2021-02-27
Non solo mascherine: Alitalia, Vaticano, Leonardo. L’inchiesta sulle maxi forniture è una polveriera
Il mediatore sarebbe stato sponsorizzato dal segretario di Stato vaticano Parolin. Nelle carte gioiva dei guai giudiziari di Alessandro Profumo: voleva sostituirlo con suoi uomini.Le carte dell'inchiesta sulle mascherine cinesi condotta dalla Procura di Roma sono come un dribbling di Lionel Messi o un gin tonic a colazione. Ti ubriacano di suggestioni e lasciano la sensazione che i magistrati abbiano trovato una specie di vaso di Pandora in grado di spalancare davanti agli inquirenti inaspettate nuove piste investigative degne di approfondimento. Ieri abbiamo citato la deposizione resa da Mauro Bonaretti, consigliere della Corte dei Conti e membro dello staff di Domenico Arcuri, davanti ai magistrati capitolini. Un verbale in cui, per esempio, ci ha colpito questo passaggio: «Ci fu un incontro con Arcuri quando si trattò della questione di Alitalia, rispetto alla quale Benotti propose un fondo internazionale, Kasoggi, proposta che non andò a buon fine, in quanto assolutamente velleitaria». Sempre Bonaretti ha squarciato il velo sui possibili potentissimi sponsor dietro alla scalata di Benotti ai palazzi del potere: «In particolare, fu il monsignor Parolin (il cardinale Pietro, Segretario di Stato vaticano, ndr) a, diciamo così, accreditarcelo (come consigliere giuridico al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ndr). Da quel momento, certamente il rapporto tra me e Benotti si è fatto più stretto. Credo che, dopo un po', Benotti si sia accreditato presso il Ministro Poletti, con un incarico molto simile a quello che aveva presso di me, un consigliere senza, tuttavia, alcun definito ruolo decisionale».Nel 2015, quando è già consulente ministeriale, Benotti diventa presidente del consorzio Optel, di cui, attraverso la sua Partecipazioni Spa, aveva acquisito le quote dalla Finmeccanica-Leonardo. Su questa avventura imprenditoriale del giornalista indagato si è soffermato Bonaretti con i pm: «Dopo aprile di quest'anno (2020, ndr), ho evitato di sentire Benotti. In passato, si era fatto vivo molto spesso per avere avuto dei problemi di crisi societaria e mi chiedeva continuamente aiuto per accesso a credito bancario. Aveva, peraltro, una brutta storia con Leonardo, società con la quale aveva una lite in corso, dai contorni per me poco chiari».In effetti, come abbiamo scritto recentemente, il 19 settembre del 2019 era sbottato al telefono con l'ex ministro Vincenzo Scotti, presidente della Link university ed esperto di intelligence e Difesa, in quel momento intercettato. Scotti domanda: «Come è andata con Leonardo?». Benotti: «Sono spariti! Sono scomparsi! (…). Ma io vado alla Procura della Repubblica e Profumo (Alessandro, ad di Leonardo, ndr) gli faccio finire la carriera! Io gli faccio finire la sua carriera. Enzo, io vado alla Procura della Repubblica e tiro fuori tutto e gli faccio saltare… gli faccio finire la carriera…». Scotti cerca le motivazioni di tanto risentimento: «Ma perché oggi non si sono visti?». Benotti: «No… ci stanno prendendo per il culo (…) io li mando in galera tutti uno dopo l'altro, perché io ho informato tutti. Io ho documenti di tutti (…) io gli faccio creare uno scandalo che non finisce mai (…)».Qualche giorno dopo, a ottobre, Leonardo e Optel firmano una transazione tombale in cui, a quanto risulta alla Verità, viene riconosciuto un sostanzioso risarcimento al consorzio.Va detto che Profumo non deve proprio andare a genio a Benotti e soci. Per esempio, in una intercettazione Bonaretti dice: «(…) Monsignore dice a Scotti che ha le carte per inchiodare Profumo (…)». E quando, su indicazione del ministro Stefano Patuanelli, l'ad di Leonardo viene nominato presidente dell'Italy-Japan business group, gli animi si infiammano. Benotti assicura al coindagato Andrea Tommasi: «L'ha proposto il Pd... pensa che in Giappone, Finmeccanica non la possono vedere più perché dice che hanno preso per il culo, non so chi (…)». Tommasi: «Cioè te rendi conto? Eh no, nominano uno che voglio dire ha sette anni di galera».I finanzieri in un'informativa chiosano: «In merito, appare utile evidenziare che in altre intercettazioni Benotti ha conversato con Tommasi di eventuali candidature e nomine ai vertici della Leonardo Spa. In particolare, Benotti - in occasione della notizia stampa del 15 ottobre 2020, concernente la sentenza di condanna a carico dell'ex presidente di Mps, Alessandro Profumo, per i reati di aggiotaggio e false comunicazioni sociali - ha discusso con Tommasi delle eventuali dimissioni del predetto Profumo dalla carica di ad di Leonardo Spa e della possibilità che lo stesso sia sostituito, verosimilmente, da G. G., il quale poi potrà affidare un incarico a D. R.». Benotti racconta anche di incontri con soggetti che cercano il suo appoggio.A titolo esemplificativo gli investigatori riportano uno stralcio di telefonata in cui Tommasi, riferendosi proprio alla carica di ad di Leonardo dice: «Speriamo soltanto che il nostro G. prenda l'incarico .... che poi ci piazzano D.».In una conversazione con la compagna Daniela Guarnieri, Benotti vaticina che «Profumo andrà via ed è guerra tra Arcuri e Giordo (Giuseppe, ndr)» per la successione. Con Bonaretti, invece, si dice dispiaciuto di non riuscire più a parlare con Arcuri perché aveva «organizzato due o tre cose per lui importanti che lui ha lasciato (…) ma magari riesce ad andare lui alla Finmeccanica».Anche se Arcuri è rimasto a fare il commissario, i rapporti tra Benotti e l'azienda non devono essersi interrotti. O per lo meno non si è interrotto l'interesse del giornalista per la nostra azienda strategica.Il 9 novembre 2020 i giornali danno la notizia della possibile quotazione sulla Borsa americana della Drs, una società controllata da Leonardo. Il titolo schizza sui mercati azionari. L'azienda dirama uno scarno comunicato in cui non conferma e non smentisce.Il 10 novembre Benotti è al telefono con Tommasi, il quale con la sua Sunsky Srl lavora proprio con aziende impegnate nel settore della difesa.I due parlano su Whatsapp e quindi gli investigatori sentono solo le parole di Benotti: «Sì però questa storia di Drs... che tra l'altro non è autorizzato dal governo americano... è una bugia (…) stanno usando una società quotata, alla fine se qualcuno gli gira il culo vanno tutti in galera eh (…) queste cose qui sono reati... cioè imbrogliare il mercato (…) tra l'altro mi ha spiegato questa mattina Roberto (non identificato dai finanzieri, ndr)... perchè mi ha detto che ti vuole vedere quello che è stato l'altro giorno tre ore con Daniele... che quello lì è un giochino molto pericoloso (…) hai letto quel messaggio che c'ha girato sul gruppo... ma non c'è l'autorizzazione (…) non vorrei che alla fine lo rimuovesse qualche Procuratore della Repubblica che va lì con la Guardia di Finanza (…)».Le Fiamme gialle nell'informativa di novembre sembrano dare credito a Benotti e puntano i fari sul «trend rialzista» in Borsa causato dai rumors sulla quotazione di Drs. Ipotizzano che si tratti di notizie false «idonee a manipolare il corso del titolo» oppure di notizie vere «price sensitive di cui il mercato evidentemente non disponeva». Per questo chiedono ai magistrati di «valutare la possibilità di emettere un ordine di esibizione nei confronti della Consob al fine di acquisire informazioni e atti in ordine ad eventuali attività istruttorie svolte o in fase di svolgimento sul tema in questione».Per una coincidenza temporale nelle scorse ore siti e giornali hanno di nuovo diffuso indiscrezioni sulla collocazione sul mercato statunitense di una quota di minoranza della Drs. Tuttavia, questa volta, nella serata di ieri Leonardo ha confermato l'operazione.
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