2022-09-08
La bicamerale piace a tutti, tranne al Pd
Giorgia Meloni (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni lancia l’idea di una commissione di deputati e senatori per scrivere insieme le riforme costituzionali, presidenzialismo in primis. Aperture dagli alleati e dal terzo polo, mentre il segretario dem fa muro: «La parte centrale della Carta non si tocca».Giorgia Meloni propone di istituire una commissione parlamentare bicamerale per le riforme costituzionali, e si apre il dibattito tra le forze politiche: «Possiamo ripartire dal sistema francese», spiega la Meloni a Porta a Porta, «qualcuno propone il premierato, il sindaco d’Italia, l’importante è che si parli di questa che è la madre di tutte le riforme. La bicamerale è una delle soluzioni su cui sono d’accordo, sono per aprire un dibattito. Io vorrei fare le riforme con tutti ma non mi faccio impantanare dalla sinistra». La Commissione parlamentare bicamerale per le riforme costituzionali è composta da deputati e senatori, in proporzione alla consistenza dei gruppi parlamentari. Nella storia della Repubblica italiana è stata istituita tre volte, nel 1983 (presidente Aldo Bozzi), nel 1993 (presieduta prima da Ciriaco De Mita e poi da Nilde Jotti) e nel 1997 (presieduta da Massimo D’Alema) ma le discussioni che si sono avuta in seno a questo organismo non sono poi sfociate in alcuna riforma della Costituzione. Proporre una bicamerale è un modo per aprire il dialogo con gli avversari politici, una mano tesa giustificata, come abbiamo sentito ripetere mille volte da tanti protagonisti politici, dal fatto che «le riforme vanno fatte insieme». Arriva il via libera da parte di Forza Italia: «Noi siamo favorevoli al presidenzialismo», dice alla Verità il coordinatore nazionale degli azzurri, Antonio Tajani, «quindi tutto ciò che si può fare in questa direzione va bene. È chiaro che le riforme vanno fatte insieme all’opposizione, quindi la bicamerale può essere una buona strada». Sempre dal centrodestra, ecco il semaforo verde di Noi Moderati: «Per rendere più moderne ed efficienti le nostre istituzioni», sottolinea il capo politico Maurizio Lupi, «e velocizzarne il funzionamento, senza cambiare i valori ed i principi della Costituzione, è necessario istituire una bicamerale per le riforme. Il funzionamento delle nostre istituzioni è un tema talmente sensibile e strategico che non può essere affrontato con i toni urlati della campagna elettorale, ma con un confronto serio tra maggioranza e opposizione che metta al centro l’interesse nazionale. Riteniamo», aggiunge Lupi, «che una eventuale riforma in senso presidenzialista, sistema adottato da grandi democrazie, debba contenere un rafforzamento del ruolo del Parlamento e prevedere contrappesi importanti e non possa essere fatta senza un accordo ampio». Alla proposta di Giorgia Meloni risponde invece in maniera assai polemica, il segretario del Pd, Enrico Letta: «Saremo aperti a discutere», sottolinea Letta a Rtl 102.5, «ma io lo dico con franchezza: la linea che ho posto è che, a differenza di quanto capitato in altre occasioni, se vinciamo andiamo al governo, altrimenti andiamo all’opposizione e ci stiamo per tutta la legislatura. Noi non siano a favore del presidenzialismo, ma contro. Per un Paese come il nostro», aggiunge Letta, «l’idea che tutto si risolva dando in mano a uno o a una tutto il potere io lo trovo profondamente superficiale e sbagliata. Noi ci opporremmo in tutti i modi. Se vinceremo, anche noi vorremo discutere di riforme della Costituzione assieme agli altri, ma le nostre saranno riforme delle parti non centrali della Costituzione. E lo faremo anche dall’opposizione. La Carta nella sua parte centrale», conclude Letta, «va salvaguardata per quello che è perché funziona». Sintetico il parere del leader del terzo polo, Carlo Calenda: «La bicamerale per le riforme? Sono d’accordo», dice Calenda alla Verità, «ma è l’ultima delle priorità». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Italia viva, Ettore Rosato: «Tutte le modalità per lavorare insieme sulle riforme», ci spiega Rosato, «vanno bene, basta che non si parli di questi argomenti per far passare in secondo piano le vere emergenze degli italiani: energia e lavoro». A dar manforte alla Meloni arriva il capogruppo al Senato di Fratelli d’Italia, Luca Ciriani: «Tutti diciamo che la Costituzione appartiene a tutti», dice Ciriani alla Dire, «e voglio rassicurare: anche nel caso in cui il centrodestra vincesse col 70%, le riforme saranno condivise con l’opposizione. La Fondazione Einaudi ha lanciato la proposta di una bicamerale, è un’idea in campo. Non imporremo riforme non condivise, vogliamo rafforzare il potere decisionale dei cittadini perché non possiamo avere governi che durano 8-12 mesi. La nostra è un’impostazione presidenzialista», aggiunge Ciriani, «ma ne discuteremo con tutti. La sinistra intanto tiri fuori argomenti più interessanti». In sostanza, la proposta di Giorgia Meloni raccoglie molti consensi, tranne quello di Enrico Letta, che si schiera con forza contro il presidenzialismo. Considerato che di solito la realtà si manifesta in maniera esattamente opposta rispetto alle previsioni di Letta, il fatto che il segretario del Pd sia contrario alla riforma in senso presidenzialista ci fa pensare che questa legislatura potrebbe essere quella giusta per ammodernare, finalmente, le nostre istituzioni.
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