2025-03-16
Bill Gates chiude la sua lobby verde. Non ha più politici da poter influenzare
Bill Gates (Getty Images)
Il magnate liquida Breakthrough Energy, elefantiaca Ong pro green: un altro segnale che con Trump l’aria è cambiata.politica. Piano piano si adeguano tutte, comprese quelle che amavano mostrarsi più intransigenti e progressiste. Comprese quelle che fanno capo a Bill Gates. La notizia, abbastanza sorprendente, l’ha data qualche giorno fa il New York Times: «Breakthrough Energy, un’organizzazione ombrello finanziata da Bill Gates che lavora su una vasta gamma di questioni climatiche, ha annunciato profondi tagli alle sue operazioni in un promemoria interno. Decine di membri dello staff sono stati tagliati, tra cui l’unità di Breakthrough Energy in Europa, il suo team negli Stati Uniti che lavora su questioni di politica pubblica e la maggior parte dei dipendenti che lavorano in partnership con altre organizzazioni per il clima». A fornire informazioni, a quanto pare, sono stati alcuni dipendenti scontenti che ovviamente non erano autorizzati a parlare. Quando la faccenda è divenuta di dominio pubblico, Breaktrough ha dovuto confermare. «Bill Gates rimane impegnato come sempre a promuovere le innovazioni di energia pulita necessarie per affrontare il cambiamento climatico», ha detto una portavoce del patron di Microsoft al Times. «Il suo lavoro in quest’area è focalizzato - e continuerà ad esserlo - sull’aiutare a guidare soluzioni di energia pulita affidabili e convenienti che consentiranno alle persone di prosperare ovunque». Insomma, Gates ci tiene a ribadire che continuerà a occuparsi di cambiamento climatico e a spingere per influenzare non soltanto gli Stati Uniti ma pure l’Europa. Tuttavia il fatto che abbia imposto tagli draconiani a Breaktrough è un segnale importante: «Il cambiamento mostra come Gates stia riorganizzando il suo impero per l’era Trump», commenta il Times. «Con i repubblicani che controllano entrambe le camere del Congresso e la Casa Bianca, Gates ha calcolato che il team politico Breakthrough negli Stati Uniti non avrebbe avuto un effetto significativo a Washington. Il team politico degli Stati Uniti era anche una delle parti più grandi e costose dell’organizzazione». In buona sostanza, Breaktrough è una gigantesca struttura di pressione che si occupa di promuovere la riduzione delle emissioni e tutta una serie di politiche green. Sul suo sito ufficiale spiega che il suo operato consiste nel finanziare «il lavoro sulle tecnologie climatiche effettive di cui il nostro mondo avrà bisogno per ridurre significativamente le emissioni»; avvicinare «i settori pubblico e privato per accelerare la formazione del mercato, stimolare ulteriore innovazione e ridurre i Green Premium». E infine sostenere «politiche pubbliche che diano alle nuove tecnologie una possibilità sul mercato, incentivino gli investimenti in tecnologie di riduzione del carbonio e riducano i costi delle tecnologie pulite». In particolare, «il team Us Policy and Advocacy (Uspa) di Breakthrough Energy sviluppa, promuove e fa pressioni per politiche intelligenti che i leader del settore pubblico e privato possono attuare per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050». Ebbene, quest’ultimo è esattamente il comparto che Gates ha deciso di tagliare. Se ci pensate, la scelta è in realtà controintuitiva. Se uno davvero crede in quello che fa, e ci tiene realmente a imporre politiche che permettano di «salvare il pianeta», in teoria dovrebbe aumentare gli investimenti (e non ridurli) quando si presenta un governo ostile. Se i repubblicani sono difficili da convincere, dovrebbe servire più lavoro per tentare di persuaderli e non il contrario. Invece Gates riduce il personale non appena si presenta una amministrazione intenzionata a mettere fine alla ubriacatura green. Come mai? Beh, forse perché ora il suo investimento nella propaganda non è più profittevole. Con un governo amico, i lobbisti hanno buon gioco a fare passare tutto ciò che vogliono, consentendo alle compagnie di riferimento di incassare un sacco di soldi. Se l’aria cambia, gli incassi ovviamente calano e bisogna correre ai ripari. Tradotto significa che la battaglia ecologista di Gates e altri non è politica bensì commerciale. Agiscono per guadagnare, non per una presunta buona causa. E se gli introiti calano, corrono immediatamente ai ripari, alla faccia della lotta ambientalista (che pure in questi anni hanno largamente finanziato). Ipocrisie a parte, ovviamente il fatto che il vecchio Bill metta un freno alla propaganda non può che essere una buona notizia: forse avremo un tasso di delirio leggermente più basso negli anni a venire, e comunque i danni che i gruppi da lui foraggiati hanno causato sono già più che sufficienti. Non c’è però da festeggiare in eccesso: l’impegno di Gates sul green continuerà. Si tratta soltanto di trovare altri politici più fessi che ci caschino, e di sicuro il materiale non manca.
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