2024-09-21
Berlino vuole un’Europa blindata. «L’Ue adotti il modello Albania»
Il governo semaforo, alle corde, spinge per un patto tipo quello tra Giorgia Meloni e Edi Rama a livello comunitario. Così, la Germania completa la sua giravolta sia sui migranti sia sul green. Tardi e soltanto nel proprio interesse.Berlino conferma l’interesse per il modello Albania ideato da Giorgia Meloni, cioè l’esame delle richieste d’asilo dei migranti al di fuori del territorio Ue. E vorrebbe che sia adottato a livello europeo. Così, Olaf Scholz completa la giravolta (tardiva e interessata) su immigrazione e green. Diceva la mia mamma, riferendosi a quelli con la testa dura: «Alla terza volta che glielo dicevo capì subito». Se avesse conosciuto Olaf Scholz, il cancelliere tedesco dell’Spd (il Partito socialdemocratico), lo avrebbe potuto tranquillamente dire anche di lui, ma lo dico io.C’è voluto tempo ma, alla fine, dopo tutti i fatti delittuosi accaduti in Germania e commessi da immigrati, e dopo l’attentato durate una festa a Solingen con tre morti e otto feriti, Scholz si è destato dal finto sonno nel quale la Germania pareva caduta negli ultimi anni a proposito dell’immigrazione. In un sol colpo ha dichiarato scetticismo verso la politica migratoria europea (della quale i tedeschi sono stati i primi responsabili); ha deciso di chiudere le frontiere e respingere gli immigrati irregolari (vorrebbe mandarli anche in Italia ma il governo gli ha già detto di no); addirittura sta rivalutando il modello italiano «Albania» (cioè le procedure di riconoscimento dell’asilo fatte in un altro Paese, come ha dichiarato ieri Maximilian Kall, portavoce del ministero dell’Interno di Berlino), nonché il modello inglese dei conservatori, che volevano inviare immigrati irregolari in Ruanda a pagamento; e intende pure tornare al modello Turchia, alla quale furono dati 8 miliardi per evitare l’arrivo di immigrati in Germania.La Germania non ha mai, dico mai, sostenuto la politica europea della distribuzione degli immigrati che approdavano alle prime coste possibili, cioè quelle italiane. Ha sempre fatto i fatti suoi. Ha sempre vantato di avere un numero altissimo di immigrati, ma li ha sempre scelti. Il caso più eclatante fu quando accolse un bel numero di siriani scegliendoli con massima cura in relazione ai bisogni che aveva il mercato del lavoro tedesco. Per carità, tutto legittimo, è uno Stato sovrano; meno legittimo il fatto di «gestire» e «comandare» le scelte europee alle quali Ursula von der Leyen si è sempre supinamente sottomessa (la Germania era il suo azionista di maggioranza, almeno politicamente) e dichiararsi indefessamente e puntualmente europeisti fottendosene dei problemi migratori degli altri Paesi, in particolare dell’Italia.Ora il figlio spilorcio è diventato il figlio prodigo. Sì, ma ancora una volta nell’interesse della Germania. L’Europa è diventata immediatamente l’istituzione da criticare, l’istituzione incapace di gestire l’immigrazione, l’istituzione che non va considerata facendo da soli quel che c’è da fare, in barba a qualsiasi accordo comunitario. La Von der Leyen, con il suo noto coraggio della mosca, o se si preferisce del coniglio, non l’Osterhase (il coniglio di primavera che lascia doni ai bambini tedeschi), ha timorosamente, trepidamente e paurosamente accennato a un certo disaccordo nei confronti delle decisioni dell’uomo di sinistra Olaf Scholz. Diciamo che Scholz si è sciolto. Con i risultati alle ultime europee del partito di estrema destra Afd (Alternative für Deutschland), che ha preso il 16% (secondo partito solo dietro la Cdu/Csu), con il suo leader Tino Chrupalla, rompendo la palla di Scholz, anzi la bolla nella quale Scholz gongolava, lo stesso Scholz ha preso un ceffone che, come quelli che si danno ai bambini quando vanno nel panico, o anche agli adulti, lo ha riportato alla cruda realtà. Si sarà detto: «Qui, se non faccio qualcosa, i tedeschi mi voltano le spalle e sono fritto». Capite cosa vuol dire per un tedesco prendere a modello l’Inghilterra e addirittura l’Italia? Alcuni dicono che lo hanno visto con un tubo in bocca sussumere da una damigiana dosi abbondanti di Gaviscon. La cosa ci pare verosimile. Ma tant’è. Si è dichiarato d’accordo, addirittura, l’ultimo ministro dell’Interno tedesco, Nancy Faeser, che ha affermato di non trovare il modello Albania così brutto. Questo atteggiamento della Germania è l’atteggiamento di un Paese che, pur avendo fatto sempre e solo i fatti suoi in Europa, e curato in modo rigido e univoco solo ed esclusivamente i propri interessi, fa marcia indietro. Ma insieme a questo fatto i tedeschi hanno dovuto aprire gli occhi anche sul Green deal, essendo che la Volkswagen licenzia 15.000 operai, che sarebbe come dire che lo stato Città del Vaticano licenzia metà dei suoi dipendenti. Stesso livello di mostruosità per il popolo tedesco. Ma anche qui, come pensava Tommaso d’Aquino nel lontano XIII secolo, si deve sempre partire dalla realtà e poi costruire le idee. Se si fa il contrario, presto o tardi, oggi o domani, si va a sbattere contro il muro. La Germania ci sta sbattendo ben due volte, con il Green deal, come abbiamo detto, e con gli immigrati. Non fatevi illusioni, però: questo non significa che l’Europa cambierà velocemente le proprie idee sull’immigrazione, anche perché i leader europei non ne sono all’altezza. La decisione li impaurisce, la mediazione la praticano, il compromesso al ribasso lo sognano giorno e notte. Intanto la Germania si fa i fatti suoi, legittimamente. L’Europa parla ma non fa né i fatti suoi né, figuriamoci, i fatti degli altri, cioè i nostri, per i quali sarebbe nata.
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