
Diecimila persone al giorno si ammassano ai confini. Il presidente fugge dai cronisti.Joe Biden rischia di sprofondare nuovamente nel pantano della crisi migratoria, dopo che, giovedì sera, è scaduto il cosiddetto Titolo 42: una norma, introdotta a marzo 2020 dall’amministrazione Trump, che consentiva le espulsioni rapide di immigrati clandestini per motivazioni legate alla pandemia. Si trattava di una misura che, nel periodo in cui è stata in vigore, ha permesso circa 2,7 milioni di espulsioni complessive, rappresentando un elemento deterrente nei confronti degli immigrati irregolari. Originariamente mantenuta da Biden, il presidente aveva deciso di rinunciarvi nell’aprile 2022. Ne è seguita una serie di ricorsi e battaglie legali, fino alla scadenza avvenuta giovedì. Man mano che il termine si avvicinava, sono aumentati gli arrivi al confine meridionale degli Usa. Negli ultimi giorni, si era arrivati a circa 10.000 unità giornaliere, mentre le strutture di accoglienza erano diventate stracolme. Venerdì, le autorità statunitensi hanno reso nota la morte di un migrante diciassettenne non accompagnato, che era sotto custodia: il secondo episodio del genere in due mesi. Il timore quindi è che adesso possa abbattersi una bomba migratoria sulla frontiera. New York, per esempio, si sta già preparando a essere inondata dai flussi migratori: l’ufficio del sindaco della Grande Mela ha detto che la città è in una «crisi umanitaria». Venerdì, Biden si è rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti, che gli chiedevano della crisi in corso al confine, limitandosi a sorridere in silenzio. Nel frattempo, la questione sta spaccando la politica, con il presidente che si è ritrovato sotto attacco sia da destra sia da sinistra. I repubblicani accusano l’inquilino della Casa Bianca di aver tenuto un atteggiamento lassista, che avrebbe indirettamente alimentato l’ingrossarsi dei flussi migratori (lo scorso anno fiscale si è chiuso con il record storico di arrivi clandestini al confine meridionale). Non solo. Pochi giorni fa, la destra ha approvato alla Camera un disegno di legge che aumenterebbe i fondi agli agenti di frontiera e riavvierebbe la costruzione del muro al confine con il Messico: si tratta tuttavia di un provvedimento contro cui il presidente ha minacciato di porre il veto. Dall’altra parte, anche i progressisti sono sul piede di guerra. Per far fronte alla scadenza del Titolo 42, l’amministrazione Biden ha introdotto delle limitazioni alla possibilità di concedere l’asilo: una misura contro cui ha fatto ricorso l’organizzazione liberal American civil liberties union. Bordate contro Biden sono però arrivate anche da alcuni dem centristi, come la senatrice Kyrsten Sinema, che ha detto: «L’insufficiente preparazione dell’amministrazione per la scadenza del titolo 42 è inaccettabile e le comunità di confine dell’Arizona ne sopportano il costo». Insomma, il presidente è riuscito nuovamente nell’impresa di scontentare tutti. Un bel problema per lui, visto che si è recentemente ricandidato a un secondo mandato. La stessa Kamala Harris non può stare troppo tranquilla, visto che a marzo 2021 Biden l’aveva incaricata di disinnescare i flussi migratori per via diplomatica con i Paesi del Centro America.
Da sinistra: Piero De Luca, segretario regionale pd della Campania, il leader del M5s Giuseppe Conte e l’economista Carlo Cottarelli (Ansa)
La gabella ideata da Schlein e Landini fa venire l’orticaria persino a compagni di partito e possibili alleati. Dopo la presa di distanza di Conte, il dem De Luca jr. smentisce che l’idea sia condivisa. Scettici anche Ruffini (ex capo dell’Agenzia delle entrate) e Cottarelli.
«Continuiamo così: facciamoci del male», diceva Nanni Moretti, e non è un caso che male fa rima con patrimoniale. L’incredibile ennesimo autogol politico e comunicativo della sinistra ormai targata Maurizio Landini è infatti il rilancio dell’idea di una tassa sui patrimoni degli italiani. I più ricchi, certo, ma anche quelli che hanno già pagato le tasse e le hanno pagate più degli altri.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il premier risponde a Schlein e Conte che chiedono l’azzeramento dell’Autorità per la privacy dopo le ingerenze in un servizio di «Report»: «Membri eletti durante il governo giallorosso». Donzelli: «Favorevoli a sciogliere i collegi nominati dalla sinistra».
Il no della Rai alla richiesta del Garante della privacy di fermare il servizio di Report sull’istruttoria portata avanti dall’Autorità nei confronti di Meta, relativa agli smart glass, nel quale la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci punta il dito su un incontro, risalente a ottobre 2024, tra il componente del collegio del Garante Agostino Ghiglia e il responsabile istituzionale di Meta in Italia prima della decisione del Garante su una multa da 44 milioni di euro, ha scatenato una tempesta politica con le opposizioni che chiedono l’azzeramento dell’intero collegio.
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)
La direttiva Ue consente di sforare 18 volte i limiti: le misure di Sala non servono.
Quarantaquattro giorni di aria tossica dall’inizio dell’anno. È il nuovo bilancio dell’emergenza smog nel capoluogo lombardo: un numero che mostra come la città sia quasi arrivata, già a novembre, ai livelli di tutto il 2024, quando i giorni di superamento del limite di legge per le polveri sottili erano stati 68 in totale. Se il trend dovesse proseguire, Milano chiuderebbe l’anno con un bilancio peggiore rispetto al precedente. La media delle concentrazioni di Pm10 - le particelle più pericolose per la salute - è passata da 29 a 30 microgrammi per metro cubo d’aria, confermando un’inversione di tendenza dopo anni di lento calo.






