2018-11-10
I disastri spaziali del cocco della sinistra
Il licenziamento del nipote di Romano Prodi viene descritto come un attacco alla scienza. In realtà, i revisori e la Corte dei conti hanno criticato l'ex presidente. E la Finanza ha da poco perquisito la controllata Cira. Gialloblù spaccati sul generale odiato da Roberta Pinotti. I grillini contro la nomina all'Asi dell'ex capo dell'Aeronautica, sostenuto dalla Lega. In passato, il militare fu silurato dal Pd. Lo speciale comprende due articoli. Giù le mani dal nipotone di Romano Prodi, giù le mani dalla scienza. La revoca del mandato di presidente dell'Agenzia spaziale italiana a Roberto Battiston, che era stato rinnovato in articulo mortis da Valeria Fedeli il 7 maggio, continua a scandalizzare le anime belle che «lo spoil system sulla ricerca non si fa». Ieri, in prima pagina sul Corriere della Sera, il lamento del fisico Carlo Rovelli: «Le mani politiche sulla scienza». E l'udienza al Quirinale con Sergio Mattarella per il novello Galileo Galilei del Pd. Peccato che al Colle andrebbero forse invitati anche i revisori dei conti dell'Asi che, in una serie di relazioni che la Verità è in grado di rivelare, hanno descritto un ente gestito in modo decisamente discutibile da Battiston, tra contratti di lavoro su misura e decreti presidenziali d'urgenza a raffica. Oltre alle mille magagne del Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira) di Capua, oggetto di perquisizione della Finanza proprio nei giorni scorsi. Dopo la decisione del ministro della Ricerca, Marco Bussetti, di utilizzare i poteri che la legge gli attribuisce, tutti i giornaloni sono stati compatti nel denunciare «la rimozione politica» di Battiston. Ma sono stati egualmente compatti nel tacere due elementi non banali: come denunciato il 16 febbraio scorso da questo giornale, la procedura di selezione per il nuovo presidente era stata smaccatamente anticipata di tre mesi per mettere in sicurezza Battiston. Il quale, oltre che un noto uomo di scienza, è anche il noto marito della nipote di Romano Prodi. L'incarico di Battiston ai vertici dell'Asi significava, per il centrosinistra, il controllo su un bilancio da 1,6 miliardi di euro e su tutta una serie di incentivi e partnership con le aziende pubbliche e private italiane del settore. Non è dato conoscere se Battiston sapesse o meno che dopo le elezioni del 4 marzo sarebbe saltato. Ma certo andava di fretta. Nel verbale della riunione del 3 ottobre scorso, il collegio dei revisori dei conti (Natale Monsurrò, Gaetano Tatò e Francesco Mercurio) osserva che dall'inizio del 2018 Battiston ha governato l'ente con 42 decreti presidenziali, la maggior parte dei quali d'urgenza. I revisori puntano il dito, per esempio, su un contratto a tempo determinato a un ingegnere, Giuseppe Dell'Amore, che riporta come data di registrazione il 1° gennaio, il che suscita «perplessità» se non altro per il giorno festivo. Il 26 gennaio, Battiston proroga al 29 febbraio 2020 un contratto di ricerca a Vanessa Viti. Anche qui, i revisori chiedono la ragione di una proroga «d'urgenza» di addirittura due anni. Con un'altra decisione autonoma, l'ex presidente mette in sicurezza anche la ricercatrice Sara Piccirillo. Il suo incarico sarebbe scaduto il 28 febbraio di quest'anno, ma con un mese d'anticipo lui la sistema fino al 29 febbraio 2020. Tra gennaio e il 25 giugno, Battiston si nomina in splendida solitudine dieci commissioni valutatrici per temi che vanno dal contratto con Alenia thales fino alla creazione di un asilo nido aziendale. I revisori dei conti obiettano: ma visto che la relazione finanziaria dice che queste nomine non portano oneri finanziari, non sarebbe il caso di «chiarire il carattere onorifico di detti decreti, atteso che i relativi dispositivi non chiariscono l'aspetto finanziario»? Poi c'è il capitolo del telelavoro: i revisori scoprono che chi lavora da casa ha un rimborso forfettario delle spese energetiche e telefoniche. Ma l'accordo aziendale prevede che «il predetto rimborso sarà calcolato, e conseguentemente erogato, per le giornate di telelavoro effettivamente prestate». Nella riunione dell'11 ottobre, i revisori affrontano ancora il tema dell'iperattività del Battiston: «Il collegio rinnova l'invito a voler meglio specificare in ogni provvedimento le motivazioni dell'urgenza che hanno determinato la procedura in deroga». E vengono messi in fila altri provvedimenti, in gran parte a favore di singoli, dei quali non si capisce la fretta. Poi c'è il Cira di Capua, controllato da Asi, che sembra una specie di buco nero, tra personale scaricato sui suoi bilanci, macchinari costosi mal custoditi e una girandola di manager impressionante. Il magistrato della Corte dei conti il 2 ottobre scodella una relazione che al ministro Bussetti avrà fatto venire i capelli bianchi. Negli ultimi due anni, il Cira ha cambiato tre presidenti e tre direttori generali. Il primo, Luigi Carrino, scelto da Battiston nel 2015, è stato cacciato nel 2016 e denunciato dagli organi di controllo per irregolarità gestionali. Il secondo, Claudio Rovai, si è dimesso a fine 2017 per asseriti «motivi personali», ma in realtà fonti sindacali parlano di uno scontro durissimo con Battiston su una due diligence. Il terzo presidente, Paolo Annunziato, è stato scelto sempre dall'ex presidente Asi a inizio 2018. Il primo direttore generale, Mario Cosmo, è stato silurato a marzo 2017 per motivi mai resi noti. Il secondo, Massimo Cavaliere, ha resistito due mesi appena e il terzo, Pierluigi Pirrelli, è stato scelto da Battiston dopo una durissima selezione nel corso della quale ha dovuto vedersela con sé stesso e basta. Pirrelli prende 240.000 euro di stipendio, che son davvero sudati perché per i magistrati contabili ha delle rogne incredibili. C'è perfino un dirigente da 110.000 euro l'anno che s'è visto solo nei primi giorni, parla spagnolo e ha vinto la selezione anche grazie al fatto che nel bando era richiesta, con stupore di tutti, una lingua: lo spagnolo. Lo stesso Pirrelli è stato sfiduciato due volte dal cda, ma Battiston l'ha sempre difeso. Non poteva però difenderlo dalla Guardia di finanza, arrivata l'11 ottobre con un mandato di perquisizione su ordine della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Sono stati presi bandi e documenti sulla manutenzione degli impianti, oggetto di una due diligence voluta da Battiston e affidata alla Deloitte, sul periodo 2010-2016. La relazione finale era stata durissima, suggeriva di andare in Procura e di chiedere risarcimenti ai responsabili, ma si è persa nei meandri dell'Asi. Forse è finita nello spazio. Francesco Bonazzi<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/battiston-dipinto-come-una-vittima-ma-la-gestione-asi-era-un-buco-nero-2618927427.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gialloblu-spaccati-sul-generale-odiato-dalla-pinotti" data-post-id="2618927427" data-published-at="1758100379" data-use-pagination="False"> Gialloblù spaccati sul generale odiato dalla Pinotti Non è la prima volta che Pasquale Preziosa, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, si ritrova nell'occhio del ciclone, stritolato dalle polemiche politiche. Anzi, questo generale con all'attivo più di 2.300 ore di volo, pilota di Tornado e già comandante del 36° stormo di Gioia del Colle, è ormai abituato da almeno quattro anni a ricevere attacchi e sgarbi di ogni tipo da parte del mondo politico. La sua candidatura a titolo gratuito alla presidenza dell'Asi - ha già annunciato che non prenderà lo stipendio - viene in questi giorni osteggiata dal Movimento 5 stelle di Luigi Di Maio. I pentastellati rumoreggiano contro gli alleati di governo della Lega, li accusano di non aver concordato l'uscita di Roberto Battiston («Mi hanno tagliato fuori» tuona il viceministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti) e non vogliono sentir parlare di militari alla guida dell'Agenzia spaziale italiana. Preziosa si è ritrovato, al solito, nel mezzo. E negli ultimi giorni sono ricominciati a comparire sui quotidiani i processi in cui è stato coinvolto negli anni passati, ma da cui è uscito completamente scagionato per non aver commesso il fatto. Del resto l'ex numero uno dell'Aeronautica militare è stato una vittima del governo di Matteo Renzi e delle decisioni dell'ex ministro della Difesa Roberta Pinotti. La questione forse è poco nota al grande pubblico, ma gli addetti ai lavori del mondo militare conoscono bene l'offesa che fu fatta a Preziosa. Nel dicembre del 2014, infatti, sarebbe toccato a lui prendere il posto di capo di stato maggiore della difesa, sostituendo l'ammiraglio di Marina Luigi Binelli Mantelli. Esiste una regola non scritta secondo la quale per questo incarico così delicato - di gestione delle spese militari - serva una rotazione tra le tre forze armate, in modo anche da riequilibrare pesi e contrappesi degli investimenti nel settore. D'altra parte il primo capo di stato maggiore fu Pietro Badoglio, proveniente dall'esercito. Così è stato fino al 1972, quando iniziò appunto questa rotazione con l'ammiraglio Eugenio Henke, poi nel 1975 arrivò dall'esercito Andrea Viglione, quindi nel 1978 dall'Aeronautica ci fu la nomina di Francesco Cavalera. Così si è continuato per più di 30 anni, con la sola eccezione nel 1986 di Riccardo Bisogniero e quella appunto di Preziosa nel 2014. Quell'anno infatti Renzi e la Pinotti decisero di imporre Claudio Graziano, generale di corpo d'armata. La nomina fece scalpore e nel mondo ovattato dei generali c'è chi parlò sottovoce di attriti con l'ex ministro della Difesa, finita in quei mesi in uno scandalo di voli di Stato su misura (venne aperto un fascicolo, poi archiviato, sulle accuse secondo le quali il ministro avrebbe approfittato di un volo di addestramento fra Roma e Genova per tornare a casa). Rimane che Preziosa fu fatto fuori. E per di più finì di lì a poco in un processo per certi versi pirandelliano, dove fu accusato del reato continuato di minaccia a un inferiore a fare un atto contrario ai propri doveri. Si tratta di una vicenda che si è conclusa nel marzo di quest'anno, con l'assoluzione in primo grado perché il fatto non sussiste e per non aver commesso il fatto, ma che ora prosegue nel processo d'appello al tribunale militare. La storia è questa. Sempre nel 2014 Preziosa avrebbe fatto pressioni su Domenico Abbenante, direttore dell'Istituto di medicina aerospaziale, perché non concedesse l'idoneità di volo a Carlo Magrassi, ora consigliere per la politica industriale del ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Anche qui bisogna addentrarsi nel mondo delle stellette. Quell'idoneità di volo all'epoca era fondamentale per Magrassi, requisito necessario per diventare segretario generale della difesa. A processo Preziosa ha dimostrato di essere estraneo alle accuse, che non ci fu nessun complotto, anche perché poi l'idoneità fu concessa come lo scatto di carriera. Le carte del processo però hanno raccontato molto altro. Magrassi, da sempre molto vicino anche alla Pinotti, ha problemi di cuore - è stato operato nel 1997 alla valvola mitralica dopo un prolasso. Il tema delle idoneità di volo è molto dibattuto all'interno dell'Aeronautica, anche perché spesso vengono concesse con troppa facilità. Durante il processo, il 14 maggio 2016, Magrassi ha avuto un infarto, tanto che le cartelle cliniche sono state acquisite dagli avvocati di Preziosa. Non a caso, all'epoca, sempre in ambiente militare, c'era chi si domandava cosa sarebbe successo se il segretario generale della difesa avesse avuto un infarto su un volo di linea. Preziosa nel frattempo ha sporto querela contro i suoi presunti delatori, ma il processo langue in Procura. La nomina alla presidenza di Asi forse potrebbe concedergli un po' di giustizia che in questi anni gli è stata tolta. Alessandro Da Rold
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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