2023-04-17
Bergoglio difende Giovanni Paolo II. Qualcuno lo vuole «decanonizzare»
Seppur dopo quasi due giorni, Francesco bolla come «offensive e infondate» le dichiarazioni attorno al caso Orlandi. C’è chi però intende usarle contro Wojtyla, pontefice moderno ma inflessibile sull’etica. Recitando il Regina Coeli in piazza san Pietro, come avviene ogni domenica dopo la santa Pasqua, papa Francesco ha difeso, in modo assolutamente inconsueto, la memoria di un suo amatissimo e indimenticato predecessore: Giovanni Paolo II (1978-2005). Dopo i saluti ai cristiani d’Oriente e un pensiero al Sudan, Francesco ha dichiarato: «E, certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate».Il Papa si stava riferendo a ciò che ha dichiarato, in più circostanze, Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela Orlandi, la povera ragazza di 15 anni scomparsa a Roma nel 1983. L’11 aprile scorso, Pietro Orlandi, dopo la riapertura delle indagini volte a risolvere un mistero che perdura da 40 anni, è stato ricevuto in Vaticano e ha conferito con Alessandro Diddi, il Promotore di giustizia, per circa otto ore.Ma dopo quell’approfondito colloquio, l’Orlandi ha scelto anche di recarsi negli studi televisivi di La7. Dove, interrogato da Giovanni Floris all’interno del programma Di Martedì, ha dichiarato, come se la cosa fosse emersa dai dibattimenti appena avuti in Vaticano: «Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case».Come ha notato Andrea Tornielli in un preciso e severo intervento su Vatican News, «il tutto è stato presentato come indiscrezione credibile, accompagnata da qualche sorrisino ammiccante, come se si parlasse di un segreto di Pulcinella. Prove? Nessuna. Indizi? Men che meno. Testimonianze almeno di seconda o terza mano? Neanche l’ombra. Solo anonime accuse infamanti».Accuse che giustamente Francesco ha definito sia offensive che infondate e che sarebbero gravi, in mancanza di ogni riscontro, anche se toccassero non un Pontefice, ma un laico in giacca e cravatta come il papà di ciascuno di noi.Nello stesso contesto della trasmissione è stata ascoltata la testimonianza audio di un presunto esponente della banda della Magliana. Una persona, quindi, a priori sincera e attendibile, che arrivava a ipotizzare, con linguaggio complottistico, un vero e proprio collegamento tra Giovanni Paolo II e la morte stessa della ragazza, di cui però dal 1983 non si sa nulla. Il presunto esponente della banda della Magliana avrebbe detto: «per porre fine a questa “schifezza” (ovvero l’ipotetico rapporto tra Wojtyla e la Orlandi, ndr) il segretario di Stato di allora (ovvero il cardinal Agostino Casaroli, ndr) si sarebbe rivolto alla criminalità organizzata per risolvere il problema».Fermiamoci qui, tanto è abnorme e fantasioso il quadro, più adeguato alla seconda edizione del Codice da Vinci che alla realtà. Certo, il signor Pietro Orlandi si ritiene giustamente una vittima e voler fare di tutto per capire cosa sia successo alla povera sorella Emanuela. Spesso però pure le vittime sbagliano, ed anche se non sono colpevoli di ciò che le ferisce, possono diventare colpevoli di altro. Diffamazione, calunnie, desideri di celebrità che rischiano di far dire ciò che alcuni, potenti nei media e in politica, sono contenti di sentire.Ma perché, chiediamoci ora, senza ovviamente trasformarci in teologi, alcuni e non sono pochi, vogliono, come ha scritto il settimanale francese Famille chrétienne, «decanonizzare Giovanni Paolo II»?I motivi sono tanti e, per paradosso, sono condivisi sia dai settori più intolleranti del fronte laico-progressista, esterno alla Chiesa, sia dal fronte catto-progressista, interno alla cristianità.Giovanni Paolo II è stato, dopo il quindicennio di Paolo VI (1963-1978), il Papa che ha inserito la Chiesa cattolica nella contemporaneità. I Papi della modernità, da Pio IX a Pio XII, hanno difeso i valori del Vangelo, inimicandosi molti rappresentanti delle ideologie mondane, come il liberalismo, il razionalismo e il socialismo.Ma dopo il Concilio e la direzione che gli fu impressa da Giovanni XXIII, fin dal famoso discorso contro i «profeti di sventura» (11 ottobre 1962), un’importante ala progressista del cattolicesimo, credette che era giunto il momento di deporre le armi e conformarsi al presente, allo spirito dei tempi.Wojtyla si conformò ai tempi, nel senso del dialogo, dell’apertura mentale, dei viaggi e dello stile, dinamico empatico se non giovanile. Ma ribadì tutte le verità etiche nel frattempo divenute scomode e indicibili. Così continuò a condannare la contraccezione, l’aborto, il divorzio, l’omosessualità, e in generale l’ateismo e il secolarismo d’Occidente.Il fatto triste ma puntuale della scomparsa di una ragazza che viveva in Vaticano, è divenuto il pretesto per colpire l’eredità spirituale di un immenso Pontefice. Che nel 2014 proprio Francesco ha canonizzato, ponendolo ad esempio per tutti gli uomini di buona volontà.