2025-03-18
Donald a gamba tesa su Biden per gli atti firmati dall’autopen: «Sono da annullare»
Il tycoon vuole invalidare i documenti del predecessore siglati col dispositivo meccanico, inclusa la grazia al figlio Hunter.Gran parte dei media statunitensi, a cominciare dal New York Times, ne parlano definendola una delle varie «teorie del complotto», insufflata all’orecchio di Donald Trump dal neo ministro della salute Robert Kennedy. Ma la dichiarazione fatta dal presidente Usa domenica sera riguardo i provvedimenti di grazia concessi da Joe Biden - il più alto numero rispetto a tutti gli altri presidenti della storia americana - ha scatenato l’ennesima bagarre, sollevando il velo su tutti gli affari e le opacità dell’ex presidente. «I provvedimenti di grazia che Biden ha concesso alla commissione non eletta di criminali politici (quella che ha indagato sui fatti del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill, ndr) e a molti altri, sono dichiarati nulli, vacanti e senza ulteriore valore o effetto, perché sono stati firmati con autopen», ha scritto Trump sul social media Truth. Secondo Trump, che si è ispirato alle notizie diffuse da The Oversight Project, ramo del think tank conservatore Heritage Foundation, gran parte dei documenti ufficiali firmati dall’ex presidente Joe Biden sarebbero stati siglati non di persona ma tramite autopen, sistema di automazione delle firme. In effetti tutti i decreti presidenziali portano firma identica e, ritiene Trump, l’ex presidente potrebbe non esserne stato messo al corrente, come in effetti ha confermato poche settimane fa anche lo speaker della Camera dei Rappresentanti Mike Johnson, cui Biden ha negato di aver sottoscritto un importante provvedimento sull’energia che, in effetti, risulta siglato con autopen.«Joe Biden non li ha firmati - ha spiegato il presidente - ma, cosa più importante, non ne sapeva nulla! I necessari documenti per concedere la grazia non sono stati spiegati a Biden né sono stati da lui approvati. Non ne sapeva nulla e le persone che lo sapevano potrebbero aver commesso un crimine. Pertanto, coloro che fanno parte della commissione non eletta, che hanno distrutto e cancellato tutte le prove ottenute durante i loro due anni di caccia alle streghe contro di me e molte altre persone innocenti, dovrebbero comprendere appieno di essere soggetti a indagini di altissimo livello. Il fatto - ha concluso Trump - è che probabilmente erano responsabili dei documenti che sono stati firmati per loro conto senza la conoscenza o il consenso del peggior presidente nella storia del nostro Paese, il corrotto Joe Biden!». Parole molto dure, quelle del presidente Usa, che fanno riferimento ai decreti di «perdono» concessi da Biden venti minuti prima che avesse inizio la cerimonia di giuramento di Trump alla Casa Bianca e per questo motivo molto ambigui e controversi: in molti li hanno letti come ammissioni di colpevolezza. Un numero peraltro spropositato di provvedimenti di grazia rispetto a tutti gli altri presidenti della storia americana: Biden ne ha infatti concessi 8.027 rispetto ai 237 di Trump nel suo primo mandato, ai 1.927 di Barack Obama, ai 200 di George W.Bush, ai 459 di Bill Clinton e ai 406 di Ronald Reagan.Di questi, il più importante è quello accordato a suo figlio Hunter Biden giudicato colpevole, nel 2024, dei reati di possesso illegale di armi, consumo di droga e reati fiscali; l’unica clemenza ordinata da Biden già lo scorso 1 dicembre tra mille polemiche, pour cause: si tratta infatti di una grazia preventiva (per tutti i reati che il figlio del presidente potrebbe commettere in futuro), retroattiva (include qualsiasi reato commesso da Hunter Biden dall’inizio del 2014, anno in cui ha avviato i suoi affari in Ucraina quando il padre era vicepresidente Usa) e di conseguenza anche estensiva, perché di fatto protegge anche gli eventuali illeciti commessi da papà Joe. Poi, la grazia concessa ad Anthony Fauci, ex consigliere scientifico della Casa Bianca, che secondo la ricostruzione della commissione covid del Congresso, ha fatto di tutto per insabbiare le rivelazioni sull’origine del virus Sars Cov-2, sfuggito verosimilmente dal laboratorio di Wuhan in Cina finanziato dai contribuenti americani (e non trasmesso da un pangolino, come Fauci giurava) a seguito di esperimenti gain of function non consentiti. Quindi, le grazie concesse non soltanto al figlio ma a tutto il suo clan: James B. Biden, Sara Jones Biden, Valerie Biden Owens, John T. Owens e Francis W. Biden: James (detto Jim) e Sara, in particolare, collegati al traffico d’influenze e ad altre questioni di natura fiscale. Infine, ma non meno importante, il perdono offerto da Biden a tutti i membri della «commissione 6 gennaio» della Camera dei rappresentanti americana, che ha indagato sull’attacco al Campidoglio, tra cui Liz Cheney, ex deputata e figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney. È a loro che ha fatto riferimento esplicito Donald Trump nel suo post di domenica. È ormai evidente che il presidente ha imparato la lezione appresa durante il suo primo mandato e non vuole fare prigionieri: di tutti i sassolini che si vuol togliere dalla scarpa, le accuse che gli sono state rivolte per le ambigue vicende dell’assalto al Campidoglio rappresentano per lui dei macigni. Le dichiarazioni di Trump hanno valore politico ma non legale: secondo la Costituzione americana, il presidente non ha il potere di annullare i provvedimenti di grazia, neanche se firmati con autopen. Ma, dicono i legali consultati in queste ore dai media statunitensi, la situazione potrebbe ribaltarsi se un tribunale decidesse di prendere l’iniziativa e andare a fondo aprendo seriamente il dibattito sulla conformità dell’ultima presidenza.
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