2022-02-04
Paolo Arrigoni: «Bene gas e nucleare nella tassonomia verde. Ma l’Ue ci penalizza»
Il senatore della Lega: «Alcune regole della Commissione danneggiano l’Italia e favoriscono troppo la Germania».L’inserimento del gas e del nucleare all’interno della tassonomia Ue sono un buon segno, ma non basta. I limiti imposti da Bruxelles sul gas sono troppo stringenti e a goderne sono solo Paesi poco virtuosi come la Germania. A parlare è il senatore Paolo Arrigoni, responsabile del dipartimento energia della Lega. Gas e nucleare sono stati alla fine inseriti nella tassonomia Ue degli investimenti sostenibili ed è un bene. Ma non c’è solo da gioire, giusto?«Bisogna prima di tutto vedere il bicchiere mezzo pieno. Noi siamo soddisfatti di questa inversione di tendenza da parte della Commissione Ue, che su questo si è spaccata. Fino a pochi mesi fa, prima del caro energia, la Commissione intendeva escludere dalla tassonomia nucleare e gas. La Lega su questo era stata chiara e, nell’espressione degli schemi di parere, sono riuscito a far sì che il governo si attivasse in Europa per riuscire a portare all’interno della tassonomia queste due fonti di energia».Quindi dove sta il problema?«Il nucleare è fondamentale a lungo termine perché, se vogliamo decarbonizzare, è una fonte che ci permette di produrre energia in modo continuo e non in modo “ballerino”, come fanno fotovoltaico ed eolico, che comunque devono essere sviluppati. Inoltre, anche se in futuro vorremo produrre idrogeno il nucleare sarà fondamentale. La Lega ha più volte ribadito, inoltre, che il gas ha un ruolo strategico nell’accompagnamento alla transizione ecologica e che era sbagliato puntare sul gas senza investimenti sulle infrastrutture. Inoltre, ci sono vincoli troppo stringenti sul gas e questi penalizzeranno Paesi virtuosi come l’Italia che nel corso degli ultimi anni hanno fatto molto per ridurre le centrali a carbone. Al contrario, ci sono Paesi come la Germania che si fanno belli nel dire che abbandonano il nucleare e in realtà producono il 30% della propria energia con centrali a carbone o, ancor peggio, a lignite». Qual è stato il ruolo dell’Italia in tutto questo?«L’Italia aveva presentato all’Ue una serie di richieste per addolcire o rimuovere questi vincoli stringenti sul gas, ma non ci sono stati riscontri. Abbiamo quindi un gas azzoppato. Noi potremo solo sostituire le centrali a carbone con quelle a gas o realizzare impianti con limiti molti stringenti attraverso la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica. Se non altro la Commissione ha mostrato pragmatismo, mettendo all’angolo l’ideologia ambientalista degli ultimi anni. Inoltre, la Lega chiede, sulla scorta di questo documenti, di tornare ad aprire un dibattito sul nucleare. Detto ciò, noi speriamo che, come la Commissione ha fatto una svolta di 180 gradi su gas e nucleare, faccia lo stesso sull’idea di non raddoppiare il Tap, il gasdotto trans-adriatico che porta energia dall’Azerbaijan. Questa infrastruttura ha portato sei miliardi di metri cubi nel nostro Paese e ha consentito di diversificare le fonti di energia e contribuire un po’ a ridurre le tariffe energetiche, nonostante questo periodo di alti rincari». Qual è il ruolo del Gestore servizi energetici in tutto questo? «Dopo la nomina del nuovo amministratore unico del Gse, era il luglio 2021, avevo evidenziato la centralità della società nella sfida della transizione ecologica. Proprio per questo motivo avevo sottolineato con rammarico la decisione, inopportuna, di passare da una governance collegiale a un amministratore unico. A distanza di sei mesi, da parte degli operatori che hanno rapporti con la società si percepiscono non pochi mal di pancia. La Lega, in prima linea sull’emergenza del caro bolletta, chiede dunque che il Gse esca dall’immobilismo, puntando ad una organizzazione efficiente basata sulle migliori competenze e chiarisca in che tempi colmerà il ritardo accumulato negli anni nelle varie richieste di incentivazione che gli operatori hanno portato avanti e alle quali non è mai stata data risposta».
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