2025-01-09
Parla il mandatario di Sala: «Gli omissis? Sono una scelta degli uffici comunali»
Il professionista conferma di aver depositato i documenti senza censure. Il Pd lombardo: «Ci informeremo sui motivi».«Non entro nel merito della scelta del Comune, ma per quanto è di mia competenza posso garantire che abbiamo rendicontato tutto in modo regolare, tant'è che dal Collegio di garanzia elettorale della Lombardia non ci è stato mosso alcun rilievo». Rintracciato dalla Verità, il mandatario elettorale di Beppe Sala per l’ultima competizione elettorale (per la verità lo è stato anche in quella precedente) Luigi Di Marco, commercialista milanese, non si sottrae. «Ho letto gli articoli», esordisce. Ieri questo giornale ha pubblicato un lungo resoconto della battaglia per la trasparenza sui finanziamenti elettorali ingaggiata da Luigi Corbani, ex vicesindaco del Comune di Milano in quota Pci ai tempi di Paolo Pillitteri, con il segretario generale municipale che ha messo a disposizione i resoconti delle donazioni degli sponsor del sindaco completamente omissati. L’unico dettaglio in chiaro sono le cifre: tra i 10 e i 30.000 euro, per un ammontare totale di 217.903,39 euro, come dichiarato dallo stesso Sala nel ciclostilato che recita letteralmente: «Sul mio onore affermo che la dichiarazione corrisponde al vero». E perfino il nome del mandatario elettorale risultava oscurato. «Ma noi», spiega ora il mandatario, «abbiamo dato parere positivo a ogni richiesta di accesso e non ci siamo sottratti ad alcun controllo». L’ultima richiesta, ricorda Di Marco, è di dicembre. E i tempi coincidono con l’istanza inviata via Pec da Corbani al Collegio di garanzia elettorale lombardo. La cui presidente, Carla Romana Raineri, gli ha risposto che per ragioni di «opportunità» la documentazione sarebbe stata chiesta al diretto interessato, ovvero Sala, per quanto questa, come sottolinea Corbani non sia la prassi. Ora, stando alle affermazioni di Di Marco, Corbani otterrà la documentazione (si spera questa volta finalmente senza passaggi censurati). La scelta di passare il pennarello nero su dati e nomi rendendoli illeggibili sarebbe quindi addebitabile al Comune. «Non entro nel merito di questa scelta», ripete Di Marco, «so solo che abbiamo depositato tutto nei termini e senza omissioni, quindi gli accostamenti con il caso di Alessandra Todde (il governatore pentastellato della Regione Sardegna dichiarato decaduto proprio per i pasticci nelle rendicontazioni, ndr) per noi non sono pertinenti». «Le dichiarazioni e i rendiconti», informa il Collegio di garanzia elettorale della Corte d’Appello di Milano, «si considerano approvati qualora il Collegio non ne contesti la regolarità all’interessato entro 180 giorni dalla ricezione». È ovvio però che non è possibile effettuare alcuna ulteriore verifica, rispetto a quelle formali eseguite dai funzionari della Corte d’appello, davanti alla barriera posta con il muro di omissis, il che al momento rende la difesa d’ufficio alquanto inefficace. Ma, precisa Di Marco, «io di solito entro in campo proprio quando c’è una richiesta di trasparenza». La palla insomma torna nel campo municipale. Il segretario generale del Comune di Milano, Fabrizio Dell’Acqua, che un pezzo alla volta, tre anni dopo le elezioni, ha messo a disposizione un link nell’area Trasparenza del sito web del Comune con gli atti senza informazioni, incalzato da Corbani, ha risposto facendosi scudo con una richiesta di parere all’Anac. La questione, a sentire il dirigente comunale, sarebbe legata alla «disomogeneità con cui le diverse amministrazioni hanno ottemperato all’obbligo di legge». E che ci sia un obbligo di legge è fuor di dubbio. Tant'è che Corbani nel suo carteggio indica legislazione e regolamenti, compresi quelli del Comune di Milano. E sostiene che «la pubblicazione delle dichiarazioni e dei rendiconti elettorali è prevista perché i costi siano alla luce del sole e, di conseguenza, appaiano evidenti e verificabili i comportamenti dei rappresentanti politici, che devono essere liberi da condizionamenti occulti o poco trasparenti». Senza i nomi dei sostenitori, tra i quali compaiono anche amministratori di società, è quindi impossibile effettuare qualsiasi controllo. «Non c’è alcun problema a dichiarare chi è stato il mandatario elettorale di Sala, ma proprio nel modo più assoluto», ha affermato ieri ai microfoni di Radio Cusano campus, nel corso della trasmissione Calibro 8 di Francesco Borgonovo, Silvia Roggiani, deputata e segretaria del Partito democratico in Lombardia. E ha spiegato: «Sala ha fatto una scelta precisa durante la campagna elettorale, cioè non raccogliere cifre importanti anche per garantirsi». Anche lei però non riesce a spiegarsi l’assenza di trasparenza: «Non so perché gli uffici comunali abbiano scelto di oscurare i dati. Quello che noi abbiamo fatto è stato totalmente regolare, perché altrimenti ci sarebbero state delle contestazioni. Tra l’altro mi pare di ricordare che poco dopo la presentazione del rendiconto fossero usciti anche degli articoli rispetto a chi aveva finanziato. Comunque mi informerò sulla motivazione per cui sono stati oscurati i donatori. Non c’è niente da nascondere, anche perché il rendiconto è stato depositato nei termini e sono state rispettate tutte le regole». Parole che rendono ancora più misteriose le ragioni per le quali quelle informazioni siano state blindate dalla burocrazia.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.