2022-03-27
«Biden Jr finanziava i biolaboratori di Kiev»
Le mail inchiodano Hunter Biden e sembrano confermare le accuse di Mosca. Il figlio del presidente Usa avrebbe contribuito tramite la società Rosemont a sovvenzionare Metabiota, un appaltatore del Pentagono che sviluppa armi biologiche nel Paese invaso.Hunter Biden contribuiva al finanziamento di biolaboratori in Ucraina, mentre suo padre Joe era vicepresidente degli Usa. A confermare questa circostanza, sono state alcune email contenute nell’ormai famoso laptop, appartenente al figlio dell’attuale inquilino della Casa Bianca: email che sono state rivelate dal Daily Mail e dal New York Post. In particolare, questi documenti mostrano come Hunter abbia contribuito a garantire denaro a Metabiota: un appaltatore del Pentagono che effettua ricerche su malattie che possono essere a loro volta usate come armi biologiche.Secondo le due testate, Rosemont Seneca - società co-fondata dal figlio di Biden - avrebbe investito 500.000 dollari in Metabiota, occupandosi inoltre di raccogliere ulteriori milioni da parte di altre società (tra cui Goldman Sachs). Non solo: le due testate hanno riportato che Hunter ha agito come anello di congiunzione tra la stessa Metabiota e Burisma Holdings: controversa azienda energetica ucraina, in cui il figlio dell’allora numero due della Casa Bianca entrò nell’aprile 2014. E proprio nell’aprile 2014, il vicepresidente di Metabiota, Mary Guttieri, inviò un memorandum a Hunter in cui spiegava come avrebbero potuto «affermare l’indipendenza culturale ed economica dell’Ucraina dalla Russia». Pochi giorni dopo, l’alto dirigente di Burisma, Vadym Pozharskyi, scrisse a sua volta a Hunter, dicendo che costui gli aveva parlato di un «progetto scientifico» che avrebbe coinvolto Burisma e Metabiota in Ucraina. Tutto questo aggrava la delicata posizione di Hunter, che era già finito sotto i riflettori per il suo controverso ruolo in Burisma. Come detto, il figlio di Biden entrò nella società nell’aprile 2014, esattamente nel periodo in cui - dopo la Rivoluzione della dignità - l’allora presidente americano, Barack Obama, attribuiva al suo vice il ruolo di figura di raccordo tra Washington e Kiev. Non a caso, varie testate americane sollevarono all’epoca un «lieve» sospetto di conflitto di interessi. La situazione peggiorò quando lo stesso Joe Biden confessò candidamente in pubblico di aver esercitato pressioni - da numero due della Casa Bianca - sull’allora presidente ucraino, Petro Poroshenko, per silurare il procuratore generale, Viktor Shokin: costui era, sì, un personaggio chiacchierato, ma aveva anche indagato su Burisma per corruzione. Nuovamente affiorò un «lieve» sospetto di conflitto di interessi. Un sospetto che adesso si consolida ulteriormente. È normale che Hunter raccogliesse copiosi finanziamenti per un appaltatore del Pentagono (tra l’altro operante in un settore piuttosto spinoso), mentre suo padre era in carica come vicepresidente degli Stati Uniti? Secondo il New York Post, «gli Usa hanno assegnato a Metabiota 23,9 milioni di dollari nel corso del 2014, di cui 307.091 stanziati per progetti di ricerca ucraini». Certo: Biden aveva detto di non essere mai stato coinvolto negli affari del figlio. Peccato per lui che fu sconfessato da una email, reperita sempre nel laptop di Hunter e pubblicata dal New York Post nell’ottobre 2020: nella missiva, risalente ad aprile 2015, proprio Pozharskyi ringraziava Hunter per avergli organizzato un incontro con Joe. «Caro Hunter», si leggeva nell’email, «grazie per avermi invitato a Washington e avermi dato l’opportunità di incontrare tuo padre». All’epoca si scatenò il putiferio (anche perché la notizia fu data a poche settimane dalle elezioni presidenziali che vedevano scontrarsi lo stesso Joe Biden con Donald Trump). Una cinquantina di ex funzionari dell’intelligence accusarono lo scoop di essere «disinformazione russa», mentre i big della Silicon Valley ne censurarono la condivisione sui social. Risultato: lo scorso 16 marzo, il New York Times ha alla fine ammesso l’esistenza del laptop, riconoscendo inoltre che i suoi contenuti sono stati autenticati. Del resto, i sospetti di conflitto di interessi non si fermano all’Ucraina. Nel 2013, Hunter accompagnò in Cina suo padre sull’Air Force Two, ottenendo poco dopo dalle autorità di Shangai una licenza per costituire la società Bhr. Nel frattempo, Mosca ha messo Hunter sotto sanzioni, facendo inoltre sapere che, insieme alla Cina, chiederà delle spiegazioni sul suo ruolo nella vicenda di Metabiota. Più in generale, i russi sostengono che i biolaboratori ucraini sarebbero appositamente finalizzati - con il sostegno americano- alla realizzazione di armi biologiche: un’accusa, questa, bollata come propaganda da Washington, secondo cui si tratterebbe invece di strutture adibite a scopo esclusivamente medico-scientifico. Tale diatriba è destinata a trascinarsi a lungo, ma non è questo il punto adesso. Il punto è un altro e si articola su due fronti. In primo luogo, si pone un problema deontologico: è sempre più chiaro che Hunter Biden ha coltivato affari a dir poco discutibili nel periodo in cui il padre era vicepresidente degli Stati Uniti (immaginatevi che cosa sarebbe accaduto se rivelazioni simili avessero riguardato Ivanka Trump). In secondo luogo, è evidente che il comportamento di Hunter sta avendo delle ricadute sulla sicurezza nazionale americana. Come abbiamo visto, quegli affari stanno oggi dando all’asse sino-russo la possibilità di andare all’attacco di Washington, in una fase storica particolarmente delicata. Per interessi privati, i Biden stanno cioè rendendo gli Stati Uniti vulnerabili sul piano internazionale. E pensare che l’attuale inquilino della Casa Bianca avrebbe dovuto ripristinare la trasparenza e il prestigio dell’America. O almeno così ci avevano detto.
Vladimir Putin e Donald Trump (Ansa)