2022-03-23
Biden: «Mosca userà armi chimiche». Poi Washington si rimangia l’accusa
Il presidente domani nell’Ue: pronte altre sanzioni. Kiev rilancia l’incontro con Vladimir Putin.Lisergico, il teatrino a stelle e strisce sui prossimi crimini di guerra dei russi. Ieri, il presidente Joe Biden aveva detto che le truppe di Vladimir Putin sono in difficoltà e, quindi, Mosca è intenzionata a ricorrere alle armi chimiche e batteriologiche. A stretto giro, la replica del Cremlino, che ha assicurato di non possedere quei mezzi e ha parlato di «insinuazioni malintenzionate». Più tardi, anche a Washington hanno corretto il tiro. Smentendo, di fatto, Sleepy Joe. Un funzionario ha infatti ammesso che «non c’è indicazione» di un’offensiva imminente con quelle armi proibite. Il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ieri ha negato pure che siano in preparazione cyberattacchi contro l’America e l’Occidente. Ha comunque sottolineato che, se e solo se la Russia sentisse minacciata la propria esistenza, ricorrerebbe all’atomica. L’Ucraina ha accusato il nemico di aver impiegato il fosforo bianco nell’assedio di Kramatorsk. Nel frattempo, però, i possibili sviluppi diplomatici della crisi potrebbero aver suggerito a Volodymyr Zelensky, insolitamente moderato nei toni usati a Montecitorio, uno stile comunicativo più prudente: niente richieste di no fly zone e nemmeno appelli all’invio di altri armamenti, proprio nei giorni in cui, a Washington, si valuta se dotare la resistenza di strumenti adeguati a passare dalla difesa al contrattacco. Il capo negoziatore ucraino, Mykhailo Podoliak, ha ribadito che un incontro tra il suo presidente e Putin sarebbe «la chiave per la pace». E ha garantito che il tavolo «si sta preparando e sarà preparato, abbiamo rapporti con i nostri partner che vogliono organizzare questo incontro, ci sono molti Paesi che sono interessati a porre fine alla fase calda della guerra». Anche perché «i gruppi di lavoro nel processo negoziale», che si sono confrontati più volte, «elaborano documenti preliminari e li consegnano ai presidenti. Si valuterà se si tratta di una road map che può essere discussa faccia a faccia. Solo allora l’incontro potrà avvenire: in due, tre giorni, una settimana. Non ci sono ancora date». Zelensky sarebbe disposto a rinunciare all’ingresso del Paese nella Nato e a un compromesso persino sullo status dei territori contesi nel Donbass, purché l’eventuale intesa con lo zar sia poi ratificata da un referendum. In fondo, l’idea è coerente con l’ispirazione populista della piattaforma politica con cui è stato eletto. Dal canto suo, il portavoce del Cremlino ha fatto sapere che Mosca vorrebbe un dialogo più «attivo e sostanziale», ma per adesso rifiuta di rendere pubbliche tutte le richieste trasmesse a Kiev. Alla vigilia del viaggio del presidente statunitense in Europa (giungerà a Bruxelles domani, per il vertice Ue e il summit Nato), il segretario di Stato, Anthony Blinken, ha annunciato sanzioni contro i dirigenti cinesi impegnati nella repressione delle minoranze etniche e religiose. Il Dipartimento di Stato ha intimato a Pechino di «mettere fine al genocidio e ai crimini contro l’umanità» nello Xinjiang. Una mossa che sa di rappresaglia per le ambiguità del Dragone: il regime di Xi Jinping giura di non aver dato sostegno militare agli invasori, eppure, per Biden, non si può contare sui cinesi. Kiev, non a caso, ha sollecitato Pechino a svolgere un «ruolo rilevante» nel tentativo di fermare il conflitto.Un segnale è arrivato invece da Nuova Delhi, la cui risposta alla campagna militare russa era stata giudicata «traballante» dalla Casa Bianca. Durante una telefonata con Boris Johnson, il premier indiano, Narendra Modi, ha concordato sul fatto che la Russia dovrebbe aderire allo Statuto delle Nazioni Unite, rispettando il diritto internazionale, l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina. Nel Vecchio continente, mentre la Polonia propone che la Russia sia estromessa dal G20, l’Ue sta lavorando al quinto pacchetto di sanzioni. Stando agli americani, saranno decise domani. I membri dell’Unione sono stati invitati a preparare, con il sostegno della Commissione, piani di accoglienza e assistenza dei profughi di medio-lungo periodo. A Bruxelles, insomma, cresce la sensazione che l’emergenza, bellica e umanitaria, potrebbe durare parecchio. Una spinta a ulteriori provvedimenti economici dovrebbe darlo l’arrivo in Europa, la settimana prossima, del vicesegretario del Tesoro Usa, Wally Adeyemo, che vorrebbe addirittura organizzare una task force per il problema degli oligarchi. In Italia, si registra l’ennesimo passo atlantista di Matteo Salvini, che ha avuto un colloquio all’ambasciata statunitense a Roma. Archiviando così gli strascichi del suo «incidente» polacco.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)