. Il luogo della solidarietà tra le generazioni, mediante la cura e l'educazione dei figli e l'assistenza ai malati e agli anziani. In sostanza, in un'epoca in cui il valore preferito dalla nostra cultura sembra essere quello dei diritti individuali, «la famiglia torna a esigere attenzione per i diritti e per i doveri della famiglia, che implicano sempre una dimensione di responsabilità e di reciprocità». Diritti che sono molto di più della sommatoria dei diritti individuali, perché includono tutti quei beni relazionali che traggono la loro energia dalla natura etica dei vincoli familiari. La famiglia - scrive Paola Binetti - con la sua «struttura intrinsecamente etica in cui il senso del dovere non è altra cosa che il senso dell'amore. Non ci si ama per dovere, ma si sa bene che l'amore non ha senso se non si declina nella cura reciproca. E la relazione di cura può essere faticosa, sia che si tratti di bambini che di anziani, di malati o di disabili. A volte perfino frustrante quando ci si trova soli davanti alle difficoltà e non si raggiungono i risultati sperati». La famiglia come «potente ammortizzatore sociale, fattore di protezione (si pensi al fenomeno delle tossicodipendenze, naturalmente contrastate in un ambiente familiare attento ai valori e alle esigenze dei giovani) e di assistenza dei propri componenti nei passaggi cruciali delle fasi essenziali della vita». Richiama Pierpaolo Donati, il sociologo della famiglia, che delinea un welfare di nuova impostazione, sollecita uno slancio creativo per superare un approccio assistenzialistico, che non risponde alle effettive esigenze della famiglia nell'attuale momento storico a causa dell'invecchiamento della popolazione che già in altre realtà europee, si pensi in particolare alla vicina Francia, ma anche alla Svezia, ha consigliato l'adozione di adeguate misure di sostegno alle famiglie per favorire l'incremento della natalità. «Perché, come gli economisti sanno», si legge nella relazione al ddl, «la crescita della popolazione contribuisce a promuovere i consumi con effetti positivi sul mercato interno. E perché il calo delle nascite, pur dopo la modesta inversione di tendenza recentemente registrata, è comunque il problema della società italiana». Problema reso evidente dai numeri emersi in occasione della Conferenza nazionale sulla famiglia, il netto crollo di matrimoni in Italia. In 10 anni -17,4% (si è infatti passati dalle 245.992 cerimonie del 2006 alle 203.258 del 2016); coppie meno giovani di oltre 2 anni rispetto a quelle di un decennio fa. I matrimoni che diminuiscono non solo in termini assoluti ma anche in proporzione alla popolazione residente, passando da 4,2 ogni mille residenti a 3,4.Per Paola Binetti «difendere la famiglia significa oggi riproporne la forza coesiva e valorizzarne la capacità di accompagnamento, dandole i mezzi di cui ha bisogno senza avarizia e senza nessuna falsa economia».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)