2022-02-03
Berlusconi si ripropone federatore. «Guardo al Ppe, non ai Repubblicani»
Nota del Cav per riportare Forza Italia a essere «il cuore di un centrodestra profondamente rinnovato: va rafforzata l’area moderata». Il messaggio pare rivolto a Giorgia Meloni, che non abbassa i toni sugli alleati.Ridisegnare il centrodestra, ma partendo dal centro. Dopo i giorni di stop forzato al San Raffaele, Silvio Berlusconi ha ripreso i panni del federatore e ha risposto indirettamente ai suoi due alleati sul futuro della coalizione. Lo ha fatto con una nota diffusa a metà pomeriggio di ieri, al termine di una riunione col suo vice Antonio Tajani e coi capigruppo Paolo Barelli e Anna Maria Bernini, il cui contenuto non lascia adito a dubbi su quale debba essere per lui l’architrave della coalizione. L’ex-premier ha indicato apertamente l’area moderata come quella da conquistare, contendendola a un centrosinistra che già si sta attrezzando in questo senso in ottica elettorale. Il leader di Forza Italia, dopo aver premesso che il suo partito «con la sua fondazione, ha consentito la nascita del centrodestra», ha voluto precisare che «è stato e continuerà ad essere il perno della coalizione che si contrappone alla sinistra», avendo però come «orizzonte strategico» i valori del Ppe: «europeista, atlantista, garantista, cattolico e liberale». Nessuna strizzata d’occhio all’estrema destra continentale e nessun entusiasmo per la versione italica di un Partito repubblicano sempre più trumpiano, dunque, e per far capire l’antifona Berlusconi ha aggiunto anche la benedizione all’operato dei suoi luogotenenti parlamentari, che ha favorito la soluzione Mattarella bis, dopo il naufragio della candidatura della presidente del Senato Elisabetta Casellati. «Saremo il cuore», ha concluso Berlusconi, «di un centrodestra che si dovrà presentare alle prossime elezioni profondamente rinnovato».E dato che Berlusconi si era incontrato vis-à-vis con Matteo Salvini il giorno prima ad Arcore, il senso di quanto affermato nella nota in questione sembra rivolto maggiormente a Giorgia Meloni. Il rinnovamento prefigurato dal Cavaliere, infatti, è cosa ben diversa dalla tabula rasa predicata in questi ultimi giorni dalla Meloni, che ha messo sul tavolo - verosimilmente in virtù delle tossine accumulate nella vicenda Quirinale - l’ipotesi di smarcarsi dagli alleati e andare da sola verso le elezioni nel caso di ulteriori segnali «inciucisti» proveniente da Lega e Fi. Anche ieri, i colonnelli di Fratelli d’Italia hanno usato toni sostenuti nei confronti degli alleati, a partire da Ignazio La Russa, per il quale «alleati come Lega e Forza Italia, essendo stati messi nella necessità di scegliere tra il centrodestra e l’alleanza di governo con Pd, Leu e Renzi, hanno scelto il centrosinistra». In particolare, è montata una polemica con Fi sulle parole della Meloni, che ha negato nei giorni scorsi nel corso di un’intervista televisiva qualsiasi debito di riconoscenza nei confronti del Cavaliere. Nei corridoi di Palazzo, a un certo punto, si è diffuso anche l’improbabile pettegolezzo in base al quale Berlusconi non avrebbe apprezzato le affermazioni della Meloni a tal punto da volerla mettere al bando dalle sue reti tv. Le cose, poi, sono state riportate nella giusta misura dalla saggezza di Guido Crosetto, che in virtù della sua ventennale conoscenza col Cavaliere ha affermato che quest’ultimo «non farebbe mai una cosa simile», visto che Mediaset «ha sempre ospitato anche i nemici veri del Cavaliere». Nello scenario prefigurato da Berlusconi, però, sembra esserci anche un impegno a non avallare le grandi manovre che alcuni esponenti dell’ala ultragovernista del suo partito sembrano aver avviato per proiettare sulla prossima legislatura la palude parlamentare assoluta protagonista della rielezione di Mattarella. Abbondavano anche ieri dichiarazioni di alcuni parlamentari azzurri (e della ministra Mara Carfagna) aperturisti sull’eventualità di un ritorno al proporzionale. In quest’ottica, fondamentale alla prova dei fatti sarà l’atteggiamento del Cavaliere sulla legge elettorale, visto che sul fronte leghista la questione appare molto chiara: dal Carroccio è arrivato un niet deciso all’ipotesi di una riforma elettorale in senso proporzionale: «Lasciamo la discussione sulla legge elettorale al Pd», hanno lasciato filtrare da via Bellerio, «la Lega non ha intenzione di impegnare per mesi il Parlamento su questioni non prioritarie: il segretario Matteo Salvini oggi (ieri, ndr) ha visto il ministro Daniele Franco per discutere di caro energia, e presto parlerà con il presidente Mario Draghi. I temi urgenti su cui la Lega vuole moltiplicare gli sforzi», hanno concluso dal quartier generale leghista, «sono economia, lavoro, energia».Coerentemente a questa linea, Salvini ieri ha fatto attenzione a non rinfocolare né la polemica con Giorgia Meloni né quella con Giovanni Toti (su cui però ha mantenuto alto il pressing per assegnare ad altri le deleghe al Bilancio e alla Sanità della Regione Liguria), curando di mettere in evidenza i propri incontri governativi tesi a incidere sull’agenda dell’esecutivo, tra cui spicca quello col «suo» Giancarlo Giorgetti prima dell’inizio della cabina di regia che ha preparato il terreno al Consiglio dei ministri sull’aggiornamento delle misure anti Covid.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)